tag:blogger.com,1999:blog-9009398858290943272024-03-04T21:31:37.213-08:00l'etimo fuggentesenza etimologia sarei morta molto tempo prima. letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.comBlogger137125tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-59135428499928856032021-03-22T15:17:00.002-07:002021-03-22T15:17:29.283-07:00vecchia<p>Mi sono ritrovata vecchia senza neanche saperlo. Me l'hanno detto un giorno delle persone più giovani di cui però mi sentivo coeva. E invece mi ero macchiata della colpa di essere vecchia, passato il tempo in cui potevo sentire il mio sangue schizzare forte. Il mio sangue ora solo calmo. Mi sono detta che non ero poi vecchia. </p><p>Ma poi ho pensato che sono i vecchi quelli che vivono meglio, se sanno essere vecchi. Io posso parlare del mio essere vecchia prima di esserlo: nell'essere vecchio c'è una conoscenza dei gesti, del proprio ritmo, la misura di un angolo della casa, il sapersi guardare da una reazione impetuosa, perché la si è attraversata mille volte. Questo mi piace dei vecchi, che si fermano, rinunciano all'azione perché sanno che è illusoria. Attraversano il tempo guardandosi da fuori, i vecchi.</p><p>Eppure quando mi dicono che sono vecchia lo dicono sempre come se fosse una cosa brutta. Mi sono chiesta se nell'etimologia della parola vecchia ci fossero radici marce, gengive senza denti, capelli sfibrati, culi che si sciolgono e si attaccano alle ossa. Mi sono chiesta se ci fossero le impressionanti vagine imbiancate delle vecchie. </p><p>Ma vecchio ha una radice etimologica sorprendente nella sua ovvietà. È un diminutivo di <i>vetusto</i>, da vetus, vecchio in latino, che a sua volta deriva da vatsas, o<i> vatasas</i>, che in sanscrito significa anni. Con il suffisso -ustus diventa aggettivo come robu-stus. </p><p>Vecchio quindi è annoso, un annoso problema e una persona annosa, una persona che ha fatto degli anni la sua caratteristica. C'è quella affascinante cesura in <b>vatasas</b>, come uno sforzo e un'imprecazione. Ma vataaaaasas!</p><p>Che a ogni anno libero un'imprecazione mentre mi accorgo che vorrei essere vecchia senza diventare vecchia. </p><p>Diverso è il caso dell'etimologia inglese, e quanta diversità comunica questa biforcazione - dove old deriva dal protogermanica althaz, che significa adulto, cresciuto. </p><p>Loro crescono, noi accumuliamo anni.</p><p>Io rimango ferma. </p><p><br /></p><p><br /></p>letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-46928110958112101512019-12-17T03:48:00.005-08:002019-12-17T04:43:05.614-08:00amore<div style="text-align: justify;">
Non l'ho mai detto. Penso che sia una di
quelle cose che se non le dici spesso ti muffiscono in bocca e quando
provi a dirle senti che sanno di alito chiuso del mattino. Ma a noi
succede qualcosa di strano: cominciamo a sentirlo capitare alla fine di
una frase, veloce come un topino che si infila negli interstizi di frasi
banali come "andiamo", "ma dai", "sei sicura?"</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi
ci sono giorni che fluttua nell'aria imprecisa come il primo abbozzo di
fonema di un bambino (avrà detto mamma? È lallazione? Vuole il latte?
Ha capito le implicazioni relazionali della cosa? Le ho capite io?).</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi un giorno è chiaro, non ci sono dubbi: mi ha detto "Ma certo, amore".</div>
<div style="text-align: justify;">
Comincio
a farmi le stesse domande: ha detto davvero amore? O ha detto mamma? È
lallazione? Vuole il latte? È preorgasmico? Ha capito le implicazioni
relazionali della cosa? Le ho capite io?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho la sensazione che la cosa sia nuova e divertente anche per lui, una specie di territorio inaspettato. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Comincia
a diventare un gioco, il nostro ping pong preferito. Amore/amore.
Amore/Amore. Amore mi passi la borsa?/Certo amore. Amore sono in
ritardo/va bene amore. Nessuno lo tira mai troppo lontano, nessuno fa
mai uscire la pallina dal tavolo, sembriamo due cinesi al campionato
nazionale di ping pong. Ci teniamo questo amore che sembra una cosa da
vecchi ma per noi è una cosa completamente nuova. E poi ha ritmo,
scandisce meglio le frasi. Diventa un'abitudine. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mi
capita di ricontrollare la chat per verificare l'equilibrio delle
parti: lo dico più spesso io? Quando lo dice lui? Lo dice nei vocali, ma
non nei messaggi, affascinante, chissà cosa vorrà dire. Lo dico più
spesso io, sempre. Lallazione?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi
una notte - dopo infiniti indizi che mi fanno chiaramente sospettare
che provo qualcosa di indescrivibile e infinito per lui - mi rendo conto
che sento il bisogno urgente di dirgli che lo amo, perché glielo devo
proprio dire. È proprio come quando un detective scopre il colpevole,
sente una gioia infinita, è una rivelazione. Ho sbrogliato la matassa,
ho capito che cazzo mi succede: ti amo. È una sentenza definitiva. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(ti
prego lettore, sappi che lo so che questo ti amo dura per oggi, e non
so quanto durerà, ne diremo altri ad altre persone, ma quello di oggi è
vero per me) </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma
la mia mente diventa di colpo un magazzino enorme spoglio e vuoto,
capannoni e capannoni di spazio buio dove queste due paroline si
perdono, comincio a camminare, non so come si dice ti amo a una persona.
Mi sembra di non poterlo dire oggi, nella notte tra il 16 e il 17
Dicembre 2019, mi sembra non ci siano i presupposti storici, etici,
politici, climatici, narrativi, filosofici e finanziari perché io possa dire<i> ti amo </i>a qualcuno. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Senti
devo dirti una cosa". Credo doveroso, prima di proseguire nel racconto,
avvertire il lettore che mentre proclamo questo annuncio il suo cazzo
si trova dentro di me da ormai circa 30/40 minuti abbondanti (ora più
ora meno, quando faccio l'amore il tempo mi si liquefa tra le gambe).
Lui all'inizio non sente, sospetta sia lallazione ed è giustamente preso
dal suo progetto di godere dentro di me, quindi non fa tanto caso. Gli
ripeto all'orecchio "Devo dirti qualcosa". Lui risponde sospetto.
"Cosa?". Di nuovo mi blocco, paralisi, tergiverso. Come glielo dico? Mi
ricordo che mio padre, quello che in eredità mi ha lasciato un mucchio
di parole, mi diceva sempre "Sai quando ero un po' imbarazzato, per non
dire ti amo dicevo 3 words, che in inglese equivalgono a "I love you"".
In quel tempo infinito in cui lui continua a chiedermi cosa c'è -
sospeso tra timori di gravidanze e lancinanti dubbi di tradimento - e io
prendo tempo e dico "aspetta non so come dirtelo", decido che devo
trovare anche io un modo di comunicare che non sia la parola perché da
parte della mia bocca non avrò collaborazione. Ti amo si è nascosto da
qualche parte sotto la lingua e non esce. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Allora
faccio quello che mi viene meglio. Scrivo. Prendo il dito e glielo
scrivo sul petto, partendo da sinistra a destra: ti amo. In stampatello.
Senza il punto sulla i perché appunto è stampatello. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Lui mi risponde anche io. Volevo dirtelo. Non sapevo come. </div>
Rimaniamo abbracciati forte.<br />
(Il
suo cazzo a questo punto è uscito a godersi lo spettacolo di due
persone che si sono appena dette qualcosa di storicamente impossibile.)<br />
<br />
Ah,
la parola amore non ha etimologia per me, l'ho fatta nascere io oggi,
non ha radici, non ha provenienza, l'ho probabilmente ricevuta come
pulviscolo sottile, insieme alle radiazioni di Cernobyl. Ma chi può
saperlo. <br />
<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-73991541551182766122019-04-03T10:53:00.000-07:002019-04-03T10:54:25.513-07:00acqua<div style="text-align: justify;">
<i>Vedo che non ti importa</i>, mi dici. Siamo in piedi nella mia vasca da bagno che è una di quelle vecchie in cui per entrare devi piegare le ginocchia. Io sono seduta nella parte più alta, tu sotto dove c'è lo scolo. Sono appena più alta di te e ti insapono la testa e ti bacio senza distinguere più la bocca, dal mento, dal sopracciglio, dal capezzolo, dalla piega dell'ascella. Tutto mi sembri di acqua. Sei dei pesci, questo di te l'ho saputo prima di incontrarti perché si vede sul tuo profilo Facebook. Non ci credo a questa cosa dei segni. Però ci credo. Tu tieni in mano la cornetta della doccia che invece quando sono da sola maneggio io per darmi piacere. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il segreto piacere dell'acqua è iniziato un pomeriggio per puro caso, credo intorno agli undici anni (esiste un'età incomprensibile tra gli otto e i dodici dove tutto si mescola, infanzia e precognizioni di morte, acuta coscienza di sé e capriccio atomico, innocenza e malizia giocano nella stessa squadra): a undici anni io leggo i fumetti in bagno e faccio il bidet. Appoggio i fumetti sulle piastrelle ghiacciate del bagno davanti al bidet. Apro il rubinetto al getto massimo, il cannello del rubinetto ricoperto con una leggera maglia d'acciaio che trasforma l'acqua in una schiuma violenta. Ruoto il rubinetto fino a miscelare la giusta quantità di acqua fredda e acqua calda (più calda però), mi siedo sul bidet dando le spalle al rubinetto. Non so quando ho capito che il passaggio dell'acqua tra le gambe mi faceva sentire bene, non era già piacere sessuale, era solo un'intuizione di piacere, come quando alcuni scoprono che il rumore del phon li rilassa o vedi qualcuno che ti sta simpatico, non sai dire all'inizio perché. (I miei undici anni, una persecuzione di dolore, io attenta studiosa di tutti i possibili antidolorifici legali per poterlo placere). </div>
<div style="text-align: justify;">
Poi un giorno mi esplode un orgasmo tra le gambe mentre leggo topolino. (Ci avrei messo poco a trasformare il mio immaginario erotico introducendo cazzi eretti, spinte furibonde, tette strizzate, sudore, prevaricazione ed estasi ma per quel mio corpo undicenne tutto proteso al piacere come un fiore che cerca di raccattare le sue ore di sole sul balcone, le entusiasmanti indagini di topolino e le canoniche sfighe di paperino non avevano interferito in alcun modo con quel sorprendente orgasmo) </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un orgasmo. È come scoprire di avere un superpotere. Come finalmente sentire che questo corpo che sembra così fuori controllo e bisognoso è capace di un immenso piacere che mi lascia tremante, senza fiato, rossa sulle guance, percorsa da un piacere propellente che mi apre il terzo occhio, già a undici anni un obiettivo prioritario. Da quel giorno l'acqua è il mio amante. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando posso - posso sempre, sono spesso sola - mi ritiro in bagno, chiudo tutte le porte a chiave - per paura che il gatto possa magari entrare - e mi lascio scopare dall'acqua. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ma tanto si asciuga,</i> ti rispondo. Mentre ci baciamo nella piccola vasca dove si fanno il bagno le nonne, io ti sciacquo il sapone dai capelli, ci riempiamo di baci liquidi e spruzziamo tutta l'acqua fuori. Una parte finisce sull'asse del water che è immediatamente di fianco alla piccola vasca e comincia a colare per terra. Buona parte finisce direttamente a terra e colora di nero lucido le piastrelle, conquista il tappetino, ne invade il rosa pallido con la rapidità silenziosa dell'impero romano convertendolo al rosa scuro sottomesso, organizza capillarmente la sua pesante presenza. </div>
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<br /></div>
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Acqua: il liquido formato dalla combinazione dell'idrogeno coll'ossigeno e che per accrescimento o diminuzione di calore, dilatandosi o condensandosi passa allo stato sia di vapore e di gelo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Deriva dal latino AQUA che viene congiunto alla radice AK, <i>piegare</i>, e si ritrova nel gotico <i>ahwa</i>, l'alto tedesco <i>aha</i> e il celtico <i>ache</i>. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Il mio amante che si piega: questa è l'acqua. Apro il rubinetto e aspetto una spinta che si piega su di me, sul clitoride. Di questo sono grata all'acqua del suo piegarsi alla trasformazione, di concedersi all'unione, ma io ho undici anni e questo non lo so, so solo che spinge senza far male, penetra e mi scioglie. All'acqua consacro il mio primo orgasmo, all'acqua rimango fedele, dell'acqua mi fido. </div>
<div>
<br /></div>
<div>
Ancora di te non mi fido - come potrei - della tua acqua, invece, subito. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ah tu ragioni così</i>, mi dici. Ti dico di sì, ma mi chiedo se ci sia qualcosa di sbagliato a pensare così, se sia poi vero che l'acqua per terra asciuga. Ma l'acqua si asciuga. L'acqua asciugherà, usciremo da questa vasca, io per un attimo penserò di darti il mio accappatoio ma poi penserò che forse ti fa schifo - ci conosciamo da due giorni possiamo mescolare tutti i nostri liquidi ma forse il mio accappatoio ti fa impressione - allora prenderò un asciugamano colorato e te lo sfregherò su tutto il corpo, resteremo seduti sul divano per qualche minuto per finire di asciugarci, forse ci daremo ancora baci ma senza esagerare che abbiamo appena fatto la doccia e nel frattempo tante gocce d'acqua si dissolveranno nelle fughe tra le mattonelle e cominceranno il loro grave inesorabile viaggio verso il piano di sotto dove vivono C ed M che ancora non vedono la macchia che ci metterà anni a manifestarsi. Raggiungeremo a fior di cemento la stazione Centrale nel primo pomeriggio - le gocce cominciano a infiltrarsi alle dodici - ci daremo gli ultimi baci che sanno sempre meno d'acqua e sempre più di umano, metabolico, residuale, personale e sedentario umano salivare. Prenderai un autobus poi un volo per Rennes - che hai pagato 19.99 euro, forse 24,99?- e già sul volo sentirai asciugarsi il mio odore sulle guance, ma non lo ricollegherai a me, piuttosto a un generico ricordo simpatico dell'Italia che laverai nel lavandino del nord della Francia dove niente asciuga mai perché piove quasi sempre. Io nel frattempo proverò a coprire rapida il tuo odore con le lacrime di chi parteggia per l'acqua che scorre, per te che scorri e fluisci - è giusto, è così, questa è la libertà di cui siamo affamati - ma dentro ci sono acque tue reflue che penetrano nei tessuti, avanzano dentro le ossa. Non asciugano. Le persone che mi scopo di solito non asciugano. Diventano ritenzione idrica, diventano acqua che non idrata, non disseta, solo pesa. Come posso dissetarmi del tuo veloce passaggio torrenziale. Continuerò a fare la doccia insieme a qualcuno che non conosco e non conoscerò mai e gli dirò non ti preoccupare che asciuga.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci vorranno anni prima che C mi suoni al campanello per dirmi che c'è un'enorme macchia sul soffitto del bagno, mi dice, non ce ne siamo mai accorti fino a stamattina quando una goccia mi ha bagnato la fronte mentre sedevo sul cesso e io penserò a tutte le volte che ho detto "non preoccuparti, asciuga". </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-23822332889413409152018-11-30T07:59:00.001-08:002018-12-04T13:21:51.074-08:00consenso<div style="text-align: justify;">
Una sera a cena con amici conosciuti da poco mi trovo a raccontare questa storia, per puro spirito di provocazione:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
ero appena rientrata in Italia e avevo bisogno di essere toccata, una cosa di cui ho spesso bisogno, il contatto umano. Molti dei miei amici erano partiti e di altri avevo perso i contatti, letteralmente. Mia madre non è un tipo da coccole, non ho un gatto, una conversazione skype non ha la pelle e quindi decisi di comprare un massaggio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Avevo pochi soldi ma tanto desiderio quindi l'offerta di un centro massaggio orientale per un massaggio a 15 euro rispetto ai consueti 60 mi sembravano l'unica via percorribile al fottuto self-care.</div>
<div style="text-align: justify;">
Entravo per rilassarmi, ma qualcosa nei vetri oscurati, nella grafica, nel ritratto della signorina orientale in vetrina che mi sorrideva in mezzo alle palme mi comunicava una segretezza sospetta, qualcosa di sconosciuto e proibito e poi forse una parte di me era perfettamente a conoscenza del fenomeno dell'happy ending. Ma al tempo stesso io volevo solo un massaggio. </div>
<div style="text-align: justify;">
Entro, dico 'voglio quel massaggio, quello da 15 euro', la donna cinese che gestisce il posto con una perfetta messa in piega senza dire nulla mi consegna una bustina quadrata di plastica contenente il tanga, come quello si indossa nei centri estetici quando vai a fare la ceretta. </div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3GLPTZmPObKqi-8Nz_yvpvmaXMKv1mHdXafMBRLPsu7WUHuXMFWfsTBTGeEcS8rWiFdH5AyaBcm3Y2VL81_nCxpCudvEUaQkP_CBKRkzJT17UOC4dUhwSBA4g3z3qC4yF01VxNgvOGyow/s1600/PERIZOMA_top.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3GLPTZmPObKqi-8Nz_yvpvmaXMKv1mHdXafMBRLPsu7WUHuXMFWfsTBTGeEcS8rWiFdH5AyaBcm3Y2VL81_nCxpCudvEUaQkP_CBKRkzJT17UOC4dUhwSBA4g3z3qC4yF01VxNgvOGyow/s320/PERIZOMA_top.jpg" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Senza tante cerimonie mi infilo nella stretta cabina dove c'è il lettino, gli ambienti diventano sempre più piccoli, mi assediano sempre più stretti. Mi spoglio, mi infilo le mutandine ed entra un piccolo uomo cinese dal sorriso dolce.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per un assurdo pregiudizio iniziato chissà dove e chissà come sono incapace di mettere in relazione i cinesi e il sesso. È una specie di pathway neuronale inattivo. Non mi pongo quindi neanche il problema, anche se sento emergere una leggera sensazione di disagio, che confondo con curiosità che poi decido di impastare con tanta compiacenza perché comunque, è bene ricordarlo, volevo un massaggio, solo un massaggio, non volevo sollevare problematiche di genere, confini e consenso, soprattutto con una donna d'affari cinese che gestisce un centro massaggi in centro a Milano. Mi sembrava troppo per una persona che vuole solo un massaggio. E poi il piccolo uomo cinese era molto diverso dai muscolosi massaggiatori che di solito intervengono nella mia fantasia preferita, quella appunto del centro massaggi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Mi stendo sulla pancia, slaccio il reggiseno e infilo il viso nel buco del lettino da massaggio che segnala al mio corpo una resa completa. Il piccolo uomo cinese si versa sulle mani l'olio da massaggio - chiaramente johnson e johnson cinese a giudicare dall'odore- e comincia a massaggiarmi con la stessa buona volontà che i lillipuziani possono aver avuto nell'ancorare Gulliver alla sabbia con le funi. Mano a mano che procede con il massaggio sento le sue mani crescere, il mio corpo perde di contorno e definizione e ogni punto della mia pelle si equivale. È solo infatti quando ho un orgasmo che mi rendo conto che le piccole mani del cinese avevano stimolato la mia clitoride - non la spalla o la coscia, con una precisione che denunciava molta esperienza o un intuito fenomenale sul corpo femminile. Diciamo che avevamo saltato molti passaggi nella relazione ma che in quel momento mi aveva reso felice e soddisfatta. </div>
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<br /></div>
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Il piccolo uomo cinese non parla italiano (forse è questo il successo della nostra istantanea relazione?) e ripete solo "tu molto bellissima". Io arrossisco, mi rivesto, pago i miei quindici euro guardando la donna d'affari cinese per capire se era davvero compreso questo momento d'intimità e poi esco.</div>
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Esco con un generico senso di leggerezza, ilarità e stupore. Ma nessun senso di violazione, nessun senso di molestia.</div>
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<br /></div>
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Durante la stessa cena con amici conosciuti da poco un'altra ragazza racconta invece di essere entrata in un centro massaggi e, senza descrivere nello specifico, di aver avuto la crescente sensazione che le incursioni fulminee della mano del massaggiatore - un muscoloso massaggiatore ayurvedico - avessero poco a che vedere con benefici terapeutici della stimolazione dell'osso sacro. Lei si era sentita molestata, violata, assediata, insidiata e tante altre cose che danno un'inspiegabile sensazione di sporcizia interna. Così anche la sua amica che aveva ricevuto un trattamento dallo stesso massaggiatore. Come nello schema classico della molestia nessuna delle due ha fatto nulla per quella specie di paralisi che interviene nella preda e che impedisce non solo di denunciare ma proprio di pronunciare qualsiasi parola. </div>
<div style="text-align: justify;">
Alle volte mi chiedo se sia un fenomeno biologico inventato da madre natura per farci comunque stare zitte e riprodurre la specie. Non lo so.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi chiedo se anche la mia generica sensazione di ilare stupore fosse un meccanismo di difesa e protezione del mio molestatore, il piccolo dolce uomo cinese, che non ho mai più rivisto e che ad oggi rimane uno dei pochi uomini in grado di farmi sciogliere di piacere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Alla cena sono presenti anche dei maschi etero cis che con lei adottano un'espressione simile al cordoglio mentre con me si lanciano in grasse risate e commenti a suggerire che il mio atteggiamento così disinibito e allegro sia frutto del mio essere, tutto sommato, una troia. Lo si dice con totale amicizia, ma il fatto rimane. Se non mi sono sentita violata è solo - forse perché sono un po' zoccola. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Comincio a pensare che il problema non sono questi maschietti cis divertiti, ma la mia stessa percezione di consenso. L'aver costruito tutta la mia femminilità sul concetto di protezione e difesa. Sull'aver pensato che il consenso sia materia giuridica e non emotiva, biologica, tissutale, corporea, circostanziale e arbitraria. Costretta a pensare che per esercitare in modo saggio il consenso io debba avere una "solida fibra morale" o un certo rispetto per me stessa. Come se scopare in giro, fare l'amore sia solo un atto di abbandono di sé e del proprio corpo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Come se il consenso fosse un bottone che premo solo io.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Consenso, come tutte le parole che iniziano con co-, allude a un insieme, a un + di persone, a una collettività. Il consenso è quindi qualcosa che si costruisce insieme, è cum e sentire, sentire insieme, non ha solo a che vedere con me che dico sì o no, tu entri o non entri. </div>
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Ho la sensazione, dovuta forse solo al mio rifiuto del progresso, che nella precipitazione del senso di ogni relazione a una relazione di scambio - io offro questo, tu cosa mi dai - ci siamo persi il vero punto della relazione che è il processo di formazione della relazione. Cioè io da te voglio qualcosa che tu mi dai o non mi dai. Senza dimenticare che proprio il consenso - anzi la formula "mi consenta" usata da un personaggio particolare - è diventato l'emblema dello scambio di favori sesso-potere. </div>
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Il mio obiettivo non è la relazione ma un punto di esaurimento di ogni desiderio. Me la dai o non me la dai. Così anche io, che invece di costruire relazioni in cui le coccole sono il prodotto di uno slancio spontaneo d'amore, prendo i miei soldi e salto i passaggi, compro un massaggio, voglio il risultato finale. </div>
<div style="text-align: justify;">
Anche il mercato, immagino, all'inizio forse era la scusa per gli umani per stare insieme, mentre ora è solo un tramite per arrivare al possesso di un oggetto, tu umano sei l'ostacolo al soddisfacimento del mio desiderio. Perfino quando cerco coccole tu umano, tu webcam girl, tu puttana, tu persona con la tua vita, le tue resistenze, i tuoi problemi e le tue gioie, sei l'ostacolo a quello che voglio io, quel posto vuoto dove io scopo, eiaculo, provo piacere, mi scarico, mi libero. Spostati, per favore, ti devo consumare. </div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Consenso: supino (eh, sì) di consentire, CUM = insieme, e SENTIRE, nel significato metaforico di pensare, sentire. Essere dello stesso sentimento, parere. Aderire, concordare. </div>
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<br />
<br />letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-13142572847744496692018-10-28T12:46:00.002-07:002018-10-28T13:07:06.293-07:00fine<div style="text-align: justify;">
Quando comincia la fine?<br />
Comincia con la radice FIND o FID <i>che ha il senso di dividere o fendere, onde varrebbe, il punto della fenditura, della divisione, l'orlo, l'estremità.</i><br />
<i><br /></i>
Prosegue impietoso l'etimologico, che sembra dirmi ma non vedi che è il:<br />
