giovedì 22 dicembre 2011

STRESS



Ero dal parrucchiere e mi ha detto che ho i capelli fini. Non ho mai avuto i capelli fini. E allora mi ha detto che può essere lo stress. Se è pur vero che la mia parrucchiera è un guru totale sopravvissuta a numerosi tumori e una famiglia complicata, con chiunque parli la parola chiave è stress. Ingrassi? Sei stressata! (no, mangio troppo). C'hai l'eritema? Sei stressata! (no, mangio troppo). Ha il reflusso? Sei stressata! (No, mangio troppo) (potrei andare avanti così per qualsiasi domanda e la risposta sarebbe sempre quella).






Io non mi sento per niente stressata. Lungi da me anni luce una sensazione qualunque di stress. Eppure lo stress agisce anche se non te ne accorgi. E il pensiero mi ha stressato.



Voce inglese, che propriamente significa sforzo, spinta. Ha lo stesso etimo dell'italiano strizzare, e deriva, attraverso il francese antico, dal latino"districtia": rappresenta un cosiddetto prestito "di ritorno", come "shock" e "sport". Cioè era latino, poi era inglese, poi è ritornato a noi e noi lo abbiamo accolto come un vocabolo inglese.






Etimologicamente sarebbe una stretta, una strizzata, un'angustia (o un'angoscia). Derivando dall'inglese distress, stress ne è la forma aferetica, così come sport deriva da diporto.






La mamma dice che prima degli anni '50 il termine stress descriveva la pressione sui ponti per verificarne la resistenza. Oggi invece è una strizzata che si imprime alla gente per vedere fino a che punto regge.

mercoledì 21 dicembre 2011

SOLDI

Oggi ho ricevuto dei soldi. Dopo che per giorni ero completamente senza. (non vi preoccupate, mia madre mi nutre come un'oca assassina). Sono subito andata a comprare una pomata al progesterone, una tisana di quercia marina, dei foglietti di carta d'eritrea e l'olio di mandorle dolci. Soldo deriva dal latino SOLDUS contratto di SOLIDUS, già moneta d'oro e poi d'argento e più precisamente il pezzo intiero. Perchè si riferiva al pezzo intiero? E' presto detto: SOLIDO deriva dall'antico SOLLUS: intiero, tutto.


Sarebbe facile fare il salto i soldi sono tutto. Ma i soldi sono innanzitutto solidi. Sono una parte integra, sono quell'integrità di valore che permette lo scambio. I miei soldi si sono trasformati in una tisana alla quercia marina.




Questo mi rende un soldato. Sono al soldo di. Tutti siamo etimologicamente soldati. Solidi Soldati solidali.




Come i calcoli erano pietruzze, i soldi erano solide monete. Oggi solo fogli pagabili al portatore.




P.S.:Solidarietà e soldi sono cugini in etimologia.

lunedì 19 dicembre 2011

CRISI



Stanotte ho visto per la prima volta Boys don't Cry. Non so perchè non l'avessi visto prima.


Poi risucchiata dal freddo Nebraska ho guardato anche il documentario sulla storia di Teena Brandon/Brandon Teena. Hilary Swank è una dea androgina meravigliosa, ma niente in confronto allo splendore della Teena Brandon in real life. Sembra di quelle immagini olografiche cambiano aspetto a seconda di come le guardi. Poi ho provato molta rabbia per la sua storia. Insomma, oggi mi sono sentita un po' lesbica.




C' è un punto molto forte in cui Teena, dopo essere stata stuprata va a denunciare i suoi stupratori e lo sceriffo, omofobo e represso, le chiede se sia vero che va in giro a baciare le ragazze facendogli credere di essere un maschio.

Why do you do it?

I have a sexual identity crisis.

Teena non è lesbica, non è un uomo ma non è una donna. Crisi, dal greco KRISIS, che riconduce a KRINO, separo e figurativo, decido. Teena è un processo dinamico. Non è in un modo, non appartiene a un genere preciso ma a un genere che è un processo. La crisi è quello stato di temporanea sospensione, di tormento interiore, di agitazione economica o politica. E' prima della decisione, prima del verdetto, in un tempo in espansione. E' il momento che separa una condizione da un'altra. E' quanto di meglio ci si possa augurare nella vita. E non a tutti è dato il privilegio di vivere una crisi, o chi la vive spesso non ne respira tutta la bellezza.



