sabato 24 gennaio 2015

CHETAMINA

poi ci chiudiamo in bagno. sul water ci sono strisce di carta igienica che ricoprono il bordo del water zuppe d'acqua e pipì. è il momento che sognavo da piccola. quello in cui ci si chiude in uno stanzino con quelli fighi. quelli che hanno delle cose. delle cose segrete. delle cose proibite e segrete. c'è qualcosa avvolto in un piccolo foglio che, per una tenera ironia, è una pagina di topolino.
arrivi anche tu. e ci sono anche lei e un'altra. ma non siamo un noi. lo so che non faccio parte di noi.
tu stendi le righe su una tessera sanitaria, di quelle con il chip magnetico. di tutte le superfici proprio quella.
sei il sogno di uno scrittore ed è per questo che potrei stare a guardarti per ore. Poi tirate su la polverina con il naso, io no.
"credo sia la prima volta che vedo delle persone drogarsi", dico, con l'animo a carati d'oro misto a una sensazione di sfiga senza limiti.
l'altra esplode in una risata così forte che fa quasi volare via la polverina, come woody allen in un film.
e tu insisti. dai, 'sto sketch, questo piccolino, dai provalo. ma cos'è? hai lo spauracchio?

questa mania di dover condividere le droghe.
è una delle poche volte in cui il mio vizio di isolarmi, di comportarmi diversamente mi aiuta, mi salva dall'ennesima dipendenza. sì, perchè sono una di quelle odiose che ti dice, no guarda io non la provo neanche so già dove finisco.

ketamina: l'ho sempre trovato tenero come nome. Come una specie di vitamina. è solo una polverina, una cosa piccola che non si vede. la droga in questo senso è molto simile alle parole, alla poesia, per esempio. E' una cosa piccolissima, fine, che viene assorbita in silenzio e provoca tracolli e vertigini. Certo la ketamina non ha bisogno di relazione, sguardo, consapevolezza. ti porta nella sua realtà e ti fa fare un giro.
con la mia voce da patty di charlie brown dico manonèunsedativopercavalli? residuo di informazioni di chiacchiere da liceo.
e infatti tu mi rispondi sì.
l'altra mi dice, ma va, sono leggende.
vi guardo mentre non vi succede niente, mentre qualcosa dentro di voi comincia a portare informazioni in giro per l'organismo.
ho assistito alla liturgia ma il corpo di cristo non sono riuscito a mangiarlo. 

la ketamina è:
A parenterally administered anesthetic that produces catatonia, profound analgesia, increased sympathetic activity,and little relaxation of skeletal muscles; side effect s include sialorrhea and occasional pronounced dysphoria,especially in adults; chemically related to phencyclidine (PCP), it can produce hallucinations.



viene usato dai veterinari e per sedare anziani e bambini.

provoca salivazione in eccesso e disforia che è uno stato fastidioso di disagio. 
la radice di keto, provo a cercarla, mi ricordo vagamente di un verbo in greco che è legato allo stendersi o al tavolo. scopro che Keto era la dea marina delle balene, degli squali e dei mostri marini e che impersonava i pericoli del mare. 

infatti ora usciamo fuori dalla toilette con aria segreta e compiaciuta verso un mare scuro e tempestoso: un club dove se mi metto vicino alle casse mi sembra di essere nella pubblicità delle fasce rassodanti che vibrano sui fianchi. 
so che gli artisti che ho amato di più hanno fatto uso di droghe, hanno creato canzoni, testi, poesie, quadri, visioni, estasi fondamentali per la mia vita. 
eppure io non ce la faccio a prendere niente perchè ho bisogno di rimanere selvaggia, di provare tutto, di non anestetizzare niente. sarebbe una perdita di tempo, una lacuna nel mio modo di sentire il mondo che richiede una smisurata adesione al reale. 

allora ti guardo. e sei la creatura più bella e stupefacente che abbia mai visto. 
ti metti al lato del palco, proprio di fianco alle casse che ti fanno sentire come se fossi in fondo al mare durante un bombardamento aereo. 
è un po' strano starti vicino perchè non ci parliamo più da quella volta. 
o meglio, abbiamo azzerato e adesso mi sa che ti do' anche un po' fastidio perchè non sai dove mettermi, dove collocarmi, non siamo ancora amiche e forse aspettiamo entrambe che scenda la tensione di un'intimità abortita.
mi rifugio in un angolo buio e ti guardo, con il tuo bagliore biondo, camminare avanti e indietro in questo angolo di pista vuoto che hai trovato. muovi il capo come tirassi piccole testate all'aria ma trovando una specie di gomma a respingerti. muovi le gambe come se tirassi calci alla sabbia per terra. sembri un bimbo sperduto. avanti e indietro come un carcerato.

mi guardo intorno, siamo in un gigantesco cubo di cemento della periferia di milano. 
intorno chilometri di strade e nebbia e lampioni nel nulla.
qua dentro centinaia di persone che si muovono come zombie emotivi al suono della industrial più pesante che si possa immaginare. 
se ora tutte le sostanze stupefacenti che hanno assunto si illuminassero di luce fosforescente lo spettacolo sarebbe quello dell'oceano profondo dove abitano interi mondi di creature ultramarine. qua invece ci sono solo giovani milanesi convinti di andare all'eccesso, di aver superato il proprio limite settimanale, di aver esercitato una libertà psicotropa. 
un buttafuori rumeno sbraita contro un tipo che è salito su una colonna per fare una foto. 
poi tu mi dici, mi annoio, andiamo. io non so come farti divertire. dove sono le altre? stanno limonando? dici tu e in quel momento penso che sarebbe proprio bello io e te. ma niente.
anche lei e l'altra dicono andiamo. proviamo a fare le stupide, a sbranare via alla notte un brandello di euforia, forse qualche afflato erotico ma si è già spento nell'ammoniaca chetaminoide. 
forse voi che avete condiviso questa cosa passerete la notte insieme a cercare altri mostri marini. io sono rimasta nella mia piccola pozzanghera di considerazioni semplici da peppapig, tipo, sonno, freddo, bacini, nebbia.

tornata a casa mi siedo appoggiando la schiena al muro: d'improvviso, quando il tremito delle casse esaurisce la sua eco dentro di me, si ricompone una visione: stradoni lunghi che corrono invisibili nella nebbia, luci accecanti, kapò furiosi (rumeni, gli ultimi degli ultimi, obbligati a sgridarci), deportati, suono di macchine pesanti, bisogno di incarnare il nulla per poter celebrare la morte. tutto quello che ho visto stasera è qualcosa che mi ricorda il funzionamento di un campo di concentramento dove tu inquieta ti arrendi a un oblio ordinato,
dove qualcuno ti ha riconosciuto come razza da eliminare e ti propone una sostanza per "evadere" mentre sei già una deportata. 
sì, ok, sono un po' tragica, è solo un sabato sera e tu eri già pronta a dire che erano cinque, anzi , dieci anni che non prendevi la chetamina.
cosa vuoi che sia, un passaggio chimico nel tuo corpo? nulla, anzi guarda non è successo nulla, non è successo nulla questo venerdì, come non succederà nulla sabato e neanche venerdì prossimo, continuerà a non cambiare nulla.
(ma io in clandestinità continuerò ad avere visioni di smisurata realtà)

ketamina macht frei.
cocaina macht frei
techno macht frei.
lavora e guadagna macht frei.
milano macht frei. 













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