<i>...Punto che segna il termine nello spazio e nel tempo; Punto di là da quale si cessa. E più largamente parte estrema, ultima. Sarah capito? The end, basta, kaputt, c'est termineé.</i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimgqMs7vicWqV2GeYU_4PY86Yt5ceJoVT_fSsMPff97B1gz0XCPDtorqU8iTB_zP-skaeDZPtYBPnXydKob6kooaVpJppPJaPyCGjRftHLr_djP2x32c1VxdPC3UZ4clqiQexgxaYTsZAK/s1600/Ouroboros-simple.svg.hi-569ff3655f9b58eba4ae1ad2.png" imageanchor="1"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimgqMs7vicWqV2GeYU_4PY86Yt5ceJoVT_fSsMPff97B1gz0XCPDtorqU8iTB_zP-skaeDZPtYBPnXydKob6kooaVpJppPJaPyCGjRftHLr_djP2x32c1VxdPC3UZ4clqiQexgxaYTsZAK/s320/Ouroboros-simple.svg.hi-569ff3655f9b58eba4ae1ad2.png" width="320" /></a></i><br />
<br />
<i><br /></i>
Dove comincia la fine? Dove inizia la nostra fine?<br />
<br />
Inizia quando dal finestrino ti vedo abbassare lo sguardo sul cellulare e voltarti per andare via senza che il mio treno si sia messo in moto? Lì qualche cellula del mio corpo si sente finire in mezzo al petto, o meglio, si spegne.<br />
<br />
Finisce quando ti vengo a trovare a sorpresa nel tuo piccolo paese e tu sorridi e facciamo l'amore fortissimo come se fossi felice di vedermi ma sotto sotto in realtà hai paura di qualcosa che non sai?<br />
<br />
Finisce quando invece che mandarmi bacini nei messaggi whatsapp mi mandi beijos portoghesi o besitos spagnoli, nella speranza che deterritorializzando il linguaggio anche la nostra storia perda asilo?<br />
<br />
Finisce quando il tempo di silenzio tra un messaggio e un altro, tra una chiamata e l'altra, impercettibilmente si allarga come inavvertita procede la deriva dei continenti (quale placca si stacca per prima? E perché?), tu non dici niente, ma quando motivi il tuo silenzio - di questo, di quello, di non ricordo più - la cosa diventa patetica perché mi sento la maestra a cui porti una giustificazione falsificata e mai davvero richiesta. (Non vuoi scrivermi? Non scrivermi, non hai obblighi, sì certo, io guardo la schermata di whatsapp tutto il giorno ma questa è una mia libera scelta, una pratica dell'ossessione che prescinde dalla tua persona e dalle tue vicissitudini quotidiane, fermo restando che nella mia fantasia stai ovviamente scopando con tutte le femmine della pianura padana).<br />
<br />
La fine è quell'ultima scopata? Quella bellissima, di mattina, ancora sconosciuti, ancora nel sogno, i corpi che fanno da soli? Quella che anche se mi hai detto che insomma questo non può essere l'inizio di una relazione e quindi è necessariamente la fine di qualcosa, la fine rimandata a data da fissare - non sappiamo che è l'ultima perché pensiamo entrambi che di scopate così con me ne puoi fare quante ne vuoi perché io non riesco mai a dirti di no.<br />
<br />
Poi la volta successiva, ti dico di no. Prendo il pallone e lo porto via, fine partita. Inizia la mia fine a sorpresa. Che in questo finirsi, sfinirsi a vicenda sembra di cercare il confine tra un'onda e l'altra e non si sa mai. Piango, ti faccio polvere, provo a gridarti via, quando non ci sei. Sai che una volta piango così tanto che sbavo come una bambina? Mi deformo di pianto.<br />
<br />
Quando finisce la fine?<br />
<br />
Finisce quando ho ripercorso, pianto e archiviato i ricordi?<br />
Quando la smetto di salire su quella passeggiata a Porto Venere, dove a ogni sosta rubiamo i fichi - tu dai rami più alti allungando un braccio, io arrampicandomi e tagliandomi - vediamo in un rudere dove entrambi pensiamo che potremmo fare l'amore ma poi possiamo gonfiarci ancora di desiderio, abbiamo tutto il tempo per tornare al rifugio, sequestrarci a vicenda a letto e tu mi fai tremare tutto il corpo. Abbiamo tempo. Anche nel ricordo la sensazione è che ho tempo.<br />
<br />
Finisce quando li ho cauterizzati i ricordi? Quando li ho resi leggendari? O quando comincio a vedere le storture, le sbavature di copione, le perdite gialle del ricordo, il tuo sedere che un giorno mi ha ricordato quello di un uomo anziano. Il tuo accento che alcuni giorni mi dava fastidio, mi sembrava quello di un uomo ignorante. Il tuo essere fondamentalmente distratto al nostro miracolo. <br />
<br />
Finisce quando smetto di ricordarmi che a quest'ora sei al lavoro e tra un paio d'ore stacchi e mi chiami?<br />
<br />
Finisce quando ogni tuo inaspettato messaggio - scorretta invasione di campo - smette di farmi vibrare per giorni come una cazzo di campana tibetana?<br />
<br />
Finisce quando so dove tumularci? Sulla parete di marmo in un piccolo incavo con foto bombate e leggermente circondate di un alone avorio, con le date? O ci faccio cremazione, per occupare meno spazio possibile con i nostri perfetti corpi di amanti?<br />
<br />
Ma davvero non finisce mai niente, nel frattempo succedono cose che danno proporzione alla fine, come l'apocalisse insegna la fine al tramonto. <br />
<br />
Volevo davvero scrivere qualcosa sulla fine di un piccolo imbranato amore, ma poi l'unica fine a cui ho pensato oggi è la fine di una ragazza su un materasso, nuda e imbrattata di sperma dalla vita in giù, sbattuta da diversi uomini che godono - probabilmente annoiati - del suo corpo immobilizzato mentre il suo cervello le manda segnali di rilassamento e sonnolenza, le manda segnali di piacere provocati chimicamente mentre non immagina neanche che quella è la sua fine, che quel giorno non ci aveva davvero pensato che sarebbe stata la fine, non esiste neanche la fine quando hai sedici anni, sembra quasi un'impresa da eroi, la fine. Mentre la fine ti prende per sbaglio, non c'è nessun disegno, nessuna intenzione, non posso credere che ci fosse uno schema divino per una fine così, una vittima che non sa che sta per diventarlo in via definitiva e dei carnefici che non si aspettano di essere carnefici o almeno non nel modo che li attende, semplicemente disinteressati alla cosa.<br />
<br />
Insomma questa per me è la fine senza fine, non c'è fine al tuo andartene Desirée.<br />
<br />
<br />
<br /></div>
<br />
<br />letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-89106329083423539582018-06-04T09:47:00.000-07:002018-06-04T15:45:43.560-07:00lesbica<div style="text-align: justify;">
Non esiste sul dizionario etimologico. Ma la sua origine è geografica e non stratificata nel tempo per usi o diluizioni di vocali e flessioni di consonanti. Si ritrova sull'isola di Lesbo, nei tìasi, dove le giovani fanciulle ricevevano un'istruzione e probabilmente venivano iniziate ai piacersi sessuali dalle stesse insegnanti, da cui il termine. Ora quell'isola è terra di approdo di disperati dalle terre dell'inferno. E anche per me è stata terra di approdo temporaneo. Non so cosa sia stato il mio lesbismo ma so cosa sono per me le lesbiche. Per me le lesbiche sono creature straordinarie, ondine o sirene mai viste prima con iridi fosforescenti e arti sovrannaturali. Mi ricordo la prima donna di cui mi sono innamorata. Una specie di fenditura luminosa nel tempo, capace di fare cose incredibili: l'ho vista volare come un rapace e saltare come un tirannosauro, sfidare il sole e diventare maschio o femmina in base al riflesso della luna. Non mi venite a dire che le lesbiche sono come gli altri, non è vero: le lesbiche sono creature ultraterrene: sono più intelligenti, leggono il pensiero, sanno riparare i lavandini, si aiutano e sostengono a vicenda sempre, si vestono come cazzo vogliono e sono maestre di intenso piacere perché imparano a conoscere il deliberato piacere di ogni cosa. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sull'isola delle lesbiche - e a Milano quest'isola è grande e ben protetta, enorme ma quasi invisibile a chi non la conosce - ho potuto fare tutte le cose che tra gli etero non potevo fare: ho riconosciuto la mia intelligenza e l'ho pettinata e ornata con piume di pavone immortale. Ho ballato come volevo, come se non dovessi sedurre nessuno ma per riscoprire il violento piacere del mio corpo. Ho baciato e toccato e agito con audacia - come un uomo - con corpi morbidi come il mio, ho baciato altre labbra soffici e delicate come le mie. Ho guardato una donna con desiderio, anche ridendo dentro perché mi sembrava comunque una cosa ridicola, come se non ci fosse bisogno poi di tutta questa eccitazione sessuale per comunicare a una donna - a tutte le donne - il mio profondo amore per colei con cui condivido un organo genitale - o un modo di sentire il mondo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Forse è per questo che, sebbene mi sia ritornata una gran voglia di cazzo che soddisfo senza indugio e che quindi mi fa salpare dal porto di lesbolandia (senza che tra l'altro molte si siano accorte della mia permanenza), mi sento e forse mi sentirò lesbica ancora a lungo, lesbica come qualcuno che abita un'isola dove ci siamo solo noi che non siamo il completamento di nessuno, lesbica come donna che esplora senza vergogna ogni singolo centimetro di autodeterminazione, in un proprio ecosistema completo e rigoglioso. A me forse non basta una stanza tutta per me, io voglio un'intera isola tutta mia. </div>
<br />letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-91556189550056853982018-04-27T09:14:00.001-07:002018-04-27T09:14:47.754-07:00Fiore<div style="text-align: justify;">
Mentre sollevi il vaso di ortensie mi accorgo che hai le mani davvero molto piccole. Incredibilmente piccole. È come se non riuscissi a mettere le proporzioni del tuo corpo in relazione alla grandezza del posto che mi occupi nel cuore. (Questo post sarà pieno di parole pericolose e imbarazzanti come fiore, cuore, dolore e amore) </div>
<div style="text-align: justify;">
Decidi di comprare il vaso di ortensie perché, come me, ti ricordano l'infanzia. Nonostante le tue mani incredibilmente piccole sei arrivata come un inatteso pacco amazon mai ordinato. Delle varie ordinazioni finora avevo ricevuto un padre modello standard a cui mancavano sicuro delle viti, una madre 3 per 1 che mi ha fatto da madre, da padre e da figlia, qualche campioncino buonissimo ma troppo caro di sorella qui e là.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ti mancano dieci euro e li tiro fuori subito e mi fido perché so che ci rivedremo, so che non ti ricorderai di ridarmeli e sarai felice quando ti ricorderò di restituirmi i dieci euro e io non proverò imbarazzo nel chiederteli. Sei un'amica che se la raccontassero nei romanzi sembrerebbe inverosimile. </div>
<div style="text-align: justify;">
Come amica sei l'equivalente del trattamento deluxe, quello con tutto, massaggio, spennellate di polvere d'oro e cacao e olio di argan tiepido, che non scelgo mai tra le offerte groupon, sei praticamente Yale, Harvard e Stanford messe insieme, sei il primo ballo alla Casa Bianca tra Michelle e Obama, sei la meravigliosa sensazione di quando si accende il verde proprio mentre inizi ad attraversare (compreso il sottile brivido di trasgressione che prende iniziando a camminare quando è ancora rosso), sei un doppio arcobaleno che si tuffa nelle nuvole, sei quel gridolino di gioia di una canzone dei Jackson Five quando ballano all'unisono, sei il primo vero caldo di primavera, sei una vertiginosa discesa in bicicletta dalla collina intorno ai sette anni. La prima in cui non si cade. </div>
<div style="text-align: justify;">
Io e il tuo ragazzo ti facciamo notare che forse sei perfino più piccola del tuo grande vaso d'ortensie fucsia e tu ti stai già preoccupando del fatto che la farai morire, perché ti sei convinta di avere il talento di far morire le piante. </div>
<div style="text-align: justify;">
Però la nostra amicizia l'hai fatta germinare e sbocciare, nonostante io mi sia comportata come un'afide pazza spesse volte. Sei l'unica persona che non mi imbarazzo a definire la mia migliore amica a trentatré anni, l'età in cui non si dovrebbero più avere le migliori amiche, eppure non saprei come altro definirti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Lo spudorato tacito accordo è che tifiamo l'una per l'altra anche quando è evidente che l'una o l'altra è in pieno torto, ma non ci interessa, la nostra amicizia è tutta sbilanciata dalla nostra parte. Ci siamo anche dette più volte che dobbiamo essere come "i maschi" che si sostengono a vicenda qualsiasi cosa succeda. </div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo perfino litigato una volta. È stata una cosa strana. Non ero neanche davvero arrabbiata dentro, ma pensavo che fosse necessario a quel punto litigare perché altrimenti la nostra amicizia rischiava di non essere autentica. Ci siamo allontanate per un po' di tempo ma mi sembrava come nei film quando lo sai che due si allontanano e poi ritornano insieme. Non era neanche che avessi lasciato un vuoto in quei giorni in cui abbiamo smesso di sentirci. Non potevi lasciare un vuoto. È come la radiazione cosmica di fondo, quel crepitio che si sente tra le frequenze radio, l'ultimo residuo del suono del big bang, ci sei da sempre e ci sarai fino all'espansione massima del cosmo. Quindi ho dovuto solo ritrovare quella frequenza segreta che per pura fortuna abbiamo beccato un giorno e ricominciare a sentirti e vederti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sei l'amica che riesce a darmi retta nelle stronzate più radicali come quando ti propongo il festival del petting o un documentario sulle infradito giapponesi e non hai bisogno di vedermi felice o soddisfatta o appagata in una relazione per sapere che sono già felice. </div>
<div style="text-align: justify;">
Fiore proviene dalla radice indoeuropea FHLA, con il senso di gonfiare, di traboccare, sbocciare. Mentre ti guardo con il tuo gigante vaso d'ortensia che stai praticamente portando al patibolo,penso che hai soffiato nuovo senso nella mia vita e che un'amicizia come la nostra è un motivo sufficiente per domandarsi, nel cuore della notte, se la vita abbia senso. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-92208217994866951112018-03-08T06:28:00.005-08:002018-03-08T06:56:25.291-08:00Scopare<div style="text-align: justify;">
Se su google cerchi scopare trovi questo:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="vk_ans" style="color: #222222; font-family: arial, sans-serif; line-height: normal; margin-bottom: 0px; text-align: justify;">
<span data-dobid="hdw"><span style="font-size: xx-small;">scopare</span></span></div>
<div class="vmod" style="color: #222222; font-family: arial, sans-serif;">
<div class="lr_dct_ent_ph" style="text-align: justify;">
<span class="lr_dct_ph"><span style="font-size: xx-small;">sco·pà·re/</span></span></div>
<div class="vmod">
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<i><span style="font-size: xx-small;">transitivo</span></i></div>
<ol class="lr_dct_sf_sens" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px 0px 0px 20px;">
<li style="border: 0px; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;"><div class="vmod">
<div class="lr_dct_sf_sen vk_txt" style="padding-top: 10px;">
<div style="float: left; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><strong>1</strong>. </span></div>
<div style="margin-left: 20px;">
<div class="_Jig">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Pulire con la scopa, spazzare: s. il pavimento, una stanza; anche</span><span style="font-size: xx-small;"> </span><i>assol.</i><span style="font-size: xx-small;">.</span></div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="vmod"></span></span><br />
<div class="vk_gy" style="color: rgb(135, 135, 135) !important; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><span class="vmod">"ho finito di s."</span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="vmod">
</span></span></div>
</div>
</div>
</div>
</li>
<li style="border: 0px; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;"><div class="vmod">
<div class="lr_dct_sf_sen vk_txt" style="padding-top: 10px;">
<div style="float: left; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><strong>2</strong>. </span></div>
<div style="margin-left: 20px;">
<div class="_Jig">
<div style="text-align: justify;">
<span class="lr_dct_lbl_blk vk_gy" style="color: rgb(135 , 135 , 135); font-style: italic; margin-right: 6px;"><span style="font-size: xx-small;">non com.</span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Consumare completamente ogni cosa.</span></div>
<span style="font-size: xx-small;">
<span class="vmod"></span></span>
<div class="vk_gy" style="color: rgb(135, 135, 135) !important; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><span class="vmod">"hanno scopato tutto quello che era in tavola"</span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="vmod">
</span></span></div>
</div>
</div>
</div>
</li>
<li style="border: 0px; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;"><div aria-hidden="true" class="xpdxpnd" data-mh="-1" style="max-height: 0px; overflow: hidden; transition: max-height 0.3s;">
<div class="lr_dct_sf_sen vk_txt" style="padding-top: 10px;">
<div style="float: left;">
<span style="font-size: xx-small;"><strong></strong></span></div>
<div style="margin-left: 20px;">
<div class="_Jig">
<div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="lr_dct_lbl_blk vk_gy" style="color: rgb(135 , 135 , 135); font-style: italic; margin-right: 6px;"></span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;"></span><br />
<div data-dobid="dfn" style="display: inline;">
<span style="font-size: xx-small;"><i></i></span></div>
<span style="font-size: xx-small;">
<span class="vmod"></span></span>
<div class="vk_gy" style="color: rgb(135, 135, 135) !important;">
</div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="vmod">
</span></span></div>
</div>
</div>
</div>
</li>
<li style="border: 0px; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;"><div aria-hidden="true" class="xpdxpnd" data-mh="-1" style="max-height: 0px; overflow: hidden; transition: max-height 0.3s;">
<div class="lr_dct_sf_sen vk_txt" style="padding-top: 10px;">
<div style="float: left;">
<span style="font-size: xx-small;"><strong></strong></span></div>
<div style="margin-left: 20px;">
<div class="_Jig">
<div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="lr_dct_lbl_blk vk_gy" style="color: rgb(135 , 135 , 135); font-style: italic; margin-right: 6px;"></span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;"></span><br />
<div data-dobid="dfn" style="display: inline;">
</div>
<span style="font-size: xx-small;">
</span></div>
<div style="margin-left: -13px;">
<ul style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px;">
<li aria-hidden="true" class="xpdxpnd" data-mh="-1" style="border: 0px; list-style: none; margin: 0px; max-height: 0px; overflow: hidden; padding: 0px; transition: max-height 0.3s;"><div class="lr_dct_sf_subsen" style="display: list-item; list-style-type: disc; margin-left: 25px; padding-top: 5px;">
<div class="_Jig">
<div>
<span style="font-size: xx-small;"><span class="lr_dct_lbl_blk vk_gy" style="color: rgb(135 , 135 , 135); font-style: italic; margin-right: 6px;"></span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;"></span><br />
<div data-dobid="dfn" style="display: inline;">
</div>
<span style="font-size: xx-small;">
</span></div>
</div>
</li>
</ul>
</div>
</div>
</div>
</div>
</li>
</ol>
</div>
<div class="vmod">
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<i><span style="font-size: xx-small;">intransitivo </span></i></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><strong> 1</strong>. <span style="color: #878787; font-style: italic;">volg. </span></span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"> Avere un rapporto sessuale con qualcuno</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Scopare con te ha coperto tutti i campi semantici: pulire, consumare, scopare. </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Mi hai scopato dal corpo un po' di solitudine, con contatto di mucose ben aderenti e colpi energici. Abbiamo due corpi tondi di polpa forte e morbida. Mi hai ripulito di tutte le briciole di desiderio che accumulavo nei giorni. Hai spinto con forza, negli angoli, ripassando più volte, accumulando tutto in punto, svuotando poi i residui di godimento sulla mia pancia, abbiamo riso come bambini che fanno finta di pulire casa e poi la sporcano di nuovo. Io sotto di te, appena schiacciata, mi facevo perlustrare, silenziosa come terra invernale e grandi pozze di acqua dove scivolavi dentro ogni resistenza. </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Abbiamo consumato tutto. Baci, baci maldestri, baci soffocanti, preservativi, magliette, peli in bocca, peli per terra, polvere di pelle, seme caldo, crampi, chiedersi se i vicini sentono il casino, tisana e noci rotte a mezzanotte, rime tenute in testa e dubbi taciuti, occhi chiusi, candele e ridere, parole accennate, domande ansimanti, e il tuo dialetto che mi scioglie qualcosa in mezzo alle gambe. Abbiamo consumato il tempo del corteggiamento: anzi sono stata io a spingerti nel letto per paura che in realtà non avessi voglia di corteggiarmi. Faccio all'amore quello che la medicina fa con la malattia, taglio i sintomi non indago sulle radici dell'infiammazione, rimuovo il dolore, respingo la domanda che ogni malattia porta con sé. Mi prendo il tuo corpo come una compressa, con poca acqua prima di coricarmi. Sperando sempre che funzioni, ma non funziona mai.</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Abbiamo avuto un rapporto sessuale. Anzi, tanti. Tanti quanti gli anni della nostra amicizia. Durante la quale raramente ci siamo posti il problema se fosse il caso di sfregarci i corpi oppure no. Ma insomma, scopare è scopare e si può fare in amicizia, non mi ricordo chi l'ha detto, diverse amiche hanno confermato questo leggendario unicorno della scopata senza rimorsi e senza impegni. Che amarezza scoprire che della scopata mi interessava la sua unica assenza: l'intimità. Il mio personale unicorno. </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Rimane in fondo a tutte queste definizioni questo misterioso qualcuno, questo qualcuno con cui si scopa che è sempre e solo un qualcuno (che non saprò mai dove mettere nei ricordi, in quale cassetto dell'amore che per me fa girare le stelle devo mettere chi ho scopato). Questo qualcuno che non conoscerò perché tu al mio accenno di bisogno sei scomparso, come un'auto al tornante che giustamente non ha bisogno di fermarsi prima del tornante, non ci si ferma in quelle strade dove non c'è nulla, nelle strade con i tornanti si procede di curva in curva.</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Poi certo, arriva l'amica che ti ricorda tutta la preziosità dell'esperienza, del prendere da ogni rapporto quello che ti può insegnare, del godere del momento, del godere tutto solitario che deriva da una scopata, dove si gioca a chi prende di più e con più furbizia e scappa via prima e fa tana per tutti. (E certo, non sono venuta, non so prendere, la mia educazione cattolica mi ha insegnato che prendere è meno bello che dare, bastardi ridatemi la mia suprema egoista avida infanzia). Forse un po' di gioia nel dare, nel farti un pompino che in ogni caso ti ha lasciato un graffio sul cazzo (non so fare i pompini e spesso i denti ci vanno di mezzo).</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Tu mi dici chiaro cosa succede tra di noi (niente), ma io ormai su di te ho fatto partire una lenta proiezione di altro, una specie di ologramma tutto mio a cui dedico fotografie, lacrime e canzoni registrate al buio prima di andare a dormire. (Dio come non ti meriti la mia voce meravigliosa).</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Ieri ti incontro, sei fuori con un'amica, siamo tutti a sentire una poetessa, la mia preferita, anzi la preferita di tutti. Il mio cuore trivella e perfora, sento male in mezzo al petto perché forse tu con quest'amica con cui sei uscito stai facendo quello che io e te non abbiamo fatto, uscire per stare solo insieme, conoscersi, accordare il ritmo del camminare, sintonizzare lo sguardo, aprire e chiudere il viso l'uno all'altro, guardarsi con il primo bene di chi inizia a conoscersi e mette a fuoco ogni lettera, ogni lineamento.</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">La mia psicologa mi domanda infatti "ma oltre a scopare avete mai fatto una cena, un cinema, qualcosa?" (Sì, la mia psicologa dice scopare, è per questo che vado da lei). Poi come sempre inizia il suo gioco di iniziare la frase per vedere se riesco a completarla: </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">"se uno scopa subito si perde la.......?" </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">"e compromette qualsiasi possibilità di costruire una....?"</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">"e l'incertezza fa parte della ....."?</span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Chiudo con piccola promessa a tutte le amiche che ho chiamato ripetendo ogni volta "ah, ora sì, ora ho capito, ora so cosa significhi rispettare me stessa, ora ne ho abbastanza di questo vuoto devastante, di questa bomba h di nulla che mi stende il giorno dopo di una scopata senza futuro, ora so volermi bene, ora so che devo prima provare fiducia e avere un reale scambio eccetera eccetera eccetera". Prometto che la smetto di farvi queste promesse. </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;">Resta nel cuore la parola scopata di cui sono figlia: narra la leggenda microfamiliare che un gelido inverno, mia madre, per salvare ancora del materiale genetico di mio padre (l'unica cosa buona che tuo padre mi abbia lasciato), sia entrata nel letto di mio padre, anni dopo la fine del matrimonio. Una sola, probabilmente poco romantica scopata che nove mesi dopo mi ha permesso di uscire, nello stupore di chiunque, dalle gambe di una mamma di mezz'età, un po' stanca della vita ma molto ingenua, che ha sempre creduto nella bontà degli estranei e dei rapporti non recuperabili. </span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px;">