Buona crisi a tutti.



p.s.: Teena fa una brutta fine. Ma questo non ve lo dico.

domenica 18 dicembre 2011

EROE

dal greco, ERO-A, accrescitivo di EROS. Ancora una volta l'etimologia si dimostra bigotta e pudica: infatti lo fa derivare da F-EROS che si congiunge etimologicamente al sanscrito VIR-A, eroe, forte, virile e camuffa ogni interpretazione diversa dicendo che la v in greco diventa aspirata. Sapete perchè l'etimologia fa così? Per nasconderci la vera origine di EROE, quella che non premia l'uso della forza bensì dell'energia creativa: EROS, desiderio appassionato e Dio dell'Amore. L'eroe è quindi eroe per imprese prodigiose e atti di forza virile o perchè pieno di Eros?



Chi fu eroe? Achille o Rocco?








(Ovviamente lungi da me considerare la pornografia luogo d'elezione dell'Eros. Era solo una scusa per usare la sua foto)

sabato 17 dicembre 2011

PARASIMPATICO



Sono andata a vedere Parasimpatico di Pipilotti Rist. Meraviglia. Intanto è gratis. Che è bello e motiva. Una megaproiezione è già sul soffitto delle scale dove ci si sdraia e si guarda all'insù. Siamo un po'. Milanesi in un pomeriggio. A guardare proiettato il capolavoro di un'artista svizzera che racconta di , prati, mele, tulipani corpi, un cinghiale, le sue fauci ravvicinate. Così grandi, che sembra di guardare l'inizio del mondo. Oppure sott'acqua, corpi, con costumi improbabili. Tazzine che cadono nell'acqua. Oppure Pipilotti che si spiaccica la faccia su un vetro di una finestra deformando il viso, poi si scopre essere il cubicolo al 30esimo piano di un palazzo.



Si vede una forma gigante blu elettrico galleggiare nell'acqua. La mamma, poco simpatica, dice alla figlia treenne, guarda una fragola! Ecco, ecco compromessa con la parola l'esperienza. perchè tu mamma devi insistere con questo linguaggio? Cos'è quest'ansia di nominare? La tua bambina stava bene senza sapere che quella gigantesca forma blu che poteva essere qualsiasi cosa è in realtà una fragola perchè tu mamma hai bisogno di ricondurre le forme a categorie logiche.



Non ha veramente importanza quali oggetti o corpi sono ripresi, il punto è il colore e che cosa noi percepiamo. Anzi è importante quello che proviamo, anzi è importante addormentarsi. Il sistema simpatico infatti è quello che si attiva durante una situazione di emergenza: attacco, fuga, paura. Il parasimpatico tende a essere attivo in situazioni come: digestione, crescita, difese immunitarie, immagazzinamento energia.







Domani poi faccio l'etimo di Simpatico. Domani è l'ultimo giorno, se non andate siete parasimpatici.

martedì 13 dicembre 2011

STRAZIO

Straziami ma di baci saziami, dice il vecchio adagio cinese.



Oggi è morto il mio computer. Non si accende più e non vi posso neanche dire la tristezza che mi ha avvolto. Questo computer negli ultimi quattro anni ha saputo tutto di me. TUTTO. Tutto quello che ho scritto, tutti quelli con cui ho chattato, tutto quello che ho cancellato, lui ha conosciuto tutto. Tutte le migliaia di volte che ho visitato il profilo facebook di un tipo che mi piaceva, tutte le volte che ho controllato le statistiche del mio blog per vedere se crescevano come i grafici in borsa. Non mi ha mai giudicato, neanche se guardavo i filmini porno. E solo ieri parlavo con un amico di quanto fosse bella Milano in certi film e lui, che siccome è un vero intellettuale, ha detto "eh sì, bella Milano, che strazio". Oggi ripensavo a questo uso di strazio per definire un languore mortifero e dolce.




Ci sono due intepretazioni di STRAZIO. Una la fa derivare dal latino DISTRACTUS participio passato di DISTRAHERE, tirare in diverse parti, smembrare, squarciare. Altri pensano a STRAGES, grande uccisione.



DISTRAHERE contiene anche la parola distrazione, il mio più grande strazio. E' infatti lacerato il mio cervello e la mia anima smembrata dal continuo brusìo di stimoli della rete. Forse è questo il senso di questo lutto straziante che interrompe, forse per poco, lo strazio delle distrazioni.




Solo poteva avere la gentilezza di morire dopo avermi fatto consegnare un pezzo che invece ora devo riscrivere da capo sperando di ricordarmi qualcosa.