<span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px;">
<span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px;">
<span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px;">
<span style="font-size: xx-small;"><br /></span></div>
<div class="lr_dct_sf_h" style="padding-top: 10px;">
<span style="font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div style="margin-left: 20px;">
<div class="_Jig">
<div data-dobid="dfn" style="display: inline;">
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-28056224611763560122017-10-06T10:29:00.000-07:002017-10-18T08:01:24.381-07:00Rainbow<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxaFLBLqXRZOUGXWSJr0Cy3qOQqu-jlsRW8sH0c1Zv9J3r84DD98J0w9UhDe7BMXrSBn0lqW4QjzL5GLkl22PSiDK7oTBbCHCsy2FSKqrFcYlymE5KdZgEJJUMCR25jwfmUo7qTE5ETmE/s1600/images.jpeg" imageanchor="1"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxaFLBLqXRZOUGXWSJr0Cy3qOQqu-jlsRW8sH0c1Zv9J3r84DD98J0w9UhDe7BMXrSBn0lqW4QjzL5GLkl22PSiDK7oTBbCHCsy2FSKqrFcYlymE5KdZgEJJUMCR25jwfmUo7qTE5ETmE/s400/images.jpeg" /></a></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Vado al rainbow!”</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Ah, vai a scopà?”</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Questo l’ultimo scambio con la mia delicatissima amica romana, prima di spegnere il cellulare e lasciarlo sulla scrivania. Mi sono separata dal cellulare per più di 24 ore tre anni fa. Cammino di Santiago. Un cuore spezzato da guarire. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Ai rainbow puoi portare il cuore spezzato ma non il cellulare. Anzi nessuna tecnologia. Niente droghe. Niente alcool. Niente carne. Niente violenza e niente cani. Ma già prima di partire, guardando la pagina facebook del raduno - attenzione gente, non è un festival, è un raduno, questo fa tutta la differenza, si va per stare insieme ecc ecc - vedo gente che dice che porterà il cane, che senza il cane non vive e che si prenderà cura del proprio cane. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Avevo sentito parlare anni fa del rainbow, ma l’avevo catalogato come una delle esperienze che sono troppo vecchia per fare. Poi quest’anno che ne compio trentatré, ho visto che il raduno era in Friuli, le date coincidevano con un viaggio alla biennale a Venezia e ho preso tutto come un segnale dell’Universo come lo vede Brezsny. Quindi, partire. Anzi, siccome gli arcobaleni sono qualcosa che si vede anche da molto lontano, accetto di ospitare a Milano due piccole giovani rainbow che stanno facendo l’autostop fino in Friuli. Una è di New York, l’altra è svizzera e ha il cane. Due dei posti con il reddito procapite più elevato sul pianeta terra, eppure si procurano cibi avanzati dai supermercti e preferiscono fare l’autostop. Scopro che esiste anche un wikipedia dedicato solo a chi fa autostop: quali caselli scegliere per la direzione in cui devi andare, punti più o meno comodi per trovare un passaggio. Dove loro vedono avventura e incontro io vedo solo stupri e tragedie, ma forse, come dice Camille Paglia, lo stupro è il rischio che una donna libera deve correre: uscire, andare, rischiare, invece che chiudersi sempre di più in casa e nei confini dell’immaginazione fobica.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Per sapere dove si trova il luogo scelto per il raduno devi mandare una mail con risponditore automatico che ti invia una tenera mail tutta scritta con tonalità pastello-fricchettone che spiega come arrivare nella valle partendo da Tramonti di Sopra, un villaggio di 200 abitanti in Val Tramontina. La mail è tutta buone vibrazioni, vivere insieme tutti uniti, celebrare la vita, pace armonia e arcobaleni.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">1. Partire</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Io per entrare nello spirito rainbow, perdo l’ultimo autobus che da Pordenone va fino a Tramonti di Sopra. Me lo vedo passare davanti agli occhi insieme a un ragazzone bellissimo e sorridente appena arrivato da Tel Aviv. I raduni rainbow vanno forte in Israele perché i ragazzi appena smettono il servizio militare che dura tre anni scappano in India o viaggiano con gli hippie per sciacquarsi un po’ il karma. Yardem e io prendiamo quindi un pullman che ci porta nella ridente cittadina di Spilimbergo, non lontano da Casarsa. Provo a spiegare a Yardem, che comincia ad assomigliare sempre di più alla schiera di ragazzi che mi hanno spezzato il cuore in passato, che Pasolini ha trascorso l'infanzia qui. Ovviamente sono quattro case spoglie, con l’occasionale nonnina in calze color carne e ciabatte ortopediche e non c’è nulla di che, ma nel mio cuore c’è un tessuto di ore e percorsi che immagino Pasolini abbia vissuto, proprio qua. I poeti lasciano un profumo nei posti in cui nascono. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Al telefono, approfitto delle ultime ore di cellulare per sentire gente che non sentivo da mesi e con cui non avevo niente da dirmi, mi rendo conto dei seguenti fatti, che sono in una località remota del Friuli e che non so dove dormirò stanotte. Il mio compagno di viaggio - che prima di salire sul pullman piscia contro il muro della fermata quasi fosse un novello Tarzan in natura e penso sia inutile spiegargli che a Pordenone questo comportamento non è ben visto - comincia a farmi notare che sono troppo pessimista. A Spilimbergo ci mollano e cominciamo uno dei sacramenti rainbow: l’autostop. Fermi, sudati, infastiditi, a pochi chilometri dalla casa natia di pasolini, con due zaini enormi, sappiamo che la prossima corriera passa tra tre giorni, quindi abbiamo rapidamente bisogno di un po’ di polverina rainbow. Prego il dio del rainbow di convincere qualcuno a fermarsi e portarci a Tramonti di Sopra (ma va bene anche a Tramonti di Sotto, perfino a Tramonti di Mezzo se è di strada). Ma come dice il mio amico Yardem, “They look very rich, very bored and they don’t stop for us”, che con un’invidiabile pennellata sintetica dipinge il nord-est italiano. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<br /><span style="font-kerning: none;"></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Ora è bene che mi fermi e vi parli della mia amica Ilaria: la mia amica Ilaria è una strega vera, una persona che conosce i misteri, una persona che sa attendere il momento giusto e farsi trovare lì, dove accade ciò che deve accadere, come qualcuno in grado di allungare una mano un secondo prima che la mela caschi dall’albero. Di lei quindi mi fido: mi aveva detto che mi sarei subito innamorata, e infatti comincio già a sognare paradisiaci amplessi con il grezzo israeliano. Ilaria mi aveva anche parlato degli angeli del rainbow. Io ho passato tutti i possibili stadi di relazione con gli angeli: scetticismo, derisione, ignoranza, studio approfondito, canalizzazione, lettura delle carte, distruzione satanica delle carte, angelo custode, angelo bidella, angelo castrante, angelo bisbiglione, angelo spada di luce, tutti quei nomi assurdi degli angeli ebraici tipo azazot, rhfhgs o skjhfkjshrò ma niente e nessun angelo può batter l’angelo dell’autostop. Nello specifico questo angelo si manifesta in una signora sulla quarantina, vestita da tennis, con muscoletto allenato e chiappa soda, che appena ci vede fa una lunga frenata e ci guarda come a dire “ah, eccoli dov’erano”, scende dalla macchina e senza dire una parola ci carica gli zaini in macchina e ci porta a 40 chilometri da lì, all’inizio del cammino di quattro ore che porta alla remota valle della grande famiglia rainbow. Yardem non dice niente tranne I love you più volte. L’angelo in tuta da tennis ci porta, visto che è sulla strada a vedere la villa di Primo Carnera a Sequals e in un paesino, Meduno, dove c’è un’antica scuola di mosaico. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">2.Partire</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Quando arriviamo al campo “base”, quello dove si molla la macchina, per intenderci, si comincia a percepire quella familiare aria di bidonville al patchouli che in me evoca ricordi adolescenziali di occupazioni, di festival, di esperienze non immediatamente disponibili alla memoria lucida. Una delle cose fondamentali dei rainbow è ritrovare la gente che avevi conosciuto ai rainbow precedenti. Incontri qualcuno al rainbow italiano, a quello europeo (che di anno in anno cambia location), ai rainbow in Galles, in Spagna, in Repubblica Ceca, ovunque nel mondo. E Yardem incontra una coppia tedesca: il loro incontro è incredibile, si abbracciano come due soldati persi al fronte a Verdun si tirano forti pacche sulle spalle e ridono. E questa cosa mi diverte. Anche perché scoprirò in seguito che hanno trascorso un pomeriggio insieme e basta nella loro vita. Poi c’è un’anziana signora a piedi nudi in mezzo alla monnezza che ci intima di non partire perché la strada è stretta, irta e a strapiombo sul nulla e sta per venire il buio e probabilmente moriremo. Ma noi ormai siamo in pieno delirio di onnipotenza (abbiamo trovato un passaggio da Spilimbergo a Tramonti di sopra, chi può mai fermarci?) e vogliamo trovarci in mezzo alla natura, quindi cominciamo un pezzetto del sentiero che subito diventa ripido e Yardem grida “Non ce la posso fare”.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Torniamo alla bidonville, dove scorgo un furgone appostato in zona tattica che vende chai caldo fatto con cannella e gas di scarico e ci attrezziamo per montare la tenda. Il mio cavernicolo israeliano mi chiede se si può accoccolare nella tenda con me, io mi irrigidisco di eccitazione, lui specifica che si tratta solo di dormire, io mi irrigidisco di delusione e continuiamo a montare la tenda. Mentre fisso i picchetti male e l’israeliano mi segue per fissarli bene, comincio a vedere gli altri bivacchi, i piccoli falò, i teli tirati da una ramo all’altro, le gamelle sporche di terra, i tappetini sudici di fronte all’ingresso delle tende: in quel momento mi ricordo che non sono una hippie e mi chiedo come farò a sopravvivere. È solo questione di minuti prima che comincino a comparire all’orizzonte gli odiati bonghi, con tanti di ometto muscoloso - abbronzato e convinto - che aspetta da mesi l’occasione per stuprare acusticamente le mie povere orecchie bianche e poco avvezze al ritmo tribale. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Siamo in una valle che profuma di letame e il silenzio è quello preistorico del primo uomo sulla terra. A poche ore di cammino da qui, il Vajont, il sinistro monumento alla hubris umana. Qua, Tramonti di Sopra sembra piuttosto un insediamento devoto al silenzio e al semplice, al fare pochi passi per salutare il vicino, a citofoni intagliati nel legno con nomi buffi oppure con lo stesso cognome in tutto il condominio. Avere una sola piazza e tornarci ogni sera, in estate, a prendere il fresco. Rientro nella tenda che il mio cavernicolo israeliano sta già occupando con il suo respiro pesante. Mi giro e mi rigiro, inquieta come sempre, quando un corpo maschile è nel mio letto, provo a mostrare “casualmente” i seni sperando in un’improvvisa mossa di avvicinamento, ma lui si gira e capisco che posso solo provare a dormire. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">3. Partire</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-kerning: none;">La sensazione è quella di essere già entrati in una specie di atmosfera, invisibile ma lievemente densa, che ci avvolge: quali siano i confini di questa bolla, cosa determini l’inizio di questo campo elettromagnetico rainbowiano non mi è dato sapere, ma lo percepisco. Alle cinque del mattino mi rendo conto che la sacca della mia tenda è sparita. Forse sono quei cazzo di cani che la gente porta comunque. Sì, perché nonostante il divieto la gente porta cani, droghe e tecnologia. Alcool no, forse davvero quel divieto funziona. Il mio cavernicolo israeliano fa una piccola orazione funebre per la sacca della mia tenda, dicendo che resterà sempre nel mio cuore e alle cinque di mattina - per volontà della coppia di fotografi tedeschi - si parte. Sulla strada piccoli segnali rainbow: cartoni dove si chiede di portare via la spazzatura che si trova. La salita è subito ripida e io ho le superga, quel tipo di scarpa borghese che allude a uno stile di vita attivo senza poi metterlo in pratica. Dopo pochi tornanti la bellezza del paesaggio - e la fatica di ogni passo - comincia ad ammutolirci. Il cavernicolo israeliano aveva provato a mettere della musica per il cammino ma quando parte un pezzo dei Sigur Ros io comincio a piangere e gli chiedo di spegnerla. Il cammino a sinistra presenta delle foreste di verde tenero e giovane. Gli alberi aprono i rami come braccia nella posizione del guerriero. A destra crepacci severi e torrenti azzurro ghiaccio. Il rainbow comincia a guadagnarsi strada sul mio corpo attraverso i piedi.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">4. Il corpo</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Mi levo le scarpe perché le superga borghesi finto-causal mi stanno sfregando impietose le carni ed è comunque arrivata l’ora di integrarsi, di mettersi in divisa. E mettersi in divisa al rainbow significa spogliarsi. Quindi piedi nudi per ora. Ma quando vedo passare una coppia di svedesi nudi con lo zaino allacciato in vita mi sento davvero una povera principiante. Il secondo cazzo all’aria lo vedo al secondo welcome point. I welcome point sono accampamenti dove puoi riposarti e mangiare e bere un té chai pieno di capelli biondi mentre ascolti due hare krishna che cantano. Il ventre della montagna comincia già ad essere territorio rainbow e non appena il nudo figliuolo vede una macchina fotografica puntata verso di lui strilla “no photo!”. La regola è infatti niente fotografie. Anche sulla pagina facebook di questa raduno - che servirebbe a organizzarsi per i passaggi e cose simili - appena spunta una fotografia della valle tutti protestano, s’indignano e s’incazzano. Incontro la ragazzina svizzera che avevo ospitato a Milano che mi racconta di come l’autostop da Milano a Tramonti di Sopra si sia risolto poi in uno strano incontro con tre ragazzi in autogrill alle tre di mattina seguito poi da una notte a casa loro. Sorrido complice ma dentro enumero gli scenari di stupro che subito si presentano nel mio immaginario coltivato nei pomeriggi dei telefilm sessuofobi che passavano su Italia 1. Ma forse è vero, forse la nuvola rainbow protegge dall’uomo bruto l’esile corpo lungo e gli occhi sognanti di Pauline. Lei non racconta di stupri ma si lamenta del fatto che al raduno sta mancando il cibo e c’è troppa gente.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Decidiamo di fare un piccolo bagno nel laghetto naturale appena sotto il bivacco centrale. Mi spoglio, orgogliosa di tutte e cerette saltate negli ultimi mesi: sfoggio il mio pelo selvatico, con la stessa soddisfazione di quando sfoggiavo il vestitino con le pieghe alla festa di compleanno. Una gioia antica, quella di preparare un corpo per mostrarlo. L’israeliano si spoglia, la tedesca si spoglia, ci sono già altri lì, l’occhio, dopo il primo stupore, comincia ad abituarsi alla normalità del corpo nudo. L’acqua del laghetto è gelida, dopo il primo contatto il freddo penetra sotto la pelle e la sensazione è quella degli spilli di cui parlava Jack in Titanic. Piccoli sbuffi, respiro accelerato, ma in generale un’aria di euforia e sfida. Arrivo fino a sotto la cascata che si tuffa nel torrente e per puro spirito di spacconeria lancio la mia testa sotto il getto e la cascata mi schiaffeggia tenera, come per darmi il benvenuto al rainbow. Ecco. Sto cominciando a parlare come loro. </span><br />
<span style="font-kerning: none;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx5p6lVgVdwjRlsdZflgSGI3goLpUoDfoKNg8-q1pI14csL3l0wtzrHtDv_mHZbiD8fhgkD-HLUBU14jsWKWJRce9Ru_FSo9f5ywhP8EmiH3aKKhcH4PWVk4LZMs-qQUq2qlRmRa2e880/s1600/3B6FEC8600000578-4040170-image-a-54_1481885370011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="637" data-original-width="962" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx5p6lVgVdwjRlsdZflgSGI3goLpUoDfoKNg8-q1pI14csL3l0wtzrHtDv_mHZbiD8fhgkD-HLUBU14jsWKWJRce9Ru_FSo9f5ywhP8EmiH3aKKhcH4PWVk4LZMs-qQUq2qlRmRa2e880/s320/3B6FEC8600000578-4040170-image-a-54_1481885370011.jpg" width="320" /></a></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">5. Welcome sister - dove comincia l’inglese</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Proseguiamo a piccoli tratti quasi verticali con pause che ci trovano sempre più stremati, isterici, incapaci di riprendere l’ennesima salita, soprattutto io e Melanie, la tedesca. Vediamo andare a venire nelle due direzioni esemplari sempre più unicorniaci di fricchettoni. C’è l’uomo anziano con due enormi pastori belga candidi come la neve. Ci sono le famiglie che sembrano dal binario 33e1/2, in diretta da Hogwarts, pieni di teli, di pelli, capelli strascinati, flauti magici, acchiappasogni e bambini appesi a tracolla come borracce, che ciondolano sui precipizi osservando con sguardo serafico il baratro friulano - mi comincio a domandare come saranno da adulti, vorrei sapere cosa faranno da grandi in questo mondo. C’è una ragazza francese con il corpo completamente tatuato e un trolley pesante che trascina imperterrita sullo stretto sentiero affacciato sul crepaccio. Lo fa anche con un certo fastidio, come se si fosse improvvisamente ritrovata con un trolley in mezzo alle montagne, catapultata lì a causa di un qualche bizzarro disastro aereo. Penso serpeggi tra di noi la voglia di informarla dell’esistenza dello zaino. Ma l’effetto rainbow è quello, un lento disarmo del giudizio, proporzionale alla proliferazione di visioni inattese o “stramberie”. Quando vedo l’anziano uomo vestito solo con una t-shirt gialla logora (niente mutande a sorreggere il pendolo che ha segnato così tante ore) che porta al guinzaglio un micio di pochi mesi entro in uno stato di accettazione del prossimo che penso di non aver avuto dai tempi della materna, quando il mio motto era mi bava es tu bava. Man mano che ci avviciniamo alla valle io scasso il cazzo a chiunque passi chiedendo quanto manca? Quanto manca? Quanto manca? La risposta è sempre la stessa, <i>you’re almost there, sister</i>. Chiamare qualcuno brother o sister è più o meno come imparare la macarena: all’inizio ti senti ridicolo, poi ci prendi gusto. Entriamo in un territorio linguistico dove si parla perlopiù inglese, dove l’inglese è una lingua che splende per praticità, è una lingua che si usa immediatamente: ma nei rainbow è un inglese sotteso a una visione utopistica. Quindi invece del coordinatore delle attività (preparare il cibo, allestire il fuoco, tagliare la legna, andare a prendere il cibo) si dirà focalizer - che io intendo come uno non troppo strafatto di canne e in grado di mettere insieme un paio di pensieri lucidi. Poi se hai bisogno di qualcosa, per esempio un accendino, che qua sembra essere una necessità primaria, puoi urlare <i>lighter connection!</i> dove connection indica il tuo bisogno di un dato oggetto. L’impronta linguistica - sebbene io a questo rainbow senta prevalentemente il metallico inglese della famiglia tedesca - rivela l’origine statunitense. Di cui dirò dopo. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">6. Main Fire</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">C’è qualcosa nel modo enfatico, entusiasta e scanzonato con cui qua mi chiamano sister che quasi dimentico la mia recente lettura di The Girls, il racconto romanzato della family di Charles Manson. Il linguaggio è quello, brother, sister, family, comincia tutto con quel dolcissimo senso di resa e appartenenza, di accettazione e bene incondizionato. E poi finisce con frasi scritte con il sangue e feti dilaniati. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">La famiglia è una, formata da tutti quelli che si presentano al rainbow. E come in tutte le famiglie la rottura di cazzo è dietro l’angolo: butto un pezzetto di carta nel fuoco centrale e mi vengono a sgridare perché nel fuoco sacro ci va solo la legna. Chiedo dell’acqua, bevo dalla bottiglia e il tipo mi dice che qua non si tocca con le labbra il collo di nulla. (Tranne se siamo al laboratorio di tantra, in quel caso lecca pure). </span><span style="font-family: "arial unicode ms"; line-height: normal;"><br /></span><span style="font-kerning: none;">Il fuoco centrale, il Main Fire, è una circonferenza di 7/8 metri di diametro tracciata con le pietre dove il fuoco viene tenuto sempre acceso. Dentro il fuoco sacro, ça va sans dire, è proibito entrare con le scarpe, quindi è un continuo “brother shoes out of the main fire” (fratello, le scarpe fuori dal fuoco centrale) finché non arrivano dei fratelli americani che rimangono perplessi perché loro in America, dove è nato il rainbow, questa regola non ce l’hanno. La chiamano “una di quelle assurde regole europee”. Ma se volete sapere la mia opinione secondo me sono stati i tedeschi a introdurla. Intorno al Main Fire ci si ritrova quando dalla cucina arriva il misericordioso urlo “food circle now!” che viene ripetuto a tappeto per tutta la valle: la regola è che chi sente un grido lo ripete finché tutti - forse - hanno sentito. Questo è il sistema satellitare di comunicazione del rainbow. E funziona bene, soprattutto quando funziona. A quel punto chi è lì, nei paraggi, tipo me che ho in mano il mio piattino sempre dietro e sto aspettando il grido food circle già da un’ora, prende per mano chiunque gli capiti a tiro e comincia a proporre canti. Il punto è che prima si procede ai canti, prima si mangia. La prima volta che canto in un cerchio scoppio a piangere, ma non penso di aver trovato né una soluzione né una comunità. È una sensazione molto simile a quella che provo quando piove mentre c’è il sole. Qualcosa di irreale, sorprendente e passeggero. Il cerchio, il fatto che spesso partono “catene” di baci - qualcuno ti bacia la mano destra e tu baci la mano destra del tuo compagno, o viceversa - il fatto che sia così grande e così facilmente scomponibile e ricomponibile - tutti sono pronti a lasciare la tua mano o prenderla - producono quella precisa sensazione di sollievo (oh! esiste una tribù, siamo tutti insieme) e resistenza (basta con questa stronzata, voglio mangiare), quel doppio scarto che nella mia vita di liste di cose da fare, individualismo e città non esiste. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">7. Death and the rainbow </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Dopo poche ore del nostro arrivo scoppia un temporale furioso. Lingue di vento che sembrano per un momento materializzare il dio del vento, strattonano alberi alti decine di metri, li piegano, e sul dorso della montagna sembra di vedere la mano di una persona che tira un ceffone. Io come al solito sono sotto al tendone della cucina - dove vado sistematicamente a provare a rubare il cibo ai fratelli, perché altri fratelli mi hanno già avvertito che il cibo scarseggia. Quando scoppia la grandine - che tira raffiche di colpi violentissime - molti si sono riparati sotto il tendone della cucina, alcuni vestiti pesanti, alcuni nudi, alcuni ridono, alcuni hanno paura, ci sono bambini che piangono e bambini che allungano il bicchiere sotto la grandine dicendo, hey! ci posso fare il gelato! Io sto per morire di paura e la mano destra che sta tenendo uno dei lembi del tendone teso di vento non la sento più. Di fianco a me una rainbow princess francese. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Tutorial rainbow: le rainbow princess sono ragazze che nello zaino sembrano aver messo solo preziosi tessuti indiani e gioielli e kajal e bindi per il terzo occhio. Sono ragazze la cui peluria ricorda piumaggio angelico, non setola suina come la mia. Sono ragazze forse già nate da genitori rainbow che quindi parlano abitualmente con le farfalle e hanno lineamenti delicati come le trame di una ragnatela. Non capirò mai quale segreto le renda così fresche dopo settimane di tenda e terra, mentre io dopo ventiquattro ore ricordo Lory del Santo dei peggiori giorni dell’Isola dei Famori, però ancora sovrappeso (vedi alla voce chapati di nascosto). </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">La princess francese mi guarda e mi rassicura dicendo che andrà tutto bene e poi comincia a cantare una canzone dedicata alla pioggia e al sole e a pachamama. Dopo poco si uniscono altri e forse anche io, che nel panico di solito tiro fuori una disarmante vena mistica. La verità è che ora dovrei dirvi che ha smesso di grandinare in quel momento ma ho paura che non mi crediate. Quindi fate finta che non vi abbia detto niente. Il giorno dopo si scopre che un ragazzo belga, Almond, è morto. Che un ramo si è spezzato ed è caduto proprio sulla tenda dove aveva trovato rifugio durante il temporale e lo ha ucciso sul colpo, davanti agli occhi della sua compagna. Che a un rainbow si può morire. Che la natura se ne frega dei nostri cuori buoni, puliti e attenti, che non ci risparmia solo perché non usiamo sapone, non lasciamo rifiuti e ci inchiniamo alla terra prima di mangiare. Dopo poche ore gira la voce che sia nato un bambino. Poi due, poi tre, poi diventano di nuovo due. Due donne, al nono mese, hanno camminato in salita per sei ore e hanno poi partorito al giro di luna, anche se nessuno di noi ha effettivamente visto i neonati. Alla sera parlo con una ragazza che studia medicina che mi dice di aver scorto il parto, dall’alto, al crepuscolo: una donna si è distesa su una lunga pietra piatta e dopo venti minuti ha partorito, circondata da alcune persone. Tutto si è svolto in silenzio, solo con un vento forte, quello stesso vento che ha fatto cascare il ramo addosso ad Almond. Un’amica a cui racconto l’episodio mi dice che lei sarebbe morta perché durante il suo parto lei ha avuto una complicazione che senza una procedura chirurgica l’avrebbe condotto a morte certa. Una donna del rainbow o pensa davvero di essere invincibile oppure mette in conto anche di morire. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Tutorial morte: Il corpo di Almond non è mai tornato nella valle, lo hanno portato via i servizi d’intervento friulano. In valle si è svolto un piccolo rituale sotto la tenda della musica: al centro della tenda c’è un piccolo fuoco, sempre acceso, dove si beve il tè caldo e si appoggiano oggetti sacri, immagini da krishna alla madonna, c’è un rosario, della salvia, ci sono amuleti non riconducibili ad alcun culto conosciuto e si canta sempre, fino a notte fonda (e alle volte che palle). Nella cerimonia di ricordo per Almond tutti tirano fuori - insieme a lacrime invisibili, quelle degli uomini anziani, che conoscevano quell’uomo e ne erano amici - la storia del ciclo della vita, uno se ne va, due che entrano. Il giorno dopo durante i cerchi del pranzo passa un ragazzo che raccomanda tutti di spostare le tende da sotto gli alberi. Io corro alla mia tenda, guardo tutti gli alberi che la circondano, ne studio lo spessore, calcolo in lunghezza la traiettoria di una possibile caduta. Sposto la tenda in mezzo alla pianura circondata solo da arbusti di trenta centimetri, ma poi conosco Anna. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">8. Chapati - Anna</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Anna la conosco il quarto giorno. Io, che gravito intorno al cibo h24 per il terrore di rimanere senza, mi offro per tutti i servizi legati al cibo: taglio chili di pesche, lavo pentoloni di due metri di diametro, sguscio tonnellate di arachidi - quando il focalizer israeliano mi vede infilare un’arachide in bocca esclama “<i>AH!!! it’s sacred! It has to be divided with the family!</i>”. Io muoio di vergogna, ricordandomi l’efficacia del senso di colpa giudaico, mi e continuo a sgusciare. Faccio anche la servitrice: talmente è la preoccupazione di non agguantare abbastanza cibo che mi presto a servire il cibo a 3000 persone sedute intorno al main fire (e che questo significherà mangiare dopo che tutti sono stati serviti). Il focalizer (l’ennesimo ragazzetto con i rasta che probabilmente si chiama Oceano, a meno che non sia tedesco, in quel caso si chiama Georg) ci spiega come bisogna servire per rispettare il più possibile delle norme igieniche. Ci si spalma le mani di cenere, e questo per me vuol dire ogni giorni procurarmi delle ustioni imbarazzanti, ci si sciacqua le mani e ci si avvicina alle persone per prendere i contenitori che ciascuno ha portato. Ci sono contenitori di tutti i tipi: è la gara a chi è più fricchettone. C’è chi ha segato una bottiglia di plastica in sezione e la utilizza come elegante piatto lungo. C’è chi usa la classica scodella di decathlon e chi invece presenta delle spettacolari ciotole di legno d’ulivo intagliato e benedetto dallo sciamano peruviano. C’è chi ruba il piatto a qualcuno. Io mi rendo conto che quello è un momento decisivo: se non chiedo a qualcuno di prendermi il cibo mentre facciamo il giro a distribuire le razioni rischio di restare senza o dovermi tuffare dentro un calderone alla fine per raschiare il fondo. Allora mi lancio sulla prima ragazza che vedo - ha gli occhiali e questo mi sembra un segnale di affidabilità - e le chiedo in inglese di prendermi del cibo. Lei accetta. Torno a servire e a un certo punto mi ritrovo con le mani affondate dentro un barile d’insalata preparata dalla famiglia francese che si chiama “joy salad”. (I francesi sono gli unici a dare nomi speciali alle loro pietanze. Le norme d’igiene si mescolano nella mia testa insieme al profumo di finocchietto fresco della joy salad e io mi trasformo in una specie di polipo che distribuisce insalata dentro le centinaia di vaschetta che arrivano dai servitori. Torno dalla ragazza che mi ha preso il cibo e piena di gratitudine inizio a mangiare. Scopro che è pisana e che come me è venuta qua con questo misto di scetticismo e adesione che ci permette di entrare subito in una necessaria complicità. Facciamo tutto, cantiamo, andiamo ai workshop di guarigione sciamanica, qi gong, raw food, ma poi quando ci ritroviamo a chiacchierare in riva al torrente pigliamo tutti per il culo. È il nostro spirito rainbow. Soprattutto quando durante la giornata ci perdiamo abbiamo un silenzioso punto di ritrovo: la cucina del chapati. La cucina del chapati è un tendone - che vola via ad ogni temporale - che protegge uno spazio dove da una parte si impasta il chapati, da un’altra, tutti seduti su lunghi tronchi di legno si stendono mentre nel retro si cuociono su delle piastre carbonizzate. Il chapati è uno dei pasti base del rainbow e se diventi un bravo focalizer puoi anche sfamare tremila persone con dieci chapati. Se impasti non vedrai neanche un chapati finché avrai vita, se stendi forse qualcuno avrà pietà di te e ti porterà un chapati appena pronto, se li cuoci alla piastra per uno che cuoci te ne puoi infilare di nascosto mezzo in bocca. Di chapati alla famiglia non ne arrivano mai abbastanza. Forse perché alle piastre ci siamo sempre io e il mio amico Benjamin - un hippy dei Pirenei con la pelle che sembra marmo grezzo e le mani che potrebbero strozzare un orso - e a noi della family, è evidente, non ce ne sbatte un cazzo. Anzi, siamo chiaramente lì innanzitutto per assicurarci il maggior numero di chapati possibili ma anche per istituire un giro mafioso di favori a base di chapati. Che elargiamo ad amici e conniventi. L’unico inconveniente è che a causa del fumo stiamo lentamente perdendo la vista e ci sono comparse delle venuzze intorno all’iride, ma come nella canzone di Gino Paoli ci potrai trovare là, io Anna e Benjamin. Qualcuno dalla cucina grida:</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Lo sai quanto ci metti a capire se quello sul divano di casa tua è un hippy?</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">No. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Tre settimane. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Perché? </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Perché è ancora lì. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">E sai come fai a capire se se n’è andato? </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">No.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Perché il frigo è vuoto.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">9. Shit-pit </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Decidiamo di spostare le tende in fondo alla valle, vicino alla cucina dei bambini e vicino a un torrente bellissimo: ovviamente passiamo prima un buon paio d’ore a studiare la piazzola più safe di tutta la valle e alla fine l’unico posto dove saremmo al sicuro anche se gli alberi cadessero tutti insieme puntando tutti nella nostra direzione è di fianco al famigerato shit-pit. Nel libro della genesi del rainbow lo shit-pit occupa un posto fondamentale: quando il primo gruppetto di fricchettoni chiese permesso per organizzare il primo raduno in Colorado fecero un incontro con le autorità dove raccontarono come si sarebbero organizzati con le tende, l’acqua, i fuochi… e la merda. La leggenda dice che uno di loro mimò lo scavo di uno shit-pit - una specie di profonda trincea su cui accovacciarsi e cagare - e mimò anche l’accovacciarsi con un piede di qui e un piede di là dalla trincea, per nulla scontato. Dopo aver cagato uno deve prendere un poco di cenere e aceto e ricoprire il proprio dono alla terra con altre foglie e cenere. È il modo in cui i rainbow sono riusciti a sopravvivere a epidemie devastanti (ma non sempre, come vedremo). Al mattino quando mi sveglio vado a fare il bagno nel torrente ghiacciato, in una nicchia sulla riva, sotto a un albero, un ragazzo con i capelli lunghi arruffati suona il sitar sotto a un albero. Mi immergo nell’acqua ghiacciata, poi trovo una pietra dove mi asciugo tutta nuda e medito come una dea indiana che crea il mondo a occhi chiusi. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Poi rientro alla tenda e una zaffata violenta mi ricorda che la nostra strenua ricerca di sicurezza ci ha condotto dritte dritte vicino alla toilette: il nostro shit-pit tra l’altra è circondato di cespugli di lamponi che dopo questo rainbow produrranno lamponi atomici. Nonostante l’odore lo shit pit è un punto di osservazione privilegiato anche se mi mette un po’ a disagio tutto quell’accumulo di batteri. Qualche volta durante il giorno mi fermo lì vicino, come se stessi in fila e guardo la gente cagare: ho una strana fascinazione per questo momento privato e universale, guardare qualcuno che caga mi ricorda che siamo tutti uguali, come quando mi ricordo che tutti moriremo. Tutti caghiamo e tutti i giorni. Proprio tutti, infatti dopo 48 ore lo shit-pit si riempie di cacca. Io ogni giorno provo a cagare nello shit-pit ma non ci riesco. Devo salire fino in cima alla montagna e aggrapparmi alla roccia come le capre, altrimenti il mio sfintere si rifiuta di collaborare. Un giorno però decido di chiudere lo shit-pit vicino casa e chiedo a un ragazzo dall’aria molto paziente di spiegarmi come chiuderlo. Lui mi guarda e mi dice, certo, però prima di coprirla la volevo usare. Fa una cacca molto gialla, color curry. Poi mi dice che il modo di chiedere aiuto qua al rainbow è urlare. Io da una parte lui dall’altra al tre urliamo: shit-pit help! E ancora: shit-pit help!! Fino in fondo alla valle. Lui se ne va sorridendo e dicendo l’ennesimo thank you sister. Scoprirò poi qualche giorno dopo è stato prelevato da un’aereoambulanza per una setticemia che si è poi rivelato un ceppo di tifo contratto in un viaggio in India e che si è poi esteso a tutta l’allegra famiglia. (“L’hippy aveva il tifo” dirà il Messaggero Veneto). Poi rimango da sola. Disarmata, nella mia trincea di merda. Potrei occuparmi di qualunque cosa, ma resto lì, a vedere se arriva qualcuno. E arrivano ma sono altre persone che devono cagare. Però io nel frattempo ho recuperato le pale, sta per piovere - sono ormai giorni che piove e siamo infreddoliti tranne le polacche che girano ancora tutte nude - io sono nervosa, voglio coprire la trincea prima che l’ennesimo uragano dilaghi e inondi il campo di liquami. Probabilmente traumatizzo un diciannovenne italiano perché comincio a scavare mentre lui è accovacciato a produrre i suoi due etti di puro amore per la terra - ho come la sensazione che gli italiani siano sempre più debolucci o pudichi o viziati degli altri - e ne percepisco il disagio. Ma continuo a scavare. Finché non mi faccio male alla mano con una scheggia. Allora guardo tutti quelli che si sono messi a scavare per coprire la buca e penso, hey, posso convincere cinque persone a ricoprire un buco di merda, posso fare qualunque cosa. Rainbow corso rapido di autostima. Tra questo e il workshop di tantra torno che sono un leone, mi dico. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">10. Feather and the aliens</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Sono intorno al cerchio sacro, sto cercando qualcosa da fare, non so se meditare, fare yoga, suonare un sitar, seguire una pista sciamanica, farmi massaggiare la vagina da qualche tantrico, parlare con un lombrico o odiare tutti. Passa una donna dai capelli corti con un flauto e mi dice che oggi alle due Feather, una delle persone che ha partecipato al primo rainbow nel mondo racconterà la sua esperienza. Allora mi siedo e aspetto. Finalmente potrò dare un pochino di senso a quest’esperienza. Dopo pranzo, con nuvole che ridono da tanto acqua promettono, vedo questa piccola donna con capelli bianchi lunghi fino al sedere, due occhi azzurri limpidi come il perdono ride e ci chiede di darci la mano, in cerchio (Mi stringo la mano tutti i giorni con questi tremila sconosciuti, ma con lei sembra una cosa ancora diversa). Comincia chiaramente a piovere ma a lei non sembra interessare. Resistiamo un po’ poi cerchiamo riparo in un teepee dove, come nella casetta in Canadà, ci piove dentro. Lei a ogni tuono ride e ringrazia sorella acqua Io ogni volta che lei ride, per qualche bizzarro effetto del karma ricevo una scrosciata d’acqua accumulata nelle pieghe del tepee. Lei racconta girando su se stessa, in modo che tutti possano ascoltare: una hippie di 23 anni, con una figlia, che viveva in una comune in Colorado. Ognuno ha la sua casetta, c’è perfino un bungalow costruito da un monaco tibetano con gli oblò di scarto delle navi. Ci si trova, ci si droga, si fa l’amore ma senza gli omicidi alla Charles Manson. Hippie standard. Un giorno arriva il “Rainbow oracle”, una raccolta di scritti in cui si annuncia il primo raduno rainbow, per festeggiare il 4 luglio, la festa di indipendenza americana, ma piuttosto per festeggiare l’interdipendenza:</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Come si trattano gli altri?”, esclama Feather.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Silenzio.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Non ci sono gli altri, we are all one”, è la risposta di Padre George, uno degli hopi che ha attraversato tanti rainbow e che per Feather è stato un padre spirituale, oltre agli alieni.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Sono infatti due le fonti spirituali di riferimento: gli hopi avevano preconizzato l’arrivo degli hippie, un popolo buono che avrebbe salvato la terra. Feather dice di aver visto delle incisioni che lo confermano: ci sono persone che vivranno solo con la testa e gli hopi centinaia di anni fa li hanno ritratti con una testa gigantesca e loro penseranno solo al profitto personale, poi ci sono quelli che si muoveranno nella scala più bassa, più vicina alla terra e loro entreranno nella nuova dimensione (gli hippie e il chapati) poi ci sono quelli nel mezzo che vanno un po’ su e un po’ giù. E poi dice che durante il primo Rainbow le sono apparsi gli alieni che le hanno detto che a un certo punto nel cambio della nuova dimensione loro si sarebbero manifestati e che non dovevano avere paura perché ci avrebbero pensato loro. Tutti la prendono per pazza ma lei dice che è così e che ha incontrato un’altra che ha avuto la stessa esperienza e quindi dev’essere così. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Io la ascolto mentre una goccia mi cade regolare sul collo tipo tortura cinese e penso che le persone che mi ispirano di più di solito sono considerate pazze. Che anche io mi sento sempre dare della pazza. Questa donna ha vissuto gli ultimi cinquant’anni viaggiando, in condizioni avventurose a dire poco, non ha paura di niente è evidente, si fida dell’universo, del suo intuito e delle forze della natura. Non dico che vorrei vivere come lei, però era a Standing Rock, con i suoi 77 anni, a difendere le terre dei nativi americani dagli oleodotti. Ha convinto uno dei più grandi produttori di latte biologico - un uomo dei rainbow - a donare milioni di dollari per la causa. È una donna che vive nello spirito. Alla fine del discorso ci rimprovera comunque che non facciamo abbastanza silenzio. È il silenzio la chiave dei rainbow, nel silenzio si trova la risposta. E anche gli shit-pit. Dice che abbiamo i peggiori shit-pit della storia dei rainbow. Me la prendo sul personale e mi faccio un appunto per migliorare la mia tecnica di shit-pit- </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">11. Going back</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Pieni i coglioni. Infatti pieni i coglioni della gente che canta a tutte le ore. Di mattina, in cucina, prima di pranzo, dopo pranzo. Sempre le stesse canzoni. Mi era già successo, con gli Hare Krishna. O ti arrendi alla ripetitività o meglio se ti cerchi altro. Ad alcuni fa proprio bene restare nel letto del fiume del rainbow, dove tutto scorre e si cantano le stesse canzoni. Io e Anna vogliamo rientrare. Ci sono due possibili sentieri. Uno in salita che sembra essere più rapido e quello dell’andata che è in discesa. Lo so che la risposta sembra scontata ma ci metto un po’ a capire che la risposta giusta è la strada in discesa. La strada giusta è sempre quella dell’andata così puoi vedere il cammino che hai fatto. E nel mio rientrare esclamo welcome sister e welcome brother ad ogni persona che arriva, come se ci credessi davvero, perché per quei dieci secondi mi sento così. E scendo a piedi nudi fino a valle con Anna che mi vede bestemmiare a ogni sassolino che mi dice, ma non è meglio mettersi le scarpe? Quella è la domanda giusta. Non è meglio mettersi le scarpe? Non è meglio abitare in una casa riscaldata? Non è meglio avere gli autobus? Non è meglio avere il telefonino? Non è meglio internet e il supermercato dove ci lanciamo per mangiare formaggio e cioccolato e pane e tutto nello stesso vorace boccone? Chi può saperlo. Quella sera stessa entriamo scavalcando - in perfetto stile rainbow - a un party goa dove la gente è come al rainbow ma ha pagato 150 euro di biglietto e va in trance sull’elettronica. Io il giorno dopo ho la febbre e sull’autobus per Pordenone vedo Pasolini che attraversa i campi correndo per salutarmi al finestrino. Poi l’autista mi grida “signorina, i piedi” e mi ricordo che sono di nuovo nella terra del metti giù quei piedi. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">12. Preparare un fuoco.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Ora so preparare un fuoco. So come si fa e so che può succedere. Ora quando vedo un albero lo sento vivere, so che vive. Ora ogni tanto mi rivengono in mente le canzoni e viene da ridere. Ora se mi va mi faccio un chapati e se raccolgo delle umbrellifere le aggiungo all’insalata. Ora con Anna ci si scambia messaggini come due reduci di qualcosa di importante, come veterane e come amiche. (Insieme a tutti gli articoli allarmisti del Messaggero Veneto). Ora quando vedo un hippie mi dà ancora fastidio comunque. Ma penso che esiste un mondo dove ha senso vestirsi, comportarsi, inventarsi la vita così. Che forse ha senso anche farlo qui. Mi ricordo la bellissima principessa rainbow tedesca, con una gonna dei colori del bosco, piena di frange, due occhi vivi come la brace e un sorriso largo come la valle che danza con coraggio e grazia. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
Ora qualche volta mi capita di domandare:</div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Hey, come si trattano gli altri?” </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Mi rispondono: </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Come?” </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">“Non esistono gli altri, siamo tutti uno”.</span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Me l'ha insegnato Feather e a Feather lo hanno insegnato gli indiani Hopi e agli indiani Hopi l'hanno insegnato gli alieni, quindi c'è da fidarsi. </span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 12px; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><br /></span></div>
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: 'Times New Roman'; font-size: 11px; line-height: normal; min-height: 12px; text-align: justify;">
</div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-24313682439306324162017-07-13T05:39:00.001-07:002017-07-13T05:39:31.608-07:00rosario<div style="text-align: justify;">
Sono quindici diecine di Ave Maria, con un Pater Noster al principio di ciascuna diecina - non sia mai che si inizia a onorare la Vergine senza prima onorare il Padre - e poi un Gloria alla fine in onore del mistero della reincarnazione. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(Gloria, per me per sempre il nome di un travestito, il vero miracolo della reincarnazione). </div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Così sei tu, che ti chiami rosario, ma in un'altra lingua, hai un nome che si chiude con la o, quelli che mi hanno insegnato sono i nomi maschili. Ma tu hai corpo di donna.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ricordo già che per me era stato un passaggio difficilissimo accettare che Andrea con la A fosse un nome maschile. Poi dopo mesi di duro lavoro scopro che la cugina? sorella? fidanzata? di Brandon, in Beverly Hills si chiama Andrea. Ci avevo pensato settimane. Potevo sopportare un già ambiguo Alice, ma Andrea, come poteva mai essere una donna? Come poteva essere il nome di un uomo e di una donna? Cosa nascondeva sotto i vestiti? </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tu sei l'ennesima incarnazione di qualcosa a cui non so dare ancora un nome: per oggi è il tuo, che è un rosario usurato da chilometri e chilometri di migrazioni, proviene dalla terra nuova, è andato e tornato, come nella concia di pelle: alla pomposità barocca di rosario è stato tolto il pelo, l'odore, le imperfezioni cutanee, fino ad avere solo un piccolo nome esotico, minuscolo, dolce, potente come l'uranio, di cui si intuisce la fosforescenza ma non la dannosità. </div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFgEmnJqzdL0c8f5bz5xOJ5WsxofMjWMIabSIUREb6FZovnil0-8-skuNmVfsGcVjB3zQeAkrlj87GPoc7eSLlpvLxdRGma_h2BD717iiNMIB3e3XcHLxmet7glfgVk5lLXfCF054oOtdU/s1600/aborto-spagna-francia-rosario-home.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFgEmnJqzdL0c8f5bz5xOJ5WsxofMjWMIabSIUREb6FZovnil0-8-skuNmVfsGcVjB3zQeAkrlj87GPoc7eSLlpvLxdRGma_h2BD717iiNMIB3e3XcHLxmet7glfgVk5lLXfCF054oOtdU/s320/aborto-spagna-francia-rosario-home.png" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Camminando fianco a fianco, entriamo nella foresta, conquistiamo alcuni tornanti, camminiamo come ninfe del bosco. tu hai una voce profonda, più profonda della foresta, come una caverna umida di letture e intuizioni. Conosci il libro, le vite dei santi, mi dici con la gioia che trabocca dalle dita che la madonna ha concepito un'idea e partorito carne, che il rosario in realtà ricalca la cinta uterina. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Mentre la luce filtra tra i rami del bosco io comincio a sgranare il mio rosario - accidenti a dio che hai un compagno e tre figli, accidenti alla madonna che hai un compagno e tre figli, accidenti al clero che hai un compagno e tre figli di cui uno da poco uscito dal tuo utero miracoloso - intervallata da un'invocazione della Madonna dell'Ormone che mi distolga lo sguardo dal tuo corpo - un'incarnazione di tessuto tutto denso d'amore - e chiudendo ogni diecina con un Gloria al fatto che tra poco parto e ho qualche speranza di dimenticarti. Scendiamo di nuovo la montagna, io provo a cambiare strada, ad allontanarmi per poter dire il mio rosario a voce un pochino più alta. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Non aspettavo altro: era quell'odore d'estate, era che c'era luce fino a tardi e tutto prendeva un bagliore appena prima del tramonto che mi dava speranza, mi faceva felice. Mi sembrava l'unica cosa sensata da fare con l'oratorio, seguire la massa di gente in processione dietro la madonna con decine di candele, a recitare le preghiere con quel tono lagnoso che solo i cattolici sanno intonare. Quello era un vero rituale: per strada, imprevisto, anarchico, un'apparizione inesorabile. E mia nonna mi aveva anche regalato un incredibile rosario fosforescente che tenevo alla luce della lampadina per avercelo pronto alla sera. Poi cominciava la resistenza. Il gioco era ovviamente arrivare fino alla fine e dire tutte le ave marie. Al tempo lo facevo per quel motivo e perché ero felice di fare parte della squadra di matti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dentro quella lagna però, oltre a me che ci entravo per spirito di sfida, c'erano perlopiù persone che scioglievano il dolore nella voce, sgranando il rosario, ogni grano una rosa, il fiore di Maria. Ogni rosa tanti petali che si aprono (o si chiudono?) uno dentro l'altro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dentro in fondo capivo che eravamo tutti lì a ripetere delle preghiere con tono sempre uguale camminando perché nella disperazione - una disperazione che conquisto un giorno alla volta, un grano dopo l'altro - tanto valeva fare anche quello. Del cattolicesimo sembra essere il gesto più inutile e poetico. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non ne ho viste più a Milano di apparizioni del rosario, dove sono finite? E dove sono finita io? Perché ho rinunciato a tanto spettacolo? Perché sono finite le apparizioni?</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Scendendo dalla montagna, visitiamo il santuario dove dicono sia apparsa la Madonna. Tu mi racconti che alla bambina a cui è comparsa, la Madonna ha detto "sono venuta per portare la felicità su questa terra" e poi mi sveli altri fatti di cui sei ovviamente a conoscenza: che il solito prete è venuto a cercare di convincerla a cambiare versione, che era troppo provocatoria questa madonna felice in terra. Che la bambina ha dovuto smettere di andare a scuola perché assediata dai fedeli che chiedevano un'intercessione (concetto tipicamente italiano in cui si chiede una raccomandazione anche a Dio).</div>
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<br /></div>