Comunque meglio così, ora scrivo dal laptop di mia madre che da quanto è lento è più frustrante che andare a prendere l'acqua alla fonte.




lunedì 12 dicembre 2011

SINISTRO

E' arrivato il momento che vi dica che sono mancina. Ho pensato che i tempi fossero maturi per dirvelo. E posso anche dirvi che nutro un rapporto conflittuale con la destra e la sinistra. Faccio sempre confusione con l'emisfero destro e sinistro. (quando ti dicono ah, sì, i mancini sono più intelligenti gli dico ma in che senso? Chi sei Goebbels? Fucking Lombroso? Lo sai cosa succede ai mancini alle elementari?? Sai che quaderni orrendi e sbavati avevo io? Nonostante i miei migliori sforzi?)
Comunque neanche l'etimologia è chiara al riguardo:
Alcuni collega a SINUS, seno, cioè che si nasconde sotto la toga, appunto la mano sinistra.
Altri dice provenire da SENEX, vecchio, come dire più degno e terminazione in -TER, come magister. (ovvio collegamento tra sinistra e superiorità....?)
Note di sorpresa: per i Romani, che guardavano a mezzogiorno, il sole sorgeva a sinistra e consideravano quindi la sinistra il lato d'onde venivano i buoni auspici e le buone notizie. Per i Greci invece che durante i riti si orientavano a Nord il lato sinistro era invece malaugurato. I Greci, insistenti e petulanti, tramandarono questa nozione anche nelle lingue romanze, su su, fino al piccolo collegio dove mia madre fu obbligata a tenere la mano sinistra dietro la schiena perchè le passasse questo vizio di scrivere con la sinistra, quella del diavolo.
Comunque tranquilli preti e suore del terzo millennio, ora c'è la tastiera. Possa essere questo un rimedio contro la mente mancina?

domenica 11 dicembre 2011

BASICO


Una mia amica, dopo aver visto un video che ho montato io, ha detto che è BASIC, artigianale. L'uso nella lingua corrente di un termine inglese è molto diffuso, specialmente a Milano. Nel senso in cui lo ha inteso lei ha a che fare con un senso di amatorialità. Forse era quella la parola che voleva usare, amatoriale. Perchè per esempio in artigianale c'è un meraviglioso mondo di gesti consolidati e tradizionali che mi piacerebbe avvicinare. Qui invece credo intendesse artigianale come minimo sindacale, dilettantesco, rozzo. Ancora sotto choc per il colpo inferto, vado a controllare l'etimo di BASE.
Dal greco BASIS, passo, piede e questo da BAINO che si contrae in BAO, vado, cammino, a sua volta cangiato regolarmente dalla radice indiana GA, GAM, venire, che poi in inglese diventa go!
Mi ha un po' consolato l'idea che comunque mi trovo a uno stadio basico, un punto cioè da cui partire e andare. La base è la parte opposta al vertice. Cioè, esiste un vertice.

venerdì 9 dicembre 2011

CASINO


Neanche 50 anni fa era impensabile dire casino ad alta voce senza far arrossire qualche femmina vicina. Era, a tutti gli effetti, una parolaccia.
Ora minchia è tra le prime parole che si cominciano a sillabare sul sussidiario. E' interessante notare l'innalzamento della temperatura erotica del linguaggio italiano e l'ingresso di questi barbari dalla porta principale.
Casino deriva proprio da Casa, ed era, una volta, quando c'erano i principi veri, una piccola casa destinata alla caccia. Assumeva quindi un carattere riparato, discreto. non era la casa, ma il piccolo casino, quello dove nascevano i club privati, in cui gli uomini facevano le loro cose. Per esempio in Francia giocavano d'azzardo. Casinò, con l'accento sulla ò. In Italia, senza tanti indugi, i casìni erano i bordelli. Altro che azzardo, qua si viene per trombare.
Poichè entrambe le attività erano abbastanza rumorose si è poi usato il termine per indicare "rumore, chiasso".
La foto l'ho rubata da questo reportage:

giovedì 8 dicembre 2011

PISELLO

Pisello è un diminutivo del latino PISUM, dal greco PISON che gli antichi accostano a PIPTO, cado, per la fragilità del fusto che ha bisogno di appoggio per non cadere.
Che scelta infelice, mi dico, associare tanta cedevolezza all'umano legume che tutto feconda.
Una seconda interpretazione, che dapprima mi illude, è persino peggio della prima: i moderni lo fanno derivare dalla radice PIS, onde il latino PINSERE, pestare, dall'abitudine, tipicamente femminile, di mangiare i piselli bolliti e indi ridotti a pasta.
Anche in questo caso c'è poco da scherzare. Che sia caduto o pestato, conviensi al gentiluomo volger l'attenzione verso un appellativo meno virile ma più evocativo: fava, che trova le sue radici in PHAGO, mangio, divoro.