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Sono qui che sgrano ogni giorno il mio rosario di sessanta minuti poi di ventiquattro ore, quando mi appari - in un giro di pensieri, in un fiore, nella voce di un cantante cileno - conto fino a tre e poi penso ad altro - anche agli orari del treno -, se non ci riesco prendo le mie chiavi di casa dove ho appeso una diecina e comincio a toccarle e farfugliare la prima cosa che mi viene in mente - anche gli orari del treno. Per caso due grani di questo rosario sono rimasti vicini a una fonte di calore e si sono fusi insieme. E questo è bellissimo. </div>
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letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-80771858618192747042017-05-18T03:22:00.003-07:002017-05-18T03:22:40.103-07:00raku<div style="text-align: justify;">
Sono arrivata senza nome, senza pelle, gomme a terra. Non riesco a parlare con nessuno e provo solo a trovare la giusta dissolvenza a nero sul nostro rapporto. Siedo sul dondolo fuori e scrivo, traduco, faccio il caffè, chiamo qualcuno, ma in realtà chiamo per restare in silenzio. Tutto intorno a me fiorisce o dichiara il proprio arrivo nel mondo, esplode di gioia, in frenesia di rondini e sole che si prepara all'assedio estivo. Tra gli altri c'è raku, il nuovo cucciolo di mia sorella; nero, leggermente strabico, con la lingua sempre penzoloni per la gioia, un fremito per ogni farfalla che passa, ogni carezza un tripudio da celebrare con almeno un minuto di salti. </div>
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<div style="text-align: justify;">
Raku è la tecnica orientale di smaltatura utilizzata da mia sorella per le sue sculture: un'alchimia che abita i miei ricordi d'infanzia, qualcosa che ci rende esotici e diversi in paese, qualcosa che non sapevo raccontare ai bambini del borgo, una parola con la k, preziosa, specifica, incomprensibile ma per noi domestica, una sottile dichiarazione d'estraneità alla comunità dell'alta maremma dove mia sorella abita da tanti anni; per il borgo il cucciolo raku diventa ragù o draco o daco, ne accarezzano il pelo ma ne riformulano il nome, lo traducono. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvMkZ0bUKdivx1Zm9LpSUtiTpGmyi_skT3LKrNOr50FzCHdKOnYMnUshQ65GqP9dNxdwmy-tln2ATnpDoBMANXgPgFFSd9VdDNlhA4um7Nw0KBUeznkz9HJmirnk7xwvnDY4naqcbQZKSI/s1600/Raku_08.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvMkZ0bUKdivx1Zm9LpSUtiTpGmyi_skT3LKrNOr50FzCHdKOnYMnUshQ65GqP9dNxdwmy-tln2ATnpDoBMANXgPgFFSd9VdDNlhA4um7Nw0KBUeznkz9HJmirnk7xwvnDY4naqcbQZKSI/s320/Raku_08.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
La vista di mio nipote di un anno che scambia voraci colpi di lingua con raku è sufficiente a strigliare il nero e cupo destriero che mi tiene distante. (hey, guarda! sono diventata grande, anche io ho la mia depressione, finalmente, ora posso unirmi con piccolo tonfo sordo agli adulti, quelli che hanno negli occhi il taglio preciso del diamante, quello che recide ogni speranza infantile).</div>
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<br /></div>
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Presto al mattino e tardi nel pomeriggio io e raku usciamo a camminare. Il primo giorno restiamo al guinzaglio per tutto il tragitto: dalla casa, nascosta in mezzo alle colline, si percorre un sentiero nella boscaglia e si arriva al borgo. io però patisco il guinzaglio più di raku, mi sento più prigioniera di lui. (come fanno le persone di potere a sopportare quella tensione continua?) quindi per egoismo dopo un paio di giorni di negoziazione - primo tratto senza, poi dove c'è l'incrocio lo lego, poi di nuovo nella macchia lo tolgo - andiamo senza. Lui trotterella sereno, annusa, mi guarda, si allontana di pochi passi ma subito ritorna al mio fianco, in virtù di quel misterioso campo magnetico che connette il cane all'umano. </div>
<div style="text-align: justify;">
(È per questo che hai preso un cane? per questa sensazione di invisibile persistente devozione? non ti bastavo?)</div>
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<br /></div>
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<div style="text-align: justify;">
C'è un tratto nel bosco che corre in rettilineo lungo un fosso, è un punto quasi magico, dove ci è capitato spesso di scorgere tane di draghi flessuosi e fosforescenti. Ma qualcosa attira me e Raku, un corposo movimento di foglie nel fosso. Mi allungo aspettandomi, con timore ed eccitazione, di vedere un sorcio. Ma è un uccello. Un uccello di cui non conosco il nome, con un becco lungo e appuntito, non un semplice passerotto, una grande testa ovale arancione e ali ripiegate grigio-marrone. dev'essere ferito perché prova a risalire la china del fosso e ad aprire le ali ma non riesce. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
io e raku sul bordo lo guardiamo. io penso che potrei prenderlo in mano e salvarlo, come si faceva da bambini, ma poi non saprei cosa farne, dove portarlo, penso che mi sporcherei le mani, che stavo solo andando a fare la spesa, che sì, sarebbe bello salvare un uccellino, non avevo letto da qualche parte che era quello un gesto puro, ma per me non è più tempo di essere pura, posso solo essere adulta ed accettare lo smacco, penso che gli uccelli hanno qualcosa di malato tra le loro piume e ho paura di ammalarmi toccandoli, penso che non sono pronta a salvare una vita per davvero, ma qualcosa dentro di me ancora presenta appelli e petizioni, mi chiede di salvare una vita, si presenta un'adunata chiassosa, finché con un leggero balzo, quello che io non riesco a fare, raku salta nel fosso e comincia ad abbaiare contro l'uccello. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
io, ingenua, penso lo stia spronando - maledetta disney - ma l'uccello, che non è della disney, si agita e tira colpi d'ala impotenti, senza riuscire a sollevarsi, poi cinguetta forte, chiaramente contro raku. Io anche comincio a urlare forte "raku!" "andiamo!" "raku lascialo stare", "raku!". Tutto intorno a noi è lieve ondeggiare silenzioso di foglie e rami, ma noi tre siamo urlando fortissimo e siamo agitati e quando il suono delle nostre urla satura il fosso, raku tira un forte morso al collo dell'uccello e lo uccide sul colpo, mentre continuo a urlare e sento il mio collo spezzarsi, la cartilagine cedere al morso deciso, quello che chiude ogni negoziazione e subito dissolve qualsiasi segno di vita nel piccolo uccello. </div>
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<br /></div>
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Io mi accovaccio sul fosso e piangendo guardo raku che continua a tirare morsi, aspettandosi reazioni, scatti, movimenti, vedo sorgere la delusione che spesso coglie il carnefice quando la vittima gli tira lo scherzo più atroce, quello di morire, di sottrarsi al gioco, vedo la frustrazione di raku mentre solleva in bocca l'uccello e la riapre per farlo cadere nell'umidore delle foglie del fosso, sperando di rianimarlo. Non sa cosa farsene di questo uccello ora che è morto ma lo trascina per un pezzetto, lo riavvolge, lo rigira.</div>
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<br /></div>
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raku mi guarda e non ha dubbi: lui è un cane, quello è un uccello e io sono io, non ci sono sovrapposizioni di sorta né possibilità di mescolare e di pasticciare come faccio io che mi sento io accovacciata sul fosso, che mi sento cane festoso di sangue, mi sento uccello con ossa di cannuccia e collo spezzato, mi sento persona che già scrive di questa esperienza e mi sento persona deboluccia alla vista della morte e che stasera mangerà pollo impanato, con carne rilavorata, senza gli spasmi e i singulti che mi gonfiano il petto in questo momento. che non so spiegarlo a raku che forse il problema è proprio quello, di sentirsi sempre altro da sé, altrimenti sarebbe più facile.</div>
<br />
raku riprende la strada, scondinzolando, si avvicina per leccarmi, fresco di omicidio, stasera forse di nuovo leccherà con sincera passione la faccia di mio nipote che emetterà guaiti di gioia di cucciolo.<br />
<br />
p.s.: è solo dopo qualche ora che la donna, addolorata e confusa, legge su wikipedia che <i>raku</i> in giapponese significa "gioia di vivere".<br />
<br />
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<br />letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-39403218286738982342017-04-17T04:58:00.000-07:002017-04-17T04:58:20.565-07:00demordere<div style="text-align: justify;">
di te mi sono rimasti i cani e dylan dog. che comunque è cane di cognome. di te quindi mi sono rimasti i cani. tu adori i cani. quando vedi un cane lo saluti come se stessi salutando un amico che non vedi da tempo e poi ci resti vicino e salti e sei felice. sei felice quando vedi un cane. lo abbracci e lo fai sentire speciale. dedichi del tempo al cane. ora lo faccio anche io. ogni volta che vedo un cane mi fermo e lo celebro, lo tocco, sperando nella carezza di sentire te, lo abbraccio per abbracciare te. </div>
<div style="text-align: justify;">
questo succede di giorno, quando mi porto a spasso per fare i bisogni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
la sera entro nel negozio di fumetti dei navigli, scendo al piano inferiore e uno a uno controllo tutti i dylan dog che sono in vendita. se trovo quello disegnato dal tuo disegnatore preferito - roi - lo compro. lo leggo e poi lo lascio vicino al letto, insieme agli altri, il mio cumulo di ossa rosicchiate, ogni vignetta spolpata, guardata, assaporata come mi hai insegnato a fare te.</div>
<div style="text-align: justify;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOI_hXlEYDbQ2hZ-25b9WGs6bexYUhoXHPrr72YBuRygb6eP5Etj7rcY_Bc9G94oHEB-ICIXzDvBD6Dbc6TB2hh9_g3Ju-FlB5IT0Cd279DfdyHK3MzGDv9BAwTozLbrrma8GaUGiQvT88/s1600/funny-dog-cat-playing-bed.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOI_hXlEYDbQ2hZ-25b9WGs6bexYUhoXHPrr72YBuRygb6eP5Etj7rcY_Bc9G94oHEB-ICIXzDvBD6Dbc6TB2hh9_g3Ju-FlB5IT0Cd279DfdyHK3MzGDv9BAwTozLbrrma8GaUGiQvT88/s320/funny-dog-cat-playing-bed.jpg" width="301" /></a></div>
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sono nata da un gatto e un cane: dal mio cane ho preso una meravigliosa attitudine alla devozione, la capacità di rovistare, di fare festa per nulla, di scodinzolare senza pudore, la capacità di fare cuccia nel cuore di un umano, di guardarlo e implorare pietà.</div>
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dal mio gatto ho preso gli occhi maliziosi, il crudele diletto nel giocherellare con le unghie con il cuore di un umano, lo spudorato venire quando c'è cibo, quando è disponibile, questa cosa di mangiare per conto mio, di lasciare teste di lucertola come mite manifestazione d'affetto. di guardare l'umano e concedergli altezzosa udienza.</div>
<div style="text-align: justify;">
si può essere cani e gatti nello stesso corpo e nello stesso giorno, ci si può azzuffare nello stesso sangue, io so, perché sono figlia di un cane e di un gatto, ed è un azzardo genetico, che non sempre genera creature resistenti. </div>
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Con te sono un cane.</div>
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i giorni del cane sono quelli in cui tengo i brandelli di te, del tuo cranio, del tuo labbro - perfetto al morso sia quello superiore sia quello inferiore - del tuo seno, del bordo dei tuoi jeans, scuri e stretti. sento vibrare il ringhio ad ogni tuo strattone, lo strattone che tiri tornando alla tua vita, mentre io stringo i denti. </div>
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ma tu sai come si convince un cane a demordere: allenti la presa, sciogli la tensione che corre tra mandibola e corpo, mi guardi e mi dici, cos'hai da mordere? perché mi tieni qua, mi trascini ora che non ho palline da tirare, ossa da gettarti, coccole da farti, istruzioni da darti, intenzioni di addomesticamento? io cane ancora ringhio all'aria, schiocco nel vuoto le mascelle.</div>
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demordere: dal latino mord-ere, dalla radice <i>mard</i>, <i>mared</i>, tritare, dove è mard-n-ati in sanscrito, affine a mrnati, di cui si parla quando si parla di morte, in ogni caso il senso è quello dello stritolamento. il prefisso DE- scioglie la tensione mandibolare, solo dirlo costringe ad aprire la bocca, la mascella che serra un brandello del tuo fantasma, mentre tu sei già dietro di me, sei già diventata la mia coda, ora sono cane che si morde la coda, ora so che mordo solo perché sento tirare, è solo un istinto automatico, è il mio cane che ha paura. ora chiedo aiuto al gatto, quello che conosce il mistero di amare solo se stesso.</div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-76664581344468372112017-03-03T14:43:00.000-08:002017-03-03T15:14:47.491-08:00mantenuta<div style="text-align: justify;">
Comincia tutto con me che supero il tornello della metro di San Babila e dico al mio amico Luca: davvero non so cosa fare della mia vita. E lui, esclama: "Cara, questo si era capito da mo'. Sei confusa. Dai trovati qualcuno che ti mantenga e continua pure. Suvvia, un'altra persona confusa al mondo, oddio che noia".<br />
Mi blocco come se qualcuno pronunciando un'odiosa formula mi avesse trasformato in una statua di sale che scende le scale mobili.<br />
Quindi il mio mago mi ha detto quello che doveva dirmi e mi ritrovo nuda sulla banchina di San Babila. Forse sì, forse è quello che vorrei fare, gettare via tutto e lasciarmi accudire, lasciare ammorbidire le ossa, imbalsamare le certezze, provare profumi alla Rinascente, passeggiare su perimetri sempre identici, metterci mesi a scegliere un cane, disinteressarmene, non provare mai la paura, certi giorni non alzarmi dal letto per decidere di nuovo chi sono, lasciare che il giorno si svuoti come una vasca da bagno mentre screpolo le dita.<br />
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Sono cresciuta su due precetti fondamentali: si vota a sinistra e non ci si fa mantenere. Come se tutte le donne prima di me fossero esistite in un'immaginaria scala di evoluzione progressiva solo per portare me a essere indipendente, talmente indipendente da non dover rendere conto al mondo neanche dell'aria che respiro, dell'acqua che bevo e del sole che mi scalda. Indipendente come unità di completa autosufficienza.<br />
Così forse con me, immagino, si può passare il solvente sul matrimonio di mia madre (sai, lui mi amava e questo mi sembrava una cosa bella, una cosa per cui vale la pena di ricambiare), sul matrimonio di mia nonna (l'avevano proprio assegnata a quell'uomo, non penso lo avessero neanche chiesto a lei, erano tempi difficili) e perfino sul matrimonio di mia sorella che è un capolavoro di equilibrismo tra sincero affetto e totale assenza di una progettualità personale.<br />
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Il giorno dopo ricevo un rifiuto sul lavoro, una prova di traduzione che ho fatto probabilmente in modo sciatto, perché diciamocelo, da quando ho voglia di fare le cose per bene? Vorrei incolpare il capitalismo della mia sciatteria (fanculo al "sistema" che mi fa sentire sempre inadeguata) e una parte di me pensa anche che potrebbe reggere come argomentazione ma sarebbe una stronzata perché sappiamo tutti quanto siano meravigliose le cose fatte bene.<br />
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Quindi non ho nessuna attenuante per la mia sciatteria: forse solo una generica mancanza d'amore. Alla mia terapeuta dico che potrei tornare a frequentare il mio amico d'adolescenza, quello che ogni tanto a distanza di anni ci si rivede, quello che mi farebbe sentire finalmente protetta, quello di buona famiglia, di ricche sostanze, che ha una mano abbastanza grande da chiuderla un poco sopra la mia testa e schermare il vento e la pioggia.<br />
Quello, dice la mia terapeuta, è anestesia: perché dovrei chiedere l'anestesia prima ancora di provare dolore?<br />
Le dico che ho paura e perché non dovrei cercare protezione, simbiosi, qualcosa di giusto e naturale?<br />
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Il mio dolore ha la forma di una botola, una specie di botola che si apre sotto ai piedi nei momenti più inaspettati. Di solito sono pensieri legati all'insicurezza, al fatto che potrei morire sola, abbandonata, dimenticata, potrei non trovare mai la mia strada, pensieri che abbiamo tutti un giorno o l'altro. Lo stesso senso di precarietà che tutti i giorni mi alleggerisce i talloni, quando c'è la botola, mi uccide.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt9t3MOgDgSYktxbDZVTNXsUr4ytwTp2idf0chp-5Y9qOgQrdgbhekLuY-8ulPnxJj661RdIvoAxNnf8NWHmRBfo7G-HeE2rTJOBlBqTAXvIqjttV_mvGwMVSbRzhA1aExnSRHFVuMStuq/s1600/tumblr_n3k9n35JB21sfqavmo1_500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt9t3MOgDgSYktxbDZVTNXsUr4ytwTp2idf0chp-5Y9qOgQrdgbhekLuY-8ulPnxJj661RdIvoAxNnf8NWHmRBfo7G-HeE2rTJOBlBqTAXvIqjttV_mvGwMVSbRzhA1aExnSRHFVuMStuq/s320/tumblr_n3k9n35JB21sfqavmo1_500.jpg" width="320" /></a></div>
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Seguo il consiglio della terapeuta, lascio stare il progetto di circuizione dell'amico benestante e parto con te, che hai mani piccole e sempre desiderose di uno strumento. Siamo in una città dove vengono molti innamorati, noi no, noi siamo piccole bambine sperdute. Gli innamorati invece qua si tengono per mano. Come se fosse un accordo silenzioso di sottile tensione, diverso dal braccetto, dove qualcuno tiene con l'anello del proprio braccio e l'altro si fa sostenere. Il braccetto crea prossimità ma anche disparità.<br />
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Tenersi per mano è invece una continua negoziazione: a qualcuno viene in mente che sarebbe bello tenersi per mano. Quando? Soprattuto perché ci si tiene per mano? Qual è l'etimologia di questo gesto? Chi è stato il primo a tenersi per mano e a vedere che funzionava? Che succedeva qualcosa di bello quando due persone si tengono per mano.<br />
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C'è un rischio mortale nella prima esitazione: io di solito quando prendo la mano guardo da un'altra parte come se stessi cercando di sfilare il portafoglio, sono troppo timida per reggere lo sguardo di lieve sorpresa di qualcuno a cui viene presa la mano. (Quello sguardo penso di non averlo mai visto) Quando prendi la mano lasci che venga presa la tua. Sacrifichi quella mano per l'altro: non puoi muovere quella mano, non puoi usarla per rafforzare l'equilibrio del tuo corpo, quella mano si salda e la tua mano opposta diventa la mano dell'altro: se per esempio dovessi incontrare qualcuno potresti abbracciarlo usando il braccio dell'altro. Qualche volta le mani ondeggiano, qualche volta una mano tira lievemente l'altra, fino alla tragedia del palo della luce che separa gli amanti.<br />
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Ma non ci teniamo per mano noi, non serve. Nulla s'infrange della nostra reciproca figura, lasciamo tra noi due tutta l'aria che può esserci tra due corpi molto vicini, come quelle sottili intercapedini tra i vetri dei finestrini degli aeroplani, che creano uno spazio di aria compressa. La notte, quando hai smesso di suonare qualsiasi cosa ti capiti a tiro, ti tengo tutta nella mia mano aperta, come se riuscissi a raccogliere il pube, le natiche, l'incavo delle gambe, tutto ciò che sento sconfinato ma in realtà si raccoglie in una mano. Poi abbandono la presa, sento la tua mano, così piccola, una mano che non contiene nulla, che ha dita sfuggenti e ruvide, da guappo di strada. Ma si compie il miracolo del tatto, sdraiate ci teniamo per qualche momento le mani, in assenza di gravità, senza temere tocchi diseguali, come le mani di due alieni che si toccano per la prima volta. Gli amanti passeggeri sono buffi, sembrano scoprire in quel momento una cosa così ovvia come una mano. (Oh senti com'è liscia, che nocche grandi che hai) <br />
Tu vieni da una terra dove dite "mantieni", quando passate un oggetto a qualcuno per tenerlo. Noi qua diciamo solo "tieni", come se fosse scontato che si tenga con la mano. Eppure c'è una cura, un'insistenza tenera e antica in quel "mantenere".<br />
Mantenere: dal latino manu-tenere, che nel senso proprio vuol dire tenere fermo e fisso, tenere nelle medesime condizioni.<br />
In questo senso, nel senso di essere tenuta ferma e conservata nello stesso modo non voglio essere mai mantenuta, ma di quelle mani notturne, le tue, che non so quando rivedrò vorrei mantenere il ricordo.<br />
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letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-11337741795016428282017-01-31T08:40:00.002-08:002017-01-31T08:40:19.464-08:00Megera <div style="text-align: justify;">
Mia madre è una balena. La sua casa è il ventre di una balena che apre le fauci e lascia entrare tutto l'oceano di cose che ci sono. Con calma onnivora le lascia entrare. La sua placida voracità non distingue tra armadi di arte povera valtellinese, libri di auto aiuto, cibi scaduti, coperte di pile, integratori miracolosi, il mahabarata, madonne laccate, una scultura raku, cadaveri di scarafaggi, spazzolini sfibrati, specchi di legno esotici, rosari fosforescenti, teiere sbeccate, bicchiere retrattili da pic-nic, pennette usb, occhiali senza bacchetta, occhiali senza lenti, merletti stinti, merletti splendenti, fasce idromassaggio della televendita, i miei disegni, i suoi appunti meticolosi e caotici, i miei topolini imbrattati di cibo, la collezione dei manuali della giovane ragazza per bene, i manuali per il giovane manager rampante, quadri interamente ricamati al punto croce, le tarme, panetti asciutti di lucido per le scarpe con cui mi lucidavo di nero la faccia da piccola, una busta da tre chili di proteina in polvere, un salvagente sgonfio, bauli senza fondo, un piccolo sapone alla rosa in cui si intravedono i petali incisi nella polpa, ma ormai logori, fili di cotone di tanti colori che spesso collegano le cose tra di loro, come fili d'Arianna senza nessuna Arianna a reggerli all'altro capo. </div>
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Mia madre è una balena che comunica a distanza di oceani. Non ha tempo per le pulizie. Non ne ha neanche voglia. Anzi, diciamola tutta, non saprebbe da dove cominciare, resterebbe a fissare gli oggetti, a vederne il potenziale, a immaginarne gli usi, le destinazioni, quel foulard con i fiori stampati potrebbe servire a mia figlia, quella penna scarica un giorno potrà riprendersi, quel pupazzo di paglia intrecciata potrà rendere felice qualcuno, anche e forse proprio grazie alla sua innegabile bruttezza. </div>
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Si sentono al sicuro le cose, a casa di mia madre, nel ventre di balena, che nulla digerisce e tutto accoglie. (Come ha accolto anche me, ultima dei suoi tanti figli, arrivata molto tardi, più grossa di una balena).</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguDs-UGJfFDBdW762uuKsfqf8PgQtZ5ARFqAL_EezeqSmQ-Vbz38SXFSpX1uqcl790K_GBE9-u2LQfHJzJYpys7CQB5i8hCXPZNf4F5VjcBCzZNthzs8ZQVY4ch7-0MTkS0BLYUbZvbaKy/s1600/hqdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguDs-UGJfFDBdW762uuKsfqf8PgQtZ5ARFqAL_EezeqSmQ-Vbz38SXFSpX1uqcl790K_GBE9-u2LQfHJzJYpys7CQB5i8hCXPZNf4F5VjcBCzZNthzs8ZQVY4ch7-0MTkS0BLYUbZvbaKy/s320/hqdefault.jpg" width="320" /></a></div>
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Qualche volta sento mia madre girare agitata per casa sibilando a bassa voce, con la gracile aggressività che i suoi lunghi anni di collegio dalle suore le concedono, "sarà stata quella megera".</div>
<div style="text-align: justify;">
Quella megera è una piccola donna filippina, che si muove con la rapidità dei piccoli e ride con l'irriverenza dei monelli, mentre ripeta un monotono "certo segnora, va bene segnora": mia madre un Golia in collant, lei un piccolo Davide, con uno straccio al posto della fionda. A Milano si può sentire tutto lo spettro di atteggiamenti possibili per battezzare queste persone che si prendono cura degli interni milanesi, sobri e solitari: c'è chi non ha problemi a parlare "del suo filippino", anche se filippino non è, fino a quelle che imparano la traslitterazione corretta del nome dal filippino per paura di passare da sporche colonialiste. Per mia madre, questa donna che piega in modo miracoloso gli asciugamani è semplicemente "la megera". </div>
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La megera con i suoi piccoli passi svelti prova, cumulo dopo cumulo, ogni tanto lasciandosi scappare un "segnora, segnora" di rimprovero, a disincastrare le cose, riportare una funzione, non è stolta come me, che propongo esecuzioni di massa trovando un disperato rifiuto, un irremovibile attaccamento alle riviste del 1993. Piuttosto impila le decine di bloc-notes che si accumulano in cucina, attirando più gocce di miele che appunti sensati, affianca le bottiglie, allinea i flaconi di compresse, spolverando l'ovviamente inutile, rispettando il ventre della balena. Ma l'ordine della megera gioca qualche tranello a mia madre, che invece compone delle torri di babele, dei millefoglie composti da equilibri di progetti ordinati in cartellette e fogli stropicciati, suddivisi magari da una bottiglietta di crodino e una telefonata arrivata in quel momento, mia madre gioca sul confine tra materiale e immateriale, memoria e inconscio collettivo. </div>