mercoledì 7 dicembre 2011

CUORE

La convalescenza gioca brutti scherzi. Il telecomando vaga e senza accorgertene ti ritrovi a piangere sul finale di un noto film in cui Virna Lisi conclude una lettera alla nipote dove le racconta di aver messo gran corna a suo marito e come ultimo lascito spirituale la incoraggia a sedersi, aspettare, ascoltare il suo cuore e quando esso parla, andare dove lui la porterà.
Mi sono fermata, mi sono seduta, ho aspettato ma il mio cuore non lo capisco. Vado dove mi porta l'etimologia. Da cosa deriva la parola cuore?
Dal latino COR, CORDIS (a qualcuno ricorda qualcosa la parola ri-cordo? passare attraverso il cuore) con la radice indoeuropea SKAR, SKARD con il senso di vibrare, balzellare. Alti termini ravvisano la stessa origine, nel sanscrito KURDATI, giocare, nel greco SKAIRO, saltare.
Cuore giocondo. Vado dove mi porta il cuore, a saltelli, come un canguro.

martedì 6 dicembre 2011

INFLUENZA

Vista la vistosa influenza dell'influenza nella mia vita in questo momento volevo dedicare solo due righe a questo meraviglioso etimo: INFLUENZA.dal latino INFLUENTEM, participo presente di INFLUERE, scorrere dentro, insinuarsi, inondare.Perchè in effetti influenza non definisce un morbo in particolare ma piuttosto, così buffamente definisce l'etimologico: Andazzo universale di malattia, ossia il Tempo che sogliono dominare. O influente influenza, scorri via da me!

sabato 3 dicembre 2011

BACIO

bàcio: in spagnolo beso, portoghese beijo - notare il riscontro dello spagnolo bezo e portoghese beiço che significano labbro: dal latino BASIUM, voce di oscura etimologia e di irregolare processo e che taluno avvicina al greco BAZO, parlo, BASKAINO, mormoro, i quali con PHASKO, dico, conducono alla radice di PHEMI, parlo. (Vedi Fama).

Per bacio s'intenda "appressare le labbra e comprimerle a chicchessia, per aprirle quindi aspirando con qualche forza. in segno di amore o riverenza". (da questa definizione risulta EVIDENTE quanto poco pratici del bacio siano gli etimologisti.)

E' interessante notare l'uso sempre più frequente - da noi mutuato dalle fiction americane - di XOXO come congedo e segno grafi o di baci e abbracci: X indica il bacio sin dal 1763 che era utilizzato come bacio dagli analfabeti in vece di firma. (Ora si spiega l'uso compulsivo di XOXO in Gossip Girl)
"O" è più recente e presumibilmente creato per analogia.

In Cina il bacio è considerato poco igienico.
KISS è anche un acronimo: Kee It Simple, Stupid. Che vuol dire più o meno: Falla semplice, stupido!

giovedì 1 dicembre 2011

ASSUMERE



dal latino ASSUMERE, il participio passato ADSUMPTUS - prendere su di sè, composto dalla particella AD e SUMERE contratto da SUBERE, prendere, togliere, scegliere. Prendere su di sè, assumere.



Ancora questa idea di sopraffazione SUB EMERE (che in altri contesti è addirittura comprare)



Ecco, oggi colloquio di lavoro. Sono io che prendo su di me la croce o sono loro che si prendono la responsabilità di me?




E il colloquio è una croce e mi sento sempre una mentecatta dopo.


Ma in ogni caso mi dispiacerebbe non essere assunta.



Dopotutto Gesù fu contento di essere assunto al cielo.



martedì 29 novembre 2011

SQUISITO


Lo stesso che Esquisito: dal latino EX-SQUISITUS, ricercato, participio passato di EX-QUIRERE, cercare con diligenza, composto della particella EX, da , di, fuori di, e QUAERERE, cercare. A sua volta QUARERE sta per QUAES-ERE, dalla radice KA, ampliata in KAS, KAIS, KVAIS, cercare, desiderare. Dentro Squisito perciò esiste una richiesta soddisfatta, una preghiera ascoltata, il lavoro di qualcosa di squisito è antecedente alla sua fruizione. E' stato ricercato e per questo è squisito, ambito.

Pronunciare con lentezza, ondeggiando intorno alle esse.

PAROLA

Ora per favore seguitemi perché l'etimologia ci aprirà la testa come un cocomero.

Paròla, che fu paravola in italiano antico, e paraula in dialetto sardo; che è parole in francese e palabra in spagnolo deriva dal nostro latino (barbarico) PARABOLA che vien dal classico latino PARABOLA: comparazione, similitudine, parabola, appunto.
Qualcosa per qualcos'altro. Non LA cosa.

All'inizio parabola era appunto insegnamento, discorso, poi con i loquaci cristiani fu parabola del Vangelo alla domenica. Solo dopo per attenuazione passò a significare detto, motto e per estensione qualunque voce articolata esprimente un concetto. E lì avvenne il crimen etimologico perché parola si sostituì a verbum, latino che nel frattempo assunse un significato sacro di parola fatta carne.
Insomma ci hanno tolto la carne e lasciato similitudini.
Parole soltanto parole.

lunedì 28 novembre 2011

PISOLO

Pisolare, vuolsi sia detto per PESULARE o PENSULARE, supposta forma coniata sul latino PENSILIS., che pende, ricollegabile a PENSUS participio passato di PENDERE, penzolare.

il muovere la testa di qua e di là, e inchinarla proprio di chi sonnecchia.

In questi giorni di tre film al giorno ogni tanto mi giro e guardo qualcuno che pisola. C'è un abbandono nella testa che vale quasi il prezzo del biglietto. (che non pago perché ho il pass, comunque vale il prezzo del pass)

Appisolarsi condivide quindi l'origine con PENSARE, anch'esso proveniente da PENDERE, nel senso di pesare, esaminare.

Ma questo giustifica quello che dice mia mamma che si appisola sul divano quando la sveglio di soprassalto dicendole "ti ho visto, dormivi!". E lei dice, no stavo pensando!

domenica 27 novembre 2011

EBREO

La parola 'èver ha radice 'àvar che significa "passare, attraversare". 'Ever forse significa "colui che attraversa" o "colui che passa" (il nomade)?
Una caratteristica degli Ebrei quindi era la loro vita nomade. Oppure è riferito al fatto che il popolo ebraico ha superato il Mar Rosso.
E' andato al di là.
Ma in realtà questo etimo era una scusa per usare una fotografia di una talentuosa artista newyorkese.
Ma fatelo solo se siete adulti perchè è materiale esplicito.
Ecco il link:

sabato 26 novembre 2011

TORNO SUBITO SONO AL CINEMA.

Adorati lettori,
sono al Torino Film Festival e curo insieme ai miei amici Diana e Andrea un videoblog che si chiama:

scena-madre.blogspot.com

Se vi va seguitelo. Se no, fate altro.


(L'etimo continua ma in forma ridotta per venire incontro alle mie capacità mentali)

venerdì 25 novembre 2011

CALCOLO

Al ginnasio la nostra professoressa di greco e latino, l'inflessibile e rigorosa Mottana, (lascio a voi immaginare il soprannome più utilizzato) ci diceva che nell'Antica Roma utilizzavano pietruzze per fare i conti_ pietruzza in latino è calculus, diminutivo dell'originario CALX, ghiaia, sasso. Oggi invece vale come computo: operazione del calcolare o risultato stesso del computo. I calcoli una volta erano quindi qualcosa di concreto. Fa ridere oggi pensare ai grandi analisti finanziari a che fare con pietruzze per contare il valore azionario: avrebbero bisogno di cave di ghiaia. Eppure, pensandoci bene se avessero usato qualche pietruzza in più non avrebbero perso i conti (e le rotelle) sul valore del mercato immobiliare. Insomma, se loro non usano più le pietruzze è comprensibile che qualcuno senta il bisogno di tirarle a loro, magari un po' più grandi. Non si tratta di violenza, solo di un ripasso della materia.

giovedì 24 novembre 2011

BAGEL

Bagel è pane. Il nome deriva dallo Yiddish Beygl, perchè fu la comunità ebraica askenazita a diffondere questo tipo di pane, soprattutto in Polonia. E ovunque nel mondo esista una forte comunità ebraica askenazita. Ancora prima deriva dal tedesco del Mille boug che vuol dire anello, braccialetto. Si trova in molte varianti (boug, bog, bug,) sia in antico tedesco che in sassone, inglese antico etc. (Che poi ha senso basti pensare a Bague, francese di anello).
E' pasta di pane disposta in forma toroidale (eheheh toroidale), che viene bollita prima di essere infornata.
Nel tennis quando si chiude un set 6 a 0 si dice che si è fatto un bagel.
Oppure gli ebrei sudafricani dicono che un tipo troppo curato e materialista è un bagel.
Ma soprattutto nella tradizione ebraica viene regalato alle puerpere, perchè l'anello nella sua continuità simboleggia la vita.
Ieri ne ho mangiato uno in un posto meraviglioso a piazza ventiquattro maggio con la mia insegnante di danza.
E' stato un bel momento, un tipico momento da bagel.