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Quando sibila "è stata la megera" molto spesso l'unica cosa che può aver fatto la megera è stato di appoggiare un libro su un altro libro, specialmente sul tavolino in cucina e il tavolino in sala, i punti nevralgici, la corteccia pre-frontale della casa, preposta alla gestione della memoria a breve termine, gli appuntamenti- soprattutto quelli importantissimi che sembrano sempre sul punto di perdersi -, i concerti gratuiti, gli indirizzi di persone appena conosciute. </div>
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La megera è il trickster, il Pinocchio con cui lotta da sempre mia madre, la mia balena buona. </div>
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Megera viene dal greco Megaira, da megairo, <i>invidio, sono geloso</i>, in cui si legge anche l'idea di grande in megas: la megera era una delle furie principale della mitologia greca. Una piccola donna, che con la sua mano vispa e pulita tiene in scacco la mia grande mamma balena che le concede un solletico settimanale, una grattata di ventre, che alle volte graffia un pochino. </div>
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Completamente necrotico, dice, mentre sento il suo ferretto grattare dentro - mi sembra incredibile avere qualcosa dentro di me così duro, che faccia quel rumore di pietra, di minerale. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mi ero accorta della decolorazione del mio canino destro a maggio, appena tornata dalla Grecia (più avanti imparerò che si dice discromia, quando ci ammaliamo tutto diventa greco). Non è che il dente fosse malato, stava proprio morendo, era irreversibile. Avevo interrogato prima internet, che subito aveva emesso la diagnosi: necrosi. Poi l'avevo chiesta a un dentista che aveva minimizzato, facendomi una foto del dente e dicendomi di presentarmi dopo sei mesi per riscontrare eventuali differenze. Il dentista era perplesso perché non riusciva a spiegarsi la causa della necrosi. Quindi eravamo rimasti sospesi, sulla soglia, lui incapace di darmi la cattiva notizia, io completamente incapace di accettare la fine. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-v9YHBSZUDg-66w2gXMjTkO8_VeTeaw_-a8_7e378rYqb3_RLN65Kw3_yk4SGccUVfkwZj8YAnD4DUmN_2W78FZEzoBkpkFPjfzKX8-PfNxIwNuebcQcoMLWSi8lJ1ClbY2ApqnsJMkOV/s1600/large.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-v9YHBSZUDg-66w2gXMjTkO8_VeTeaw_-a8_7e378rYqb3_RLN65Kw3_yk4SGccUVfkwZj8YAnD4DUmN_2W78FZEzoBkpkFPjfzKX8-PfNxIwNuebcQcoMLWSi8lJ1ClbY2ApqnsJMkOV/s320/large.jpg" width="320" /></a></div>
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Ci siamo conosciute per un laboratorio di teatro e io ti ho subito classificata come etero senza ritorno + neanche mi piacevi. Poi tu hai cominciato a scrivermi e io, che non sono proprio stragettonata nella sezione relazioni sentimentali, non sapevo neanche come rispondere, volevo quasi farti notare l'errore, o la mancanza di fiuto, ma insomma mi facevi ridere e una sera siamo uscite insieme, perse nella città, alla ricerca di un bar di somali dove poter giocare a biliardo, ma poi i somali non ci hanno fatto giocare e siamo restate a guardarli.</div>
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Giorni dopo siamo andate a cena in un posto bianchissimo, dove tu hai mangiato come un dragone e mi hai raccontato tutto della tua famiglia. Io avevo una specie di emiparesi facciale, la bocca, con un dente un po' più scuro degli altri, sospesa in un sorriso permanente da far venire le rughe agli occhi. </div>
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Poi tu parti per uno stronzissimo laboratorio di recitazione. </div>
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Io rimango a Milano, scoprendo quant'è strano sentirsi innamorati a Milano soprattutto se hai trent'anni e ascolti solo la Vanoni. Una città dove la fermata Gioia, quella dopo Garibaldi e prima di Centrale o viceversa, dipende da quale direzione stai viaggiando, si trasforma per la prima volta in un sentimento: la Gioia! Come avevo fatto a non capirlo. Ed era Gioia sempre, sia andando verso Abbiategrasso sia verso Gessate. Comincio a scrivere poesie che la mia terapeuta disprezza con un cenno della testa e assoli di butoh da quaranta minuti che obbligo i miei amici a guardare, senza prendere il fatto che si addormentino come un infausto segno. </div>
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La necrosi - mi ero resa conto un giorno in un'agnizione fulminea - non era comparsa per caso: due anni fa durante un normale allenamento di boxe, mi avevano messo davanti un tipo che aveva la furia negli occhi. Avrei dovuto subito chiedere di cambiare partner, ma ho minimizzato, vecchio rituale d'impazienza, non mi sono protetta, perché dopotutto pensavo di essere invincibile. O che se anche fosse arrivato un cazzotto sarebbe rimbalzato sul viso, sul mio viso da cartone animato, sul mio cuore che è elastico e resistente, non duro e fragile, come il mio canino. </div>
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Quando mi ha tirato quel cazzotto ha cominciato a ridere e io mi sono allontanata subito, non sono mai più tornata in palestra. Mentre mi ricordavo del pugno provavo a ricordarmi la faccia, volevo tornare in palestra, andare da lui dirgli, ecco, ecco, vedi. Neanche lo sai e hai completamente cambiato la mia vita. Mi hai ucciso un dente! </div>
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Praticamente non facevo altro che guardare il mio canino destro e pensare a te. Guardavo il mio canino su qualsiasi superficie riflessa, cercando di vedere se avesse cambiato tonalità dalla sera alla mattina, cercando di cambiare illuminazione e scegliendo l'illuminazione giusta nei giorni in cui non volevo pensare che il mio dente fosse morto. </div>
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Guardavo anche te, cercando di capire se stessi diventando più scura, più assente, se stessi scomparendo. Sei tornata da quel laboratorio, di quei laboratori di teatro stronzi intitolati come fossero orazioni funebri, e ti ho vista ingiallire a vista d'occhio: comincia tutto con il fatto che uno non ti cerca o ti risponde a malapena o non si ricorda cosa piccole che avete condiviso insieme. Al test del freddo il mio canino non risponde: ai miei messaggi tu non rispondi, o quando rispondi mi sembra di sentire una cortese receptionist che mi chiede se posso esserle utile. La receptionist è il primo segno di necrosi imminente.</div>
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Poi piano piano le tue risposte si fanno sempre più vaghe, ti invito fuori e tu prima mi dici che c'è una cena con il nonno e poi tiri fuori anche un farmaco nuovo che ti hanno cambiato e ti dà sonnolenza e mi viene da dirti, va bene, bastava il nonno come scusa, non c'è bisogno del nonno sotto psicofarmaci.</div>
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Un giorno decido di andare dal mio dentista d'infanzia, quello che sembra un elfo elegantissimo con la mascherina bianca sul viso. Mi dice che è morto, ma non cambierà nulla, che il dente devitalizzato è solo un dente meno idratato, un po' più fragile, con le mani fa un piccolo nido dove sembra accarezzare il mio canino immaginario, sembra promettergli un futuro comunque dolce e protetto. </div>
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Io in quei giorni sto malissimo perché mi sembra di non sapere più cosa sia vivo e cosa no, mi maledico perché, chi si è messa proprio davanti a quel pugno? Non mi so difendere il lato destro: ho una cicatrice dovuta a una brutta portiera che si è aperta sul ginocchio destro mentre ero in motorino a Roma, ho due denti del giudizio già cavati sul lato destro e non mi sono protetta davanti a quel diretto. Due mesi di boxe, non una grande passione e il risultato è un dente morto. Per giorni passo il lutto, il lutto per questo piccolo pezzo di me "mortificato, incapace di riprodursi" come dice l'etimologico. Tutti mi dicono che è lo stesso, che un dente devitalizzato non cambia nulla, che potrò amare, vivere, riprodurmi anche con un dente morto in bocca. Un giorno, nelle mie continue meditazioni sul dente morto, mi dico che allora sarà il mio canino destro un piccolo promemoria a futura difesa: a ricordarmi di proteggermi da chi non si rende conto di quanto sia forte il suo diretto, da chi non sa quanto io sia fragile. A ricordarmi che ciò che è duro muore. </div>
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Scegliamo il giorno della devitalizzazione. Quella mattina passo in rassegna tutti i rituali funebri del mondo per scegliere quello per il mio canino: ci sono quelli dei vichinghi che si fanno seppellire con le proprie schiave ma solo dopo averle fatte stuprare da tutti gli altri guerrieri, c'è una tribù in Africa dove quando muore il marito ci si taglia l'ultimo pezzo di tutte le falangi, in Madagascar invece continuano a danzare con il feretro per giorni e giorni in modo che non si addormenti nella sua strada verso l'aldilà. Alla fine con la mia amica accendiamo un incenso e ringraziamo il canino per avermi servito così bene tutto questo tempo e nel mio cuore gli chiedo scusa per non averlo protetto. </div>
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Il dottore prende un lungo binocolo che invece di guardare all'orizzonte entra dentro il mio canino, dove trova gli ultimi resti di una battaglia persa, i nervi rantolanti, e sigilla il dente come un piccolo tumulo nella bocca. Parliamo di tutto durante la devitalizzazione, parliamo della sua passione per il Tibet, della colatura d'aglio, del suo assistente peruviano che non torna in Perù da trent'anni per scaramanzia. Sembra uno di quei funerali allegri in Africa, dove si festeggia l'anima del defunto. Eccoci, dice il dentista, tutto perfetto, non cambia nulla, né per funzione né per estetica. </div>
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Quel giorno esco dallo studio del mio dentista elfo con un sollievo enorme. Triste ma libera. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Riguardo le poesie che ho scritto per te. Fai rima con -parola, -vola, -scuola ma poi mi rendo conto che l'unica parola che fa rima con il tuo nome è sola. Ti scrivo e usciamo. Miracolosamente ti presenti. Passeggiamo per Milano e tutto è come nei sogni di me e te che passeggiamo per corso Garibaldi, salvo che ci stiamo praticamente consegnando al patibolo. Ti racconto del mio dente morto e tu mi mostri una piccola stella d'oro che hai attaccato sul canino inferiore.<br />
Andiamo a Corso Como 10, c'è la mostra di Araki e questa cosa rallegra entrambe. C'è tutto quel sangue, quei corpi femminili legati da corde, i fiori talmente colorati da essere lugubri. I pupazzetti dei dinosauri mutilati sono buffi. Usciamo e scendiamo in metro - non prima di aver provato goffamente a invitarti a cena ma tu hai sonno/nonno/e altre scuse -, superiamo i tornelli e io:<br />
<br />
<i>IO: Ti chiedo un favore ora.</i><br />
<i>TU: Cosa?</i><br />
<i>IO: Ora guardami negli occhi e dimmi che non esiste la benché minima possibilità che io e te si costruisca una relazione. </i><br />
<i>(Sei dolce, mi guardi negli occhi e rispondi)</i><br />
<i>TU: Sono molto molto molto innamorata di una persona.</i><br />
<br />
Continuiamo la conversazione senza particolari drammi, tu mi dici che ti ho dato tanto, io scherzando ti dico che la tua storia non funzionerà, tu dici che la cosa ti sta già facendo male, io segretamente ci godo, poi scopro che si chiama come mi sarei chiamata io se fossi nata maschio, come se in una vita parallela saremmo potuto essere insieme. Nei toni siamo come due persone che parlano di progetti per la serata prima di dividersi tu verso Gessate, io verso Porta Genova, tu incontrerai Gioia alla fermata dopo, io non proprio.<br />
Sento che da qualche parte in mezzo al petto un dolore si spegne. Devitalizzato. Era quella piccola stretta di speranza che mi dava angoscia, era la possibilità di vederti ancora che mi torturava. Ora quel dolore ha smesso di esistere. Certo, quella specie di effervescenza è morta ed è morto anche qualcos'altro a cui adesso non so dare un nome. Ma almeno è finito il dubbio.<br />
Devitalizzata. Non è la stessa cosa come essere vivi, ma all'apparenza non cambia nulla. Nè per funzione, né per estetica. <br />
<br />
Oggi c'è anche la luna piena. La prima luna piena del 2017. Una luna piena di luce riflessa, una luna sbiancata dal freddo, una luna che rinomino Luna del Mio Canino Morto. Che dedico a te, Piccolo Dente di Stella.<br />
<br />
NECROSI: dal greco nekrosis, <i>mortificazione </i>che si riferisce alla radice sanscrita naç- <i>perire</i> che è in nac-ami, <i>sparisco, mi perdo, perisco</i> che si confronta con lo zendo naçu, <i>cadavere</i> sino pure al latino nex, <i>morte</i>.letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-37533125391292825242016-09-23T14:37:00.003-07:002016-09-23T14:37:55.463-07:00Sincera<div style="text-align: justify;">
Tu ti sposti, perché il tuo regoergometro è rotto. Allora ti siedi di fianco a me. Io sono talmente abituata ad arrossire in queste circostanze che davvero non ci faccio più caso: ho la calma pericolosa della piastra rovente. Soprattutto guardo in basso. Rossa e sguardo basso. È la mia tattica di seduzione. Ah, sì, rossa, sguardo basso e niente ceretta. Infatti mentre continuo a remare comincio a guardarmi le ginocchia, il punto più bastardo, dove i peli crescono con una violenza da bulli, anche se devo dire che toccarli contropelo mi rilassa abbastanza. Nonostante l'accanimento della mia estetista che ne ha fatto una sfida personale, quei peli non si levano, restano, come i palazzi brutti a Gratosoglio. Tu cominci a remare di fianco a me, con il tuo attacco slanciato, elegante, spingendo senza sforzo quei sei o sette chilometri di gambe abbronzate che non sembrano affatto risentire del fenomeno del pelo da battaglia. Poi l'istruttore ci vede un po' troppo sbarazzine e fa partire un tremila. Che vuol dire remare tanto. Tu sei capovoga. Io sono felice. Potrebbero essere le prove generali del nostro amore, visto che ancora non ci conosciamo e non ricordo il tuo nome, ma tu hai il sorriso più bello dell'universo e l'altra volta quando avevamo finito di vogare tu mi hai battuto il cinque e da lì ho capito di essere innamorata perché non ho mai provato nulla per qualcuno che mi avesse battuto un cinque, ma con te invece è una sensazione di sublime demenza.</div>
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Remare insieme prevede una connessione particolare: parti da una posizione comune tenendo i remi alla pancia, spingi i remi in avanti piegando le ginocchia e il carrello e poi di nuovo ti spingi indietro per dare il colpo. Tutto questo deve avvenire all'unisono, mentre il remoergometro calcola giri di pala e altri numerini. È difficile che accada se non si respira insieme e trovo questa cosa infinitamente romantica. Con la coda dell'occhio guardi sempre il capovoga per assicurarti di essere con lui, né in ritardo né in anticipo. Quindi mentre per esercizio devo assicurarmi di andare al tuo tempo comincio a farmi clamorose seghe mentali sul fatto che se fossimo in un film ora uno sceneggiatore ci avrebbe infilato una conversazione telepatica in cui io e te, con il sangue che pompa alla stessa velocità e il respiro che trangugia e sputa la stessa aria nello stesso momento, parliamo con il pensiero perché il canottaggio ha fatto il miracolo. Soprattutto dopo venti minuti di voga continua io ho smesso di pensare ai miei peli e spero che nella fatica tu non abbia davvero visto i miei. </div>
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<br /></div>
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Apro una parentesi per descrivere il conflitto interiore che mi divora riguardo ai peli superflui: vorrei abitare in un mondo in cui il pelo superfluo venga accettato perché è sessista e ingiusto che la donna debba pagare e soffrire per la pelle liscia, ma perfino io li trovo inaccettabili - e vado in giro in modi deprecabili con una mamma che mi urla spesso "no, in pigiama con te al bar non ci vado"- quindi mi ritroverei a creare un mondo di cui neanche io vorrei far parte.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNRi_Yg72_cQD2bu3XGkVFRC2i8FAChXdBI71mDGsKBnRNMikliLNzARaWy-pIIqah47BSecH24p-tGwp_s_xSXROMLoc7j5jIGz0Xyph4MMSiaJ1YJiC-qENzAs787AXpgULU1BFqJGuF/s1600/140053786_9855a0da8f_b.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNRi_Yg72_cQD2bu3XGkVFRC2i8FAChXdBI71mDGsKBnRNMikliLNzARaWy-pIIqah47BSecH24p-tGwp_s_xSXROMLoc7j5jIGz0Xyph4MMSiaJ1YJiC-qENzAs787AXpgULU1BFqJGuF/s320/140053786_9855a0da8f_b.jpg" width="320" /></a>Ritorniamo a noi che remiamo. L'istruttore ci ordina lo stop quando ormai le braccia non le sento più e non riesco più a spingere. Tu invece. Ci alziamo, andiamo sul prato, facciamo gli ultimi esercizi del massacro. Mentre ci scassiamo di flessioni, saltelli, balzi e addominali penso che però è bello condividere questi momenti di sforzo. Certo i fari illuminati evidenziano il mio pelo ma a questo punto mi sento come una donna nel bel mezzo di un parto che ormai non ha più nessuna dignità da difendere e neanche gliene frega una mazza. </div>
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Poi finisce l'allenamento. Io mi allontano ripercorrendo nella mente tutte le possibili scuse che avrei per poterti rivedere, visto che poi forse ci smistano di squadra e io potrei - Laura Pausini aiutami a dirlo tu bene - non rivederti mai più. </div>
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Poi tu mi raggiungi mi tocchi una spalla e mi dici <i>hei, tu da che parte vai?</i></div>
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La frase suona come l'orgasmo di cento angeli ma poi mi volto con l'ansia di un concorrente di rischiatutto alla domanda finale: siamo sui navigli, o di qua o di là, ho cinquanta per cento di possibilità di rispondere dal lato sbagliato. Ma ormai mi hai visto i peli, il sudore su cellulite e il tremolio della carne ai balzi e puoi vedere di me anche un certo impaccio quando indico <i>di là. ma se vuoi t'accompagno!</i> (dove? perché? E poi non serviva! Tu vai nella stessa direzione!) Tu mi sorridi e cominciamo a camminare. Io sfodero la mia solita tattica di rossore e sguardo basso che unisce me e Humphrey Bogart, passando per lo Yeti, in una lega immaginaria della sfiga in amore.</div>
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Però ci mettiamo a prendere in giro l'istruttore e gli altri e allora ridiamo: nel reparto derisione altrui per sciogliere la tensione vado forte. Hai davvero il sorriso più bello dell'universo. </div>
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Poi tu mi chiedi il numero. Io rispondo con quella disponibilità appena troppo accennata che vorrebbe passare per disinvoltura ed è invece senza dignità come il mio gatto quando verso i croccantini. Poi mi saluti e ti allontani. Poi ti volti, ritorni e mi dai un piccolo bacio sulla bocca, poi sfuggi. Ma io sono piuttosto perplessa. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sì, perché non è che io sia proprio una che si vede. Alcune hanno una camminata più maschile, alcune un abbigliamento, altre ancora qualcosa di forte nei lineamenti. Ma io sono una lesbica poco definita né in grado di vivere con grazia quei momenti. Cioè se smettessi di essere lesbica domani dubito che qualcuna se ne accorgerebbe. Che abbia voluto sfidare la sorte? Come sapeva da un tragitto di pochi metri che quella simpatia era già attrazione? Poi ho capito, erano le mie gambe sincere.</div>
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Qui arriviamo alla parola di cui volevo parlarvi: SINCERA. </div>
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Sincera deriva da SINCERUS che dicono composto di SIN, senza e CERA; cera. Si dice di qualcosa scevro di finzioni, che alcuni fanno derivare dal miele senza cera che è puro, mentre fanno riferimento agli scultori che non usavano la cera per mascherare i difetti delle loro sculture. Così io sono stata sincera con te da subito, e non ho usato nessuna cera, né d'api né al titanio, per mascherare un incredibile irsutismo. Questo fa di me una persona letteralmente sincera.</div>
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Dal momento che sono proprio sincera è bene che io precisi che da "Poi tu mi raggiungi..." in poi ho inventato tutto e che se devo essere sincera era meglio se a sto giro una cera me la facevo, che neanche le lesbiche impazziscono per i peli. </div>
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letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-4909856847708247182015-02-15T14:59:00.000-08:002015-02-15T15:30:06.397-08:00slavinadicono che le slavine annunciano la primavera.<br />
dal latino tardo labina, derivazione di LABI, ossia <i>cadere, scivolare.</i><br />
<br />
<a href="http://www.ultimate-ski.com/media/1022905/avalanche-teaser-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a><a href="http://www.ultimate-ski.com/media/1022905/avalanche-teaser-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span class="Apple-style-span" style="-webkit-text-decorations-in-effect: none; color: black;">Dicesi slavina:</span></a><br />
piccola ma pericolosa valanga, che di solito scende da pendii laterali scoscesi delle montagne, per lo più durante il disgelo invernale.<br />
<br />
ma pericolosa, dice.<br />
piccola - ma pericolosa.<br />
siete sempre pericolose, voi piccole.<br />
per lo più durante il disgelo invernale.<br />
<br />
io sono una montagna con pendii scoscesi.<br />
(scoscesi sono tutti gli incavi del mio corpo, carne a oltranza, pornoargilla tremolante).<br />
<br />
<div>
noi montagne ci facciamo fare qualsiasi cosa. E' il nostro stare montagne, è il nostro offrire superficie e spazio alle slavine. E' il nostro offrire catastrofi in caduta libera. Noi montagne permettiamo stragi senza fare assolutamente niente. Se ci vedono vacillare, se ci vedono ondeggiare, pensano sia la terra che ruota sull'asse. ci vogliono millenni e migliaia di slavine ma pezzetti della montagna si sgretolano e rotolano avvolgendosi alle valanghe di neve che ci attraversano, è così che strato a strato, pietruzza dopo pietruzza, voi slavine ci scavate via e ci portate a valle. </div>
<br />
<br />
vorrei<br />
qui per effetto<br />
della gravità sintattica<br />
farvi sentire il ruggito delle slavine,<br />
una galoppata di lacrime, sperma fonetico, sudore, umidore, liquido,<br />
splendore scivolare lungo le mie superfici scoscese con lievi<br />
smottamenti,<br />
di te che abbassi il viso e guardi e incoraggi questo franare di scudi, scuse,<br />
rapidità, stalattiti d'imbarazzo, gambe granitiche, circolazione sanguigna terrorizzata,<br />
con naso perfetto e sguardo volpino - dio lo sguardo - regni su ogni incavo, mentre annusi gli odori di ogni altrove e diventano tuoi, scaldi il corpo e neutralizzi il desiderio, presente come l'ossigeno, nessun segreto il desiderio, ora tra noi tutte, si presenta con lo stesso sapore dell'aria, entra ed esce, respira e imbocca linfonodi, capelli, tessuti invernali, costine, detersivo, distese di buono, di zolfo, di pungente, di tabacco, di niente, di me, posso essere io ma non lo sono, è mia la mano? è mio il piacere? è nostro? da dove sei caduta slavina? stai continuando a cadere? quanti villaggi vuoi coprire, quanti corpi godere, quanti fiato per sciogliere le tue nevi. Io ancora provo a ripararmi dalla slavina, infilo il naso nello spazio tra il seno e l'ascella, come un gatto respiro l'antro oscuro delle ali, quello spazio di cesura che apre l'abbraccio, tenersi strette mentre passa la slavina.<br />
<br />
e ora?<br />
<br />
<br />
<br />letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-90611684374334305982015-02-13T14:44:00.001-08:002015-02-13T14:44:25.921-08:00viola<div style="text-align: center;">
piccolo interrogatorio al colore viola come persecutore cromatico dei miei giorni.</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh186G2GmSUrCoaDQCQMl_q_z1HMttdDaL5QSreHtGyF2ZUBjp0nXGyc6XemHYgq-x9g70oAbVamjOVYuY63MML7BtVDrOO2QxytNyvZZiDosuFMjt_ThZzTTVOfMuphzV-MwzYEHGwoa-j/s1600/double_rainbow_shutterstock_2994260_web.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh186G2GmSUrCoaDQCQMl_q_z1HMttdDaL5QSreHtGyF2ZUBjp0nXGyc6XemHYgq-x9g70oAbVamjOVYuY63MML7BtVDrOO2QxytNyvZZiDosuFMjt_ThZzTTVOfMuphzV-MwzYEHGwoa-j/s1600/double_rainbow_shutterstock_2994260_web.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
tu eri viola, anzi violetta, quando sono nata, mi hanno messo in braccio a te, che aspettavi la mia nascita leggendo il topolino. hai creduto di odiarmi sentendo il mio arrivo, disegnavi grandi mostri sul muro, dicevi tu, no, non sarai mia sorella, non sarai altro me, solo mia la mamma, solo mio il papà, solo io a scatenare i capelli al vento mentre tutti ridono. Invece quando mi hai vista hai deciso che ero solo tua, né di mamma, né di papà. Da allora sono stata la tua bambola, prima mite sbrodolina, poi chucky, spesso bambola assassina. Tu viola, tu violatrice, violenta eri violenta ma violenta anche d'amore che qualche volta mi stringevi così forte da confondere i denti e le mascelle, io e te sorelle, che quando ci dimostriamo affetto sembriamo ringhiare come cani.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tu eri il mio violino a undici anni, ti avevo scelto perché un pianoforte costava troppo e sembravi essere modesto nella presenza. Invece nelle mie mani tiravi suoni strazianti, scorticavi le dita - la punta dell'indice e del medio che soffrendo ti dedicavo. Per entrare nei tuoi misteri avevo un maestro grosso con i capelli e il naso rosso e due mani che potevano frantumarti solo toccandoti. Eppure con lui i tuoi suoni erano saltelli di vespa, con me lamentazione d'asina. Ti ho mollato, allontanandomi in silenzio, sperando non ti accorgessi del mio abbandono. Non so come, sei arrivato nel fondo di un armadio e qualche volta la notte ci pare di sentire un pianto, un pianto di vecchio, forse sei tu, violaceo di silenzio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