mercoledì 23 novembre 2011

DROGA

Droga /droga in spagnolo/drogue in francese/drug in inglese, deriva dall'olandese (e chi se no?) DROOG che è simile all'anglosassone DRYG, all'alto antico tedesco TROCK-AN e TROCCHAN, che vuol dire arido, secco.
Infatti per esempio DRY in inglese vuol dire asciutto.
Droga indica quella pianta secca usata in farmacia e cucina. Si cominciò a usare la parola droga nel sedicesimo secolo quando i commercianti olandesi venivano a spacciare nei mercati europei le spezie dell'Asia e Oceania , il che ne fa i più antichi ed efficienti spacciatori d'Europa, fonti mi dicono che ancora lo sono.
inoltre nel cimbro DRWG e nel basso bretone DROUG troviamo un significato collaterale di cosa cattiva in riferimento però al sapore cattivo degli ingredienti medicinali.
Intendiamoci, anche la cocaina è una pianta seccata anche l'eroina è una pianta seccata.
Ma la parola droga è passata dal collettivo e contadino (spezie per vivande, erbe per rituale) al singolo, con effetto psicotropo, droga come sostanza che agisce sul sistema nervoso.
Condimento o stupefacente?

martedì 22 novembre 2011

puttana

Dicesi Puttana.....vabè, lo sappiamo.
La definizione del dizionario etimologico assomiglia a un haiku:
"In origine Ragazza; Indi Meretrice".
Che potrebbe sembrare il prequel della storia di Bocca di Rosa, ma rivela un inquietante sviluppo semantico.
Perchè in latino barbaro putana fu preso da PUTA; fanciulla. E dapprincipio non ebbe il senso peggiorativo che oggi è preponderante.
PUTA a sua volta trova il suo grembo, è il caso di dire, in PUTEUS, che indicava una cavità naturale o un buco scavato. -nei puticuli i Romani ci seppellivano i morti- Era quindi collegato a qualcosa di sacro.
Addirittura la radice sanscrita nei Veda, PUTA, allude proprio a ciò che è sacro, ciò che è puro.
Se la storia di questa parola non avesse preso la strada che ha preso, chissà, magari oggi si sarebbe avuto "Il manuale della giovane puttana", assai più ameno del noioso "manuale della giovane donzella", laddove s'insegna la giovane pulzella a connettere nel rapporto supremo l'uomo con il divino.
Con buona pace delle comari.

lunedì 21 novembre 2011

APPROSSIMAZIONE

E' tutta la vita che mi perseguita il fantasma dell'approssimazione. Mi hanno dato dell'approssimativo in ogni modo. Non abbastanza precisa, non abbastanza puntuale. Non abbastanza ordinata, quadrata, corretta perfetta. Ruppi un'amicizia a cui tenevo moltissimo perchè questo mi disse "quanto sei approssimativa!". Come se il problema di vivere fosse essere precisi. Andiamo sull'etimo senza indugio: dal latino APROXIMARE, da PROXIMUS, superlativo di PROPE, vicino. Far vicino, appressare. E'addirittura superlativo rafforza l'avvicinamento. Il che si ricollega al principio di indeterminazione di Heisenberg secondo cui le leggi naturali non conducono a una completa determinazione di ciò che accade nel tempo e nello spazio. Ma potrò andarci vicinissimo. Approssimando appunto. Che sarà più efficace e vivo del perfezionamento. (Perfecto in latino è anche"deceduto") Approssimazione come oscillazione intorno a un nucleo inconoscibile. Approssimativamente, cioè nella tensione di avvicinarsi, che è quello che conta, avere intenzione di muoversi verso la cosa. Meno corsi di perfezionamento, più corsi di approssimazione.

domenica 20 novembre 2011

BESTIARIO ETIMOLOGICO

Per la nuova rubrica bestiario etimologico oggi rivogliamo la nostra splendida attenzione a un detto che sin da piccoli ci ha perseguitato per la sua invereconda bestialità.
La mia amica Martina qualche giorni fa mi dice:
"a caval donato non si guarda in bocca, fino a pochissimo tempo fa credevo fosse un nome proprio: a caval Donato non si guarda in bocca e non capivo chi cazzo fosse sto Donato"
Grazie al genio precoce della mia amica Martina ho potuto esplorare una nuova possibilità ermeneutica per il buon cavallo dai denti ignoti. E immaginavo Martina in giro per stalle con una smania incredibile di guardare in bocca ai cavalli chiedere al buon stalliere:
Come si chiama?
Gigi.
Ah, ok (Apre la bocca, che bei denti wow) E questo?
Rodolfo.
(Apre la bocca) Uh, che meraviglia di gengive!
Eh, sì, d'altronde ce li curo io i cavalli.
E quello là?
Ah, no no, quello si chiama Donato. A caval Donato non si guarda in bocca.
E la mia amica Martina in trauma totale.
QUESTA, amici miei, è la vera spiegazione del detto.
Quell'altra, quella ufficiale, per la quale, se ti donavano un cavallo non gli dovevi controllare i denti per vedere se era sano, perchè era donato e quindi andava bene comunque, è stata diffusa e sostenuta per generazioni da nonne tirchie che così potevano smerciare foulard di riciclo che puzzavano di canfora o carillon orrendi rubati al mercatino della parrocchia.
E noi zitti e perplessi, sedati da un detto fuorviante.

venerdì 18 novembre 2011

FROCIO

Ed eccoci finalmenta arrivati a una delle mie parole preferite: frocio. Frocio o frocia, come modernamente si è cominciato ad appellare una donna che ama un'altra donna. E' una parola che va ripulita dagli strascichi da pestaggio neofascista che si tira dietro. Come ogni termine che porta con sè un trauma va affrontata, sviscerata e depotenziata.
(E mi offre anche l'opportunità di inserire un'immagine osè maschile che mi è stata richiesta per pari condizioni)
E' una parola dalle origini dubbie perchè nasce nell'humus del dialetto, del parlato e non ce ne sono tracce scritte.
Prima pista etimologica: forse da feroci, come feroci erano i lanzichenecchi che invasero roma nel 1527 approfittando di corpi femminili e maschili senza discriminazione.
Seconda: la fontana delle "froge", le narici, dove, in antica Roma, si dice s'incontrassero gli omosessuali.
Terza: floscio, rotacizzato come spesso avviene nel romanesco che trasforma altra volta in artra vorta. Floscio perchè incapace di avere erezioni con donne e anche per via della sua mollezza di carattere.
Quarta e Quinta lo fanno derivare da "francais" o attraverso uno storpiamento romanesco di fronscè, oppure richiamandosi al tedesco frostch, ranocchio, così come frog in inglese è anche l'appellativo offensivo dei francesi.
Quanta disdicevole scandalosa ambiguità etimologica.

giovedì 17 novembre 2011

MONDO

Amo così tanto la parola mondo. Intanto perchè è solo un aggettivo. La definizione completa di mondo è LOCUS MUNDUS. Quello che noi pensiamo essere un sostantivo definisce solo una qualità del luogo.
Lo spazio di terra che è illuminato dal sole, Mundus deriva dal tema MAND, ornare. I pitagorici parlavano del mondo dove luogo in cui regnano ordine e bellezza. E poi in greco si dice kòsmos, bellezza, pulizia, ordine.
Insomma, le intenzioni almeno all'inizio erano buone. Poi c'è stata la mondanità. E ora la mondezza.

mercoledì 16 novembre 2011

SCOREGGIA

Qua siamo di fronte a un vero e proprio giallo etimologico. Nel senso che trovando scoreggia mi dice che è lo stesso di Correggìa, ovvero striscia di cuoio, staffile. Con aggiunta di s intensiva. Ma come, cosa c'entra la scoreggia con le striscie di cuoio? Che forse in Antico si passava a scudisciate il reo emissario di vento puzzolente e rumoroso? In fondo, Corriggere, in latino è raddrizzare. Si trovi allora Correggia per portare lumi su tal dubbio eolico. Scopriamo derivar da Corium, latino di cuoio. Che forse lo vento deretano sia punizione più dura di una staffilata sul dorso? Eh no, se ne trova poi il vero afflato, che fa derivare lo suono di quel vento che mandasi dalla parti di sotto ha comune il radicale greco korkoryge, ossia gorgoglìo di stomaco e con ogni possibilità è onomatopeico.
Lo Zambaldi tenta un ardito parallelo con lo staffile per via che il coreggione suonerebbe come lo schiocco della frusta. Insomma non ci si scoraggi, il giallo flatulente è presto risolto: scoreggia si chiama scoreggia perchè suona proprio come una scoreggia.