tu eri viola quando avevo quindici anni e ti ho chiesto da accendere - sottinteso "mi intossichi ti prego?"-</div>
<div style="text-align: justify;">
Stesso liceo, tu bionda, io mora, tu luce, io ombra, tu ordine di parquet, io sporco di catrame, tu tuttiragazzi, io luposenzafidanzato. Alla sera pensavo a come farti ridere il giorno dopo, non ho mai capito di essere innamorata di te. piango per la tua voce cristallina, piango per le tue vene al led mentre nelle mie scorre la pece. Tu studi ad orari stabiliti mentre io vorrei vederti, forse solo perché non voglio studiare. tu stabilisci, tu dimagrisci, tu ambisci, ci perdiamo di vista. Ricordo ancora quando ti chiamai per dirti che andavo a vivere in un'altra città. Hai cominciato a singhiozzare lacrime d'uvaspina, inaspettata sorridevo per quell'improvviso e inaspettato scioglimento di viola.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma eri bionda, se proprio vogliamo precisare, al viola non ci sei mai davvero arrivata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Violetti gli ultraraggi che mi uccidono al mare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Viola l'ultimo chakra che è la frequenza dello spirito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Viola le più sottili vibrazioni dello spettro solare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Viola che porta sfiga agli attori.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Viola è affine al greco ION che aveva un'aspirazione al posto del digamma eolico e della V dei latini, che infatti hanno nello stesso ceppo VIERE, <i>annodare, intrecciare</i> da cui il senso di flessuoso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Viola che oggi è un cespo di ricci che ondeggia e si avvolge ai miei passi, al mio sguardo, si avviluppa ad ogni domanda. T'ho visto l'altra sera che ballavi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mi hai guardato,</div>
<div style="text-align: justify;">
mi hai chiesto: sei tu?</div>
<div style="text-align: justify;">
ti ho detto, sì e tu? sei tu?</div>
<div style="text-align: justify;">
Hai detto sì.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi ti ho seguito fino in bagno ma sei scappata via di nuovo, troppo bagno, troppo io, troppi ricci tutt'e due. La tua amica era anche dispiaciuta, pensava che come abbinamento, di colore e di cuore, andassimo proprio bene. Tu viola, io terrore.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho capito dopo che eri lesbonazi anche tu, una razza pericolosa per me che sono eterosemita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non ti ho pianto, non ti ho desiderato. Ti ho sezionato, ti ho reciso come un bel fiore da donare all'aria che lo seccherà.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ti ho rivisto l'altro giorno su un vassoio di vasetti di viole del pensiero, all'esselunga, dove affogo i dispiaceri guardando scaffali di offerte, tutte mie, tutte speciali. Ho pensato a tutte le piante che ho sterminato. ti ho vista nel viso dolce di una viola a strisce gialle. mi hai guardato, costo poco hai detto, dai sì ti trapianto ho esultato, poi ho pianto perchè non ho tempo nè voglia di essere il tuo carnefice. Ti ho chiesto, piccola viola, frequenza misteriosa e quaresimale, viola, colore viola, sorella viola, strumento viola, amica viola, amante viola, cosa posso fare per te? perchè ti avvicini e poi ti neghi? perchè mi accosti e poi di nuovo sfumi? </div>
<div style="text-align: justify;">
Dicono i saggi che un<span style="border-bottom-width: 0px; border-color: initial; border-left-width: 0px; border-right-width: 0px; border-style: initial; border-top-width: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; outline-color: initial; outline-style: initial; outline-width: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; vertical-align: baseline;"> eccesso di viola può provocare</span> malinconia e perdita del senso della realtà e di concretezza. </div>
<div style="text-align: justify;">
In questi giorni prego a piccoli sospiri di essere daltonica, di perdere il settimo chakra e con lui la ghiandola pineale e tutta la violenza viola.</div>
<div style="text-align: justify;">
Prego di dimenticare in fretta quella fetta di viola che per una frazione di secondo ho intravisto nella parte più bassa di un arcobaleno visto dal treno. Ero al telefono con un'amica e ho urlato: è viola, l'arcobaleno, viola! Per un attimo ho pensato fossi tu. Poi ho capito che era l'umidore del finestrino in uno strano, perfido gioco di luci della pianura invernale. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
piccola, invisibile, nota di speranza: quando c'è un doppio arcobaleno il viola è l'ultimo colore che preannuncia e crea il rosso. E' il simbolo della rigenerazione, della vita che rinasce dopo la morte. Spero solo tu sia quindi una spietata violazione del mio sacrosanto diritto all'amore prima dell'arrivo di un'insensata felicità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-5813995258672905052015-01-24T10:06:00.002-08:002015-01-26T08:41:20.993-08:00CHETAMINA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZyvEBJA-CWkqv3kusUZtspF7mzFSk5-yELfOAoPoYlKRSf7djWgUEiMGWZa37aQezSoyne2VklK2hMKlxTFntXSqzRmvkt7hCkYdXCWKX5eazimdLzFMM7A2rboNDEUSWEDfBRuPH5iTm/s1600/ketamina.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZyvEBJA-CWkqv3kusUZtspF7mzFSk5-yELfOAoPoYlKRSf7djWgUEiMGWZa37aQezSoyne2VklK2hMKlxTFntXSqzRmvkt7hCkYdXCWKX5eazimdLzFMM7A2rboNDEUSWEDfBRuPH5iTm/s1600/ketamina.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">poi ci chiudiamo in bagno. sul water ci sono strisce di carta igienica che ricoprono il bordo del water zuppe d'acqua e pipì. è il momento che sognavo da piccola. quello in cui ci si chiude in uno stanzino con quelli fighi. quelli che hanno delle cose. delle cose segrete. delle cose proibite e segrete. c'è qualcosa avvolto in un piccolo foglio che, per una tenera ironia, è una pagina di topolino.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">arrivi anche tu. e ci sono anche lei e un'altra. ma non siamo un noi. lo so che non faccio parte di noi.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">tu stendi le righe su una tessera sanitaria, di quelle con il chip magnetico. di tutte le superfici proprio quella.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">sei il sogno di uno scrittore ed è per questo che potrei stare a guardarti per ore. Poi tirate su la polverina con il naso, io no.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">"credo sia la prima volta che vedo delle persone drogarsi", dico, con l'animo a carati d'oro misto a una sensazione di sfiga senza limiti.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">l'altra esplode in una risata così forte che fa quasi volare via la polverina, come woody allen in un film.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">e tu insisti. dai, 'sto sketch, questo piccolino, dai provalo. ma cos'è? hai lo spauracchio?</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">questa mania di dover condividere le droghe.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">è una delle poche volte in cui il mio vizio di isolarmi, di comportarmi diversamente mi aiuta, mi salva dall'ennesima dipendenza. sì, perchè sono una di quelle odiose che ti dice, no guarda io non la provo neanche so già dove finisco.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">ketamina: l'ho sempre trovato tenero come nome. Come una specie di vitamina. è solo una polverina, una cosa piccola che non si vede. la droga in questo senso è molto simile alle parole, alla poesia, per esempio. E' una cosa piccolissima, fine, che viene assorbita in silenzio e provoca tracolli e vertigini. Certo la ketamina non ha bisogno di relazione, sguardo, consapevolezza. ti porta nella sua realtà e ti fa fare un giro. </span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">con la mia voce da patty di charlie brown dico manonèunsedativopercavalli? residuo di informazioni di chiacchiere da liceo.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">e infatti tu mi rispondi sì.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">l'altra mi dice, ma va, sono leggende.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">vi guardo mentre non vi succede niente, mentre qualcosa dentro di voi comincia a portare informazioni in giro per l'organismo.</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">ho assistito alla liturgia ma il corpo di cristo non sono riuscito a mangiarlo. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">la ketamina è:</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">A</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">parenterally</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">administered</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/422/anesthetic" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">anesthetic</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">that</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">produces</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/15462/catatonia" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">catatonia</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">,</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">profound</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/11069/analgesia" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">analgesia</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">,</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">increased</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/46172/sympathetic" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">sympathetic</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/9781/activity" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">activity</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">,</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">and</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">little</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/42087/relaxation" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">relaxation</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">of</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/7558/skeletal" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">skeletal</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">muscles</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">;</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/44032/side_effect" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">side</span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">effect</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">s</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">include</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/44012/sialorrhea" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">sialorrhea</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">and</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">occasional</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">pronounced</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/20653/dysphoria" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">dysphoria</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">,</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">especially</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">in</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">adults</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">;</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">chemically</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">related</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">to</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><em style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><a href="http://medicine.academic.ru/38248/phencyclidine" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">phencyclidine</span></span></a></em></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">(</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><a href="http://medicine.academic.ru/6174/PCP" style="color: #0d44a0; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-decoration: underline;"><span class="w" style="border-bottom-color: initial !important; border-bottom-style: none !important; border-bottom-width: initial !important; cursor: pointer; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">PCP</span></span></a></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">),</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">it</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">can</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">produce</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="w" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; cursor: url(http://dic.academic.ru/images/lense.cur), help; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">hallucinations</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"></span><br /></span>
<br />
<div style="line-height: normal; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></span></div>
<div style="line-height: normal; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">viene usato dai veterinari e per sedare anziani e bambini.</span></span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span>
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">provoca salivazione in eccesso e disforia che è uno stato fastidioso di disagio. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">la radice di keto, provo a cercarla, mi ricordo vagamente di un verbo in greco che è legato allo stendersi o al tavolo. </span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">scopro che Keto era la dea marina delle balene, degli squali e dei mostri marini e che impersonava i pericoli del mare.</span></span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"> </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">
</span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">infatti ora usciamo fuori dalla toilette con aria segreta e compiaciuta verso un mare scuro e tempestoso: un club dove se mi metto vicino alle casse mi sembra di essere nella pubblicità delle fasce rassodanti che vibrano sui fianchi. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">so che gli artisti che ho amato di più hanno fatto uso di droghe, hanno creato canzoni, testi, poesie, quadri, visioni, estasi fondamentali per la mia vita. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">eppure io non ce la faccio a prendere niente perchè ho bisogno di rimanere selvaggia, di provare tutto, di non anestetizzare niente. sarebbe una perdita di tempo, una lacuna nel mio modo di sentire il mondo che richiede una smisurata adesione al reale. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">
</span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">allora ti guardo. e sei la creatura più bella e stupefacente che abbia mai visto. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">ti metti al lato del palco, proprio di fianco alle casse che ti fanno sentire come se fossi in fondo al mare durante un bombardamento aereo. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">è un po' strano starti vicino perchè non ci parliamo più da quella volta. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">o meglio, abbiamo azzerato e adesso mi sa che ti do' anche un po' fastidio perchè non sai dove mettermi, dove collocarmi, non siamo ancora amiche e forse aspettiamo entrambe che scenda la tensione di un'intimità abortita.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">mi rifugio in un angolo buio e ti guardo, con il tuo bagliore biondo, camminare avanti e indietro in questo angolo di pista vuoto che hai trovato. muovi il capo come tirassi piccole testate all'aria ma trovando una specie di gomma a respingerti. muovi le gambe come se tirassi calci alla sabbia per terra. sembri un bimbo sperduto. avanti e indietro come un carcerato.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">
</span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">mi guardo intorno, siamo in un gigantesco cubo di cemento della periferia di milano. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">intorno chilometri di strade e nebbia e lampioni nel nulla.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">qua dentro centinaia di persone che si muovono come zombie emotivi al suono della industrial più pesante che si possa immaginare. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">se ora tutte le sostanze stupefacenti che hanno assunto si illuminassero di luce fosforescente lo spettacolo sarebbe quello dell'oceano profondo dove abitano interi mondi di creature ultramarine. qua invece ci sono solo giovani milanesi convinti di andare all'eccesso, di aver superato il proprio limite settimanale, di aver esercitato una libertà psicotropa. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">un buttafuori rumeno sbraita contro un tipo che è salito su una colonna per fare una foto. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">poi tu mi dici, mi annoio, andiamo. io non so come farti divertire. dove sono le altre? stanno limonando? dici tu e in quel momento penso che sarebbe proprio bello io e te. ma niente.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">anche lei e l'altra dicono andiamo. proviamo a fare le stupide, a sbranare via alla notte un brandello di euforia, forse qualche afflato erotico ma si è già spento nell'ammoniaca chetaminoide. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">forse voi che avete condiviso questa cosa passerete la notte insieme a cercare altri mostri marini. io sono rimasta nella mia piccola pozzanghera di considerazioni semplici da peppapig, tipo, sonno, freddo, bacini, nebbia.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">
</span><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">tornata a casa mi siedo appoggiando la schiena al muro: d'improvviso, quando il tremito delle casse esaurisce la sua eco dentro di me, si ricompone una visione: stradoni lunghi che corrono invisibili nella nebbia, luci accecanti, kapò furiosi (rumeni, gli ultimi degli ultimi, obbligati a sgridarci), deportati, suono di macchine pesanti, bisogno di incarnare il nulla per poter celebrare la morte. tutto quello che ho visto stasera è qualcosa che mi ricorda il funzionamento di un campo di concentramento dove tu inquieta ti arrendi a un oblio ordinato,</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">dove qualcuno ti ha riconosciuto come razza da eliminare e ti propone una sostanza per "evadere" mentre sei già una deportata. </span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">sì, ok, sono un po' tragica, è solo un sabato sera e tu eri già pronta a dire che erano cinque, anzi , dieci anni che non prendevi la chetamina.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">cosa vuoi che sia, un passaggio chimico nel tuo corpo? nulla, anzi guarda non è successo nulla, non è successo nulla questo venerdì, come non succederà nulla sabato e neanche venerdì prossimo, continuerà a non cambiare nulla.</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">(ma io in clandestinità continuerò ad avere visioni di smisurata realtà)</span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><br /></span></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><b>ketamina macht frei.</b></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><b>cocaina macht frei</b></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><b>techno macht frei.</b></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><b>lavora e guadagna macht frei.</b></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><b>milano macht frei. </b></span></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="line-height: 21px;"><b><br /></b></span></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 14px; line-height: 21px;"><b><br /></b></span></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 14px; line-height: 21px;"><br /></span></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 14px; line-height: 21px;"><br /></span></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 14px; line-height: 21px;"><br /></span></span>
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<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 14px; line-height: 21px;"><br /></span></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 14px; line-height: 21px;"><span class="Apple-style-span" style="color: #999999; font-family: 'Source Sans Pro';"><br /></span></span></span>
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<span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, Tahoma, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 21px;"><br /></span>letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-51733891052421869432015-01-05T04:06:00.001-08:002015-01-05T07:32:46.406-08:00PINODANIELE<div style="text-align: justify;">
Pinodaniele non lo sa e non lo saprà, ma mi mancherà tutta la vita. Ci sarà sempre uno spazio per un sentimento chiamato Pinodaniele. </div>
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Per esempio per me pinodaniele è un tardo pomeriggio a Londra, a casa di mio padre, che non c'era, come al solito. Mi annoiavo ed ero cicciottella e troppo pavida per superare il complicato sistema antifurto che mio padre aveva attivato prima di uscire e avevo già guardato tutti i film del mondo. Quindi facevo la ginnastica. Con "Io per lei"e tutte le canzoni dell'unico disco che conoscevo, in mezzo alla musica forestiera. Mi ricordo che quel giorno riuscii a fare la spaccata per la prima e unica volta nella mia vita. L'unico testimone era Pinodaniele. Che con quella vocina dolce sembrava dirmi "brava!".</div>
<div style="text-align: justify;">
<img alt="PinoDaniele - diario partenopeo" class="alignright size-medium wp-image-7446 colorbox-7444" src="http://www.diariopartenopeo.it/wp-content/uploads/2014/03/PinoDaniele-diario-partenopeo-300x225.jpg" height="225" width="300" /></div>
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Pinodaniele è quella sensazione di essere importanti nel mondo anche se sei cicciottello e con la voce buffa. Anche se sei tamarro. Anche se hai dei capelli lunghi vaporosi, grigi e ti vesti come un camionista dell'Arizona. </div>
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<br /></div>
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Pinodaniele è anche un sentimento complicato di familiarità e vergogna, infatti non ho mai sbandierato il mio amore per pinodaniele. Specialmente tra amici e familiari a cui spesso sentivo dire "Pinodaniele, sì, ma solo il PRIMO Pinodaniele, quando si faceva d'eroina, poi è diventato commerciale". Per me invece Pinodaniele è tutto Pinodaniele. Anche quello di "Sara", anche quello di "Dubbi non ho", anche quello di "col sorriso di plastica mentre fai la ginnastica", perfino quello che canta con Irenegrandi. Mi dicevo, se lo ha fatto Pino vuol dire che c'è un buon motivo.</div>
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Pinodaniele è quella leggera sensazione di sollievo, di sapere che aveva superato demoni tossici e adesso era qui, magari più pop, magari più synth, magari con ritornelli imbecilli e accenti melensi, ma presente. Mi ricordava la storia di mio padre che per anni aveva danzato con la morte come lui ed era ancora qui, insopportabile ma qui, sulla terra. </div>
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Pinodaniele è un sentimento di perdono: ero sul cammino di Santiago, una ragazza di vicino Napoli mi aveva lasciato in malomodo, senza cuore. Io camminavo tanto per non pensare. Avevo anche lasciato l'iphone dietro per disintossicarmi lo sguardo da quei pallini rossi che segnalavano un suo possibile messaggio. Ma poi per lasciare dietro i rigori fanatici, ho chiesto in prestito il lettore a mio fratello. Avevo un leggero timore, di tornare alla mail, di vedere se mi aveva scritto, se aveva cambiato idea, di cadere nella rete. Per distrarmi ho guardato che musica aveva: l'intera discografia di Pinodaniele. Non avevo mai saputo della passione di mio fratello per Pinodaniele. Siamo cresciuti distanti, eppure Pinodaniele aveva parlato a entrambi con il cuore, a noi piccoli torinesi dai modi freddini. Salivo sui lievi pendii delle Asturie e guardavo l'oceano ascoltando "Cammina, Cammina", un pezzo in cui un vecchieriello cammina sul porto ogni giorno e pensa a sua moglie che è morta. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Pinodaniele è un sentimento di innocenza, di buono, di semplice, di essere irresistibilmente dolce, di essere disarmato - me sent' nu creaturo ca nun po' fa pipì. Era l'amicizia con una mia compagna di liceo, napoletana anche lei, con cui ascoltavo Napul'è, pure se a Napoli non c'ero mai stata. Era essere un po' ingenui. Era cantare napoletano, inglese e italiano e tutto si teneva insieme con la musica. </div>
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Pinodaniele è imparare gli accordi di "E cerca e me capì" e "Putesse essere allero" sul tetto di una piccola casetta del Pigneto, durante un'estate difficile, quando mia sorella si è ammalata e provavo a imparare una canzone da cantarle in ospedale. Mai riuscita. Ma lei è guarita e secondo me è stato anche Pino a proteggerla.</div>
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Pinodaniele è una sensazione inadeguata, intima e ridicola, come sentire della sua morte da un dj di una radio stupida in un bar qualunque di Milano, è sapere che mentre andava all'ospedale per provare a salvarsi dall'infarto ha bucato una gomma sull'Aurelia e quante volte capita oggi giorno di bucare, dai, e porcaputtana non lo vedrò mai in concerto e pagare in lacrime il caffè con il barista perplesso - che fai, piangi per uno famoso? - e comprare una kenthia alta due metri per provare a mettere qualcosa di vivo in questa giornata. E' quella cosa tragica e comica che mi fa sentire così vicina a lui oggi.</div>
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letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-26612868485268228962015-01-01T14:39:00.004-08:002015-01-02T07:05:10.497-08:00LIMONARE<div style="text-align: justify;">
Tu hai gli occhi felici di un cane da appartamento signorile. Non ti ha toccato nessun problema nella vita, tranne forse una lieve isteria, che hai pensato di curare andando a vivere a Parigi, dove, come dici tu, sono tutti un po' folli e "io mi sento a casa". Hai braccia lunghe e magre, porti un vestito rosso e bianco estivo, per i nostri due gradi milanesi, ma sembra esserti caduto addosso per sbaglio o che tu l'abbia raccolto in qualche dormitorio, come Suzanne di Cohen, ma tu non reggi lo specchio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Balli come raffaellacarrà durante un attacco epilettico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Hai una voce infantile e un finto accento francese, sul tuo italiano che dovrebbe essere italiano visto che, SEI italiana.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi racconti la storia di una sceneggiatura che hai scritto, molto debole e poco interessante.</div>
<div style="text-align: justify;">
Fai atti eclatanti di infantilismo come sparire o cambiare musica o mangiare pezzi di ananas con lo sguardo fisso nel vuoto, guardando gli altri come se fossero gli adulti e tu la piccola.</div>
<div style="text-align: justify;">
<img alt="" class="size-full wp-image-5483 alignright" src="http://media-benessere4.atuttonet.it/wp-content/uploads/tea-flav-lemon-mint.jpg" height="202" title="limone e menta" width="226" /></div>
<div style="text-align: justify;">
E allora perchè da mezz'ora non riesco a staccare le mie labbra dalle tue in mezzo alla pista da ballo di un vecchio locale pop-retrò di milano, schiacciate da una ressa di gente che stasera, perdio di tutte le sere, si deve divertire?</div>
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Non c'è sensazione soave come quella di baciare un'altra persona. E' quel moscacieca nel soffice del viso, è carezzarsi ridacchiando come due bambine autistiche - tu più di me -, sapere anche a occhi chiusi che la bocca è lì, è una vertigine quando si supera per la prima volta lo spazio di sicurezza dell'altro con il viso, quel pericolosissimo viaggio del viso verso il viso dell'altro. Mi trovo a dondolare lentamente, probabilmente una mano si appoggia al fianco ma solo per trovare qualcosa da fare o forse per trovare la giusta leva. Dopo un po' che dondoliamo mi accorgo che quella sensazione di precarietà, di non sapere dove mettere il corpo è svanita, abbiamo trovato un punto di contatto che ci fa restare in equilibrio, come certi esercizi zen che ti chiedono di mettere in equilibrio una pietra perpendicolare su un'altra. Esiste un punto di equilibrio che è solo uno. </div>
<div style="text-align: justify;">
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Io poi spesso inclino la testa perchè sono mediamente più alta e di solito la inclino a sinistra. Tu hai una bocca che a parlarti sembra grande e carnosa, ma a baciarti è piccola e ruvida, come quella di un gatto, senza i denti affilati. Mi piace che mentre ti bacio sento un preciso flusso di elettricità scorrere nelle nostre bocche, come se stessimo parlando. Si crea uno spazio di tepore solo nostro e siamo in mezzo a centinaia di persone ma quello spazio è protetto come se avessimo trovato un ombelico, un riparo, un varco. C'è la rivelazione dell'umido, la lingua, che fornisce informazioni ancora più sottili e intime alla mia. Lo chiamano bacio alla francese. Mortaccitua. Proprio dalla Francia dovevi tornare stavolta?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Qua, in Lombardia, dove si mangia sushi con contorno di cassoeula, dove tutto è nebbia, buon senso e modi bruschi, qua dove per la prima volta mi è capitato di arrossire ascoltando certe espressioni o certe parole, qua, baciare si dice limonare. </div>
<div style="text-align: justify;">
L'ho sempre trovato imbarazzante come termine, forse per via di quella L che alludeva al liquido e a troppa intimità esposta, poco romantico il termine limonare, specialmente in bocca a certi amici miei che amano espressioni come "limonare duro". </div>
<div style="text-align: justify;">
Ma stasera ho scoperto l'etimologia, che è molto più lieve e romantica di come me l'aspettassi. Limonare deriva proprio da limone, di solito venduto in coppia dagli ambulanti che esclamavano "cinq ghei due, i limonitt'", cinque centesimi due limoni. I milanesi hanno poi preso in prestito l'esclamazione per canzonare le coppie d'amanti.</div>
<div style="text-align: justify;">
I limoni venivano venduti solo al paio proprio perchè due su uno stesso picciolo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Come mi sento io mentre ti bacio e non riesco a staccarmi.</div>
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letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-15604323441743472282014-12-25T11:52:00.004-08:002014-12-25T11:52:44.961-08:00TRAMONTO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7Ul0frsC9oIVkeEeH5MOfYf754pqWK5BPvguPONOWsQyj7rrnULsrGj4WYj_l7HRkXVMxg6y6qRLY6gOELRfXgQbwnmaVUs_J6LaoWvqlF6yvO782oG5F8wI54AOHyhDFmnjne7DGtBgG/s1600/Indoor_Sunset.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7Ul0frsC9oIVkeEeH5MOfYf754pqWK5BPvguPONOWsQyj7rrnULsrGj4WYj_l7HRkXVMxg6y6qRLY6gOELRfXgQbwnmaVUs_J6LaoWvqlF6yvO782oG5F8wI54AOHyhDFmnjne7DGtBgG/s1600/Indoor_Sunset.jpg" height="216" width="320" /></a></div>
Pranziamo, è bello. Sa di buono. Regali, scarta, apri, ridi, rido, ride, esauste cartacce. Dopo pranzo io e la piccola cominciamo a cantare tuttialmare. C'è una luce che ci chiama fuori. Dai, andiamo. Noi cappotti umidi, noi
con torpore ma anche un piccolo bisogno d'aria. La macchina di mia
sorella: ogni volta che guidiamo insieme le due ripide salite e la
strada sterrata che porta a casa sua, sulla collina, mi accorgo che lei è
anche così. Prova emozioni sterrate, eppure resiste. Sballonzola, viene
sbalzata ad ogni dosso, ma gli ammortizzatori per qualche quieta
obbedienza accolgono l'urto. Sta quasi facendo buio. Ma andiamo comunque, come un gesto disperato, come una bella emergenza, una specie di segreto rituale che conosciamo solo noi, acchiappiamo l'ultimo lucore. In macchina rimaniamo in silenzio anche quando ci accorgiamo che il cielo sta facendo la ruota come un pavone davanti a noi: è fucsia e rosa e arancione e ci sono scìe chimiche - chimiche come te, bionda grigia - e ci sono violente piroette viola. Ci avviciniamo a Baratti, dove andiamo sempre e scendiamo dalla macchina. Ci basta poco, ci basta scendere dall'auto, accostarci al mare, sentire la sabbia sotto le scarpe, una cosa così soffice e così poco invernale. Stiamo di fronte all'acqua. Il promontorio è nero, il cielo dolce, l'oscurità delle onde del mare mi calma. Penso adesso a te, che ti sapresti divertire anche in questo momento, mentre io sono così solenne e emozionata nella mia giacchetta di pelle nera. Riesco solo a stare zitta e assorbire questo lucido mare laccato. Tu faresti una faccina buffa, una ruota - anche tu come il cielo - e poi via ai commenti inopportuni sul tramonto.<br />
Che non è il nome giusto. Tramonto vale solo per la zona orientale dell'Italia. Perchè indica il calar del sole e degli altri astri al di là dei monti degli Appennini. Ma noi siamo in Toscana, a noi il sole cade nel mare. Non tramonta, ammara. Tramortiamo questa giornata che sempre più sembra il testo di una canzone italiana, abbraccio di lato mia sorella, appoggiamo la testa l'una all'altra, proviamo a stare in silenzio, ma senza troppo impegno, tra poco il sole si porterà via tutto, qualsiasi errore verrà perdonato a bagno nel mare.<br />
Andare al mare a Natale è la cosa vicina a un rituale che io conosca. Il mare, come dice Gualtieri, la più antica delle divinità.letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-79852011004334195802014-12-14T15:37:00.004-08:002014-12-17T03:32:11.413-08:00BIONDA<div style="text-align: justify;">
Io e mio padre abbiamo lo stesso debole per le bionde. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non ricordo molto della mia infanzia, mi ricordo solo associazioni cromatiche emotive che dividevano il mondo in: Milano, mamma, mora. Londra, matrigna, bionda. Non ho mai preferito quella bionda a mia madre ma era viva l'impressione del riflesso dei suoi capelli nei miei occhi. Su entrambe le città una pioggia persistente, ma se la bionda sembrava alleggerirsi nell'umidore, mia madre annegava nella pioggia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<img alt="Photo of Daryl Hannah from Blade Runner (1982)" border="0" class="img-center" src="http://www.hotflick.net/flicks/1982_Blade_Runner/982BLR_Daryl_Hannah_016.jpg" width="633" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Vedere una donna. Se è bionda la vedi prima. Ieri sera, sapevo che saresti venuta, ma non arrivavi. Io nel frattempo provavo a interessarmi, a seguire i pezzi di letteratura underground di incredibile valore che venivano letti sul palchetto del solito posto punk dove va in scena il meglio e il peggio della mia vita di cuore. Ogni tanto provavo ad atterrare su qualche parola ma in realtà fissavo la porta tipo dalmata che aspetta il padrone. Ho incontrato amici che non vedevo da tempo, persone di un'intelligenza straziante e dal cuore infinito e non riuscivo neanche a sentire la risposta al mio - fintissimo - come stai. Sì, bene ma io stavo già fissando la porta. Ed è dura raccontare la tua vita a qualcuno che ti sta davanti e guarda dietro. Ogni tanto mi spostavo in modo da avere lo sguardo rivolto sia alla persona sia alla porta ma la persona con cui stavo parlando - Vincenzo, Andrea, Silvia, Giorgio, e chi altri, vi prego di perdonarmi - di tanto in tanto si girava per capire se avessi visto qualcuno dietro di loro, qualcuno che doveva essere Gesù o Krishna o Lady Gaga.</div>
<div style="text-align: justify;">
Comincio a vederti nella testa canuta di alcuni vecchi frequentatori del posto, gente che - come te - si è sfasciata nel tempo e nella militanza. (tu manco la militanza). </div>
<div style="text-align: justify;">
Al 90esimo minuto mi arrendo, mi arrendo alla tua assenza e ai fuochi fatui dei tagli alla moda di milano che fanno sembrare ogni caschetto platino il tuo. Più precisamente caschetto platino argentato, con sfumatura sul collo, un punto del tuo collo dove avrei volentieri chiesto asilo permanente. </div>
<div style="text-align: justify;">
A quel punto entri, meccanica e festosa come uno squalo in traiettoria. Vai al bancone con due amiche altrettanto biondo platino. Sembrate una congrega di cherubini nazisti. Ahi, Milano asburgica, ahi, Milano, rimmel colato di Berlino, ahi Mailand, che ossigeni i tuoi figli e li rendi insensibili all'amore a getti di cemento e design. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mi avvicino al bancone, il tuo biondo argentato crea vapori nell'aria, forma una specie di nube gassosa esilarante, io mi arrampico sul bancone, nel caso tu non mi avessi ancora vista. Tu stai prendendo da bere con queste tue amiche che hanno pure loro Willy Wonka come parrucchiere. Non riesco a crederci ma siete tutte il ritratto della salute cibernetica, tutte un incrocio tra Daryl Hannah in Blade Runner e san Francesco. Avete tutte un'aria annoiata e lievemente frivola, e da bionde sapete che il mondo avrà sorrisi e baci per voi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non riesco a raccontare cosa sia successo dopo perchè è davvero impulsivo il protocollo che ho seguito. So che mi sono svegliata con una netta sensazione di biondo. Ma di un biondo così freddo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dal latino BLUDUS, che alcuni spiegarono con BLADUM, <i>biada</i>. Ma la verità è che questa ossessione di biondo è partita in Germania, i primi a inventare la decolorazione e la tinta bionda, forse perchè avevano visto dee bionde come te: in quel caso però l'etimo è BLODE, che significa <i>debole</i>, nel senso di <i>molle, delicato</i>. Infine, altri riprendono BLONDEN dall'anglosassone che deriva a sua volta dall'alto tedesco BLANTAN (vedi blend, in inglese, non a caso anche legata al mondo dei liquori) verbo che significa <i>mischiar</i>e, cioè di colore misto, <i>grigio</i>. Come sei tu sullo sfondo di questa città.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(Anche se una parte del mio cuore ancora spera sia la voce latina ABLUNDO, metatesi di ALBUNDO, da ALBA, con caduta della A, che accosta BIONDA agli aggettivi francesi come ALBERNE e AUBORNE, aggettivi dei colori che hanno <i>il color dell'alba</i>, così come, al risveglio, ho visto i tuoi - arruffati e arresi - nella prima luce del mattino.)</div>
<div>
<br /></div>
letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-12475797812690550992014-12-10T15:18:00.003-08:002014-12-10T15:23:45.049-08:00BOXEProvo una palestra di boxe che mi hai indicato, davanti a casa, proprio due passi. Sia perché sono incazzata con te e ho bisogno di lasciare andare la rabbia, sia perché ho voglia di te e quindi sublimo con la boxe. Ho sempre il trauma di inizio corsi quindi avviso tutti, mando messaggi condividendo la mia paura, segnalo il mio ingresso. Ricordo le lacrime a sei anni iniziando basket. mai stata una bambina pronta per lo sport.<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIhXTV76k1JX6CBl_LligM3QAH9h6yPflKHOHT9v5E2Lklsd0aBRejn8N3n23JaCpcapnaFcKnrhvyAc5w2zwtz4hYXgvMXlTr7ANwza6QODolghWdxfilImvPFeXvKBtfbBHV45A76DA/s1600/il_fullxfull.363491320_5clr.jpeg" /><br />
<br />
La palestra si chiama Ursus. E' dentro il cortile di un cortile. La porta di metallo si apre su una sala da film americano. L'unico dettaglio che nei film americani non si percepisce è l'incredibile odore di sudore, una coltre impenetrabile di testosterone quasi densa, da svenire. Fuori freddo, dentro sudato appiccicoso. Davanti a me, in mezzo a decine di uomini con casco e guantoni, due donne lottano. Due donne che forse fuori lavorano in ufficio, ma qua dentro si picchiano. Si picchiano davvero.<br />
<br />
Il ragazzo mi dice prendi la borsa e vieni su. Andiamo su, mi guarda, mi dice: sei allenata? Hai fatto qualcosa? Io, sorridendo, ma, sì, yoga, pilates. Lui sogghigna e mi dice, ok, ogni tanto ti dirò di fermarti, tu fidati.<br />
<br />
Sono l'unica donna oltre a un'altra, una napoletana bellissima che ha uno stile pazzesco. (che piaga sti napoletani bellissimi con uno stile). L'istruttore, piccolino, tracagnotto, ma con uno sguardo calmo e severo, ci fa fare un riscaldamento da guerrilla zapatista. Io però, fanculo, con il mio yoga pilates qualcosa ho racimolato nel corpo e riesco a far almeno la prima metà di riscaldamento: salto della corda, saltelli con le braccia che toccano sotto la gamba che si alza, piegamenti, barbis, che è una cosa massacrante cioè: il corpo scende a terra in una flessione e in un solo movimento si risolleva e tira su le mani sopra la testa e giù di nuovo. flessioni, flessioni che io -vergognandomi - faccio appoggiando le ginocchia.<br />
<br />
Poi comincia a farci entrare nelle mosse. falsa guardia. scarica di pugni. mi accorgo di quanto sia simile all'adolescenza questa scarica di pugni nel vuoto. Quando hai quindici anni e ti alleni a "prendertela", a provare risentimento, ad abbaiare al vento. Che poi arriverà il momento di prendersela davvero con qualcuno. Dovevo scoprirlo a trent'anni che è naturale volerlo fare, voler tirare un cazzotto, un pugno.<br />
E' chiaro, no?<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCb6be1Dv1kAyzeuQT6SdLGXfDc4S27ba6NkSpCFVNNeB9sgJG7srw5KuXjnRgOHmnUBY9Ht8e5CDBXBWmst7vsIpudwFIdbQ1Db-p4XNRdnAnQDhThtuAfpf2-n3TNV8Obey1_hfJWsw/s1600/clarabow02.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCb6be1Dv1kAyzeuQT6SdLGXfDc4S27ba6NkSpCFVNNeB9sgJG7srw5KuXjnRgOHmnUBY9Ht8e5CDBXBWmst7vsIpudwFIdbQ1Db-p4XNRdnAnQDhThtuAfpf2-n3TNV8Obey1_hfJWsw/s1600/clarabow02.jpeg" /></a></div>
Sono l'unica mancina. Sono donna, mancina e probabilmente la persona più incapace di difendersi a questo mondo. La boxe mi si addice, mi attrae, mi eccita.<br />
Box, da cui deriva Boxe, ha tre etimologie diverse e vuol dire un milione di cose:<br />
uno spazio cuboidale,<br />
un cabinotto teatrale,<br />
una trappola,<br />
l'area di penalità,<br />
la televisione,<br />
la vagina,<br />
la bara,<br />
una tortura,<br />
sospensorio per i genitali,<br />
pesce mediterraneo,<br />
cespuglio di bosso,<br />
strumento musicale fatto in legno di bosso,<br />
ma soprattutto, nel caso che ci interessa, deriva dal verbo boxen, <i>to beat, colpire, battere</i>, e box, <i>a blow, un colpo.</i> E' affine all'olandese boke, sempre blow, all'alto tedesco buc e ritrova echi nel greco antico PUXS, che poi con noi diventerà pugilato.<br />
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Imparo la guardia da mancina, il jab, il diretto, il gancio. Metto i guantoni e comincio a prendermela con una sacco. Jab, diretto, gancio. Forte, ma proprio forte, la forza parte nei piedi. Spalle strette come se stessi passando per un corridoio minuscolo, sfilare indietro la spalla mentre il braccio tira avanti il pugno. Mi guardo allo specchio e mi trovo molto convincente. Pugile narcisista. La bambina pugile, come una poetessa che amo.<br />
Jab, diretto, gancio. Saltella, saltella avanti e indietro. Jab, diretto, gancio. Il sacco diventi tu, un'altra prima, tanti altri prima ancora, saltella, carica, jab, diretto, gancio. Entro nell'ipnosi dei pugni.<br />
E' chiaro no?<br />
Il sacco diventa:<br />
mio padre che non c'è stato,<br />
la danzaterapia,<br />
lo yoga e il pilates - saltella, jab, diretto, gancio -<br />
le sigarette ad aspettare alla finestra,<br />
le attese,<br />
i viaggi inutili,<br />
gli obblighi,<br />
la compiacenza,<br />
il curriculum,<br />
le esperienze formative,<br />
gli errori,<br />
il maestro di cui mi sono innamorata,<br />
la mia lacunosa vita sessuale,<br />
stare seduta tante ore di fronte a uno schermo,<br />
facebook,<br />
il capitalismo,<br />
l'anticapitalismo,<br />
gli incidenti stradali,<br />
la depressione di mia madre,<br />
l'acne,<br />
tutte le frustrazioni neanche riconosciute,<br />
tutto quello che non ho saputo o voluto fare i miei pugni lo battono e lo perdonano.<br />
Sento il corpo riverberare come una campana, le ossa che oscillano ad ogni colpo, come se qualcuno, io stessa, mi stesse scuotendo per dirmi qualcosa. Quello stato di lieve istupidimento è uno dei regali più belli di questo strano anno.<br />
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Volevo ringraziarti, saresti molto orgogliosa di me con i guantoni a prendere a cazzotti un muro.<br />
La napoletana in spogliatoio - uno spogliatoio quasi vuoto quello femminile, solo tre cappotti - mi dice che lo fa tre volte a settimana ma se potesse lo farebbe tutti i giorni. Si picchetta la testa con due dita, come fai tu, e dice: è qui che mi serve, mi rilassa, è tutto qui.<br />
Box, tante cose, tante cose, ne nomina molte, ne percuote altrettante.<br />
Mi faccio l'abbonamento, sapete dove trovarmi.<br />
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<br />letimofuggentehttp://www.blogger.com/profile/15936942871693028616noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-900939885829094327.post-56741323013112880802014-12-08T11:05:00.002-08:002014-12-08T12:15:27.311-08:00CORPO<div style="text-align: justify;">
Sei la terza donna di cui conosco il corpo. La mia guancia ha accarezzato la tua, lenta, come se volessimo tentare l'allunaggio di ogni cellula sulla pelle dell'altra. Ho baciato quell'osso, commovente, quello che sporge sul decolletè e crea una specie di fossa lunare. Ho sentito il calco del gluteo nella mia mano. I tuoi seni, di nuovo commoventi.</div>
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Io spesso non sento il mio corpo con un altro corpo. Mi fiondo sull'altro corpo girando manopole, provando sfregamenti, esercitandomi e credo che questo interferisca con tutto perchè è come se mi assentassi dall'altro per giocare al mio personale flipper. Chiamatela insicurezza ma io ancora non riesco a guardare proprio proprio l'altro negli occhi.</div>
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Ancora peggio se l'altro vuole toccare il mio corpo. Mi dico, ecco, adesso scappa, adesso vedrà il mostro. Mi posso sentire comodino, o iguana o paracarro, ma non un corpo, di certo non un corpo desiderabile. Davanti al tuo - che è un corpo da levare il sonno e la pace per quanto è bello e vivo - stabilisco un patto. Mi dico: ti prego non fare come al solito che stai nella testa e poi l'altro lo sente e tu non ti lasci mai andare e guardachebellosarebbefarelamoresetutilasciassiandare. Perchè io sono talmente spaventata e inconsapevole quando faccio l'amore che non riesco a sentire se l'altro è con me o no. Chiaro mi metto lì e con l'ostinazione di Indiana Jones ti faccio arrivare all'orgasmo, che tu sia uomo o donna, a costo di farmi rincorrere dagli indios, scappare da un tempio che sta per crollare o mangiare serpenti vivi. Mente allevata a conseguire risultati, come posso godermi tutto il resto se so che l'obiettivo è l'orgasmo. Poi c'è l'altra solita questione fastidiosa: io ho fatto il bis di corpo, non mi bastava un corpo solo ne ho dovuto aggiungere un altro sopra che mi pesa addosso. Tu hai un corpo che guizza via, hai centinaia di corse dentro, un tremolìo - adorabile - che è il riverbero di mille avventure. Il tuo corpo, fiducioso e addestrato, condiviso, distrutto e ricomposto. il mio corpo pesantepiombo, cosce chiuse e ridondanti, divani, fette al latte. Tu sei la vittoria della città di destra, ginnica, muscolare, che crede nell'educazione fisica e ha sani valori. Io sono la sconfitta della città di sinistra che ha confuso cultura con accumulo di dati e pensamenti e ha dimenticato il corpo.</div>
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Stamattina tu: ok, bellobellissimo, ma <i>senzaimpegnograzieancoraciao</i>! </div>
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E mi lasci anche un appunto personale sul mio rapporto con il corpo: il solito, tipo guarda che sei bloccata. Grazie, gentile, prendo nota. </div>
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Cammino per la città e mi ritrovo a risentire la tua pelle, la tua guancia, la tua pancia, il tuo ombelico rabdomante.</div>
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Ripenso ai nostri corpi scambiarsi informazioni. </div>
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Ho provato a rallentare, a restare, a sentire. Questa volta pensavo di essere rimasta nel corpo, cristodiddio, quanti laboratori di teatro e propriocezione thailandese e yoga cibernetico devo ancora fare per ESSERE NEL MIO CORPO?</div>
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<a href="http://www.mojo40.com/wp-content/uploads/2011/01/invisible-man-300x229.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img alt="" border="0" class="size-medium wp-image-1351" src="http://www.mojo40.com/wp-content/uploads/2011/01/invisible-man-300x229.jpg" height="229" title="Invisible Person" width="300" /></a></div>
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Tu, ieri sera, parlando con due dita ti picchietti la testa per dire "è tutto qui". Se la testa decide di correre maratone, il corpo lo fa, se la testa decide di fare mille flessioni, il corpo lo fa, se la testa decide il corpo fa. Io sono invece di quella parte di umanità che non riesce a non ascoltare le strane compulsioni del cuore e aspetta invano, come un regalo promesso, il giorno in cui davvero, sta minchiata di ascoltare il proprio cuore porterà risultati. Il mio cuore ha corso maratone e centometri, fatto contorsioni, ha fatto la verticale e il salto in lungo, ma non è mai riuscito a convincere il corpo a seguirlo, a fidarsi.</div>
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Aspetto ancora il giorno in cui tutto questo allenamento del cuore darà corpo: CORPO che deriva dal latino CORPUS, che i filologi approssimano all'armeno KERP, <i>forma, immagine, </i>dalla radice indogermanica KAR, <i>fare, comporre</i>. Pare si colleghi anche il greco KRAINO, <i>creare</i>. Il corpo si fa quindi, non è qualcosa che capita. Non è destino ineluttabile. E' pratica, si fa il corpo. E' tutto ciò che si vede. E che ora, del tuo, non si vede più-</div>
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