martedì 15 novembre 2011

CAPRICCIO

Voglia o idea che ha del fantastico o dell'irragionevole. Probabilmente da CAPRO, animale di bizzarra natura, di corto cervello, come cosa inattesa che balza al cervello, quasi salto di capra. E questo vale per i capricci che facciamo quando vogliamo qualcosa in modo subitaneo e imperioso.
DIVERSO è il capriccio come raccapriccio, quel tremore che scorre per le carni e fa arricciare i capelli per il freddo, per febbre o per orrore di chicchessia. Infatti l'origine di questo capriccio è nel verbo Caperare (con una forma CAPERITICUS), corrugare, increspare la fronte come le capre, oppure da CAPORICCI, arricciamento dei capelli per paura.
Suona comunque bene. Però un po' retrò.
Ricci, capricci. Capre e brividi.

lunedì 14 novembre 2011

FRETTA

dal latino FRICARE in participio passato FRICATUS; FRIC'TUS forma intensiva: FRICTARE, fregare, drusciare. Che poi si ritrova anche in francese frotter, fregare. Anche montare per esempio in cucina. E' la sollecitudine di sbrigare, fare o avere prontament echecchessìa. Che infatti la gattina frettolosa, cioè che si sfregava parecchio su tutti, ha avuto i micini. (Per di più ciechi). Quindi è bene non avere fretta, altrimenti si rimane incinti.

sabato 12 novembre 2011

MIGNOTTA

Mignotta, meretrice. Si può anche usare al maschile, mignottone, ma io lo trovo orrendo.
L'etimologico, siccome pudico, offre come delucidazioni sul termine mignotta una lieve e delicatissima origine francese: dice infatti che non può staccarsi dal verbo mignòter, carezzare e mignon, favorito. Mah. E risalendo la corrente di mignon, si trova la radice MAN-pensare onde il sanscrito manye, io conosco, desidero e con doppio carpiato, al latino mens, pensiero. Anche qui come vedete come la tradizione conferma l'indice di correlazione tra intelligenza femminile e grado d'impudicizia.
Comunque un'altra intepretazione più narrativa ricorda che una volta, quando si facevano figli come conigli, l'anagrafe per non lasciar spazio vuoto alla voce genitori, poneva una semplice annotazione di madre ignota, la cui lettura sintetica è appunto: m.ignotae.
Ai piccoli orfani si legava un pezzetto di stoffa che diceva filius m.ignotae, che i cittadini romani, principi della sintesi e dell'insulto, lessero fijo de na mignotta. Altri invece saltano la burocrazia e lo fanno derivare dal latino mihi ignota, a me ignota, perchè andare con una prostituta significa andare con una sconosciuta.
Infine la più bizzarra è la dicitura portoghese, minhota. Identica pronuncia ma derivante dagli abitanti della regione settentrionale del Minho, dove forse, dicevano i legionari, le donne erano disinvolte.

venerdì 11 novembre 2011

PECCATO

Peccare, in francese pecher, in spagnolo pecar proviene dal latino PECCARE, di ORIGINE ANCORA IGNOTA. E quindi peccaminoso, peccatore, peccatrice, sono parole figlie di madre ignota?
Cioè secoli e secoli a tormentarci per una parola senza chiara origine?
Tutta la cultura giudaico-cristiana basata addirittura su un principio che, di fatto, è di dubbia individuazione?
Si dice il peccato e non il peccatore ok, ma chi è che ha insinuato sta cazzata del peccato originale?
Chi ha introdotto il nome?

giovedì 10 novembre 2011

FEMMINA

Dal latino FOEMINA (scusate il dittongo in realtà non è proprio graficamente corretto, ma se semo capiti) che i sommi filologi riferiscono alla radice sanscrita DHA cangiata nel greco THA e nel latino FA che ha il senso di allattare. In sanscrito dha-yami, io succhio, (chi è che sta ridendo?) bevo, dha-ru, poppante, dhe-na, acqua potabile.
In greco thà-o, succhio il latte, puppo, thittos, mammelle (quelle tette di cui parlavo qui http://letimofuggente.blogspot.com/2011/10/tette.html). Infine, latino, fe-lare, succhiare (smettetela di ridere voi due, là in fondo!).
Altri invece, come il Georges, altro sommo, attribuisce l'origine di femmina a una radice latina in disuso FEO, simile alla greca PHYO, produco, la stessa di feto e quindi la stessa di fottere che trovate qui:
http://letimofuggente.blogspot.com/2011/10/fottere.html
Dal greco si risale al sanscrito BHU, essere, far essere, d'onde il participio BHAVAMANA, (FOEMINA, appunto).
Mina è un suffisso participiale. Oltre che una cantante.

Quindi foemina è un participio indicante colei che fa succhiare, (vi ho visto in fondo, smettetela o vi sbatto fuori dalla classe) che allatta. Oppure che fa essere, quindi che produce, che genera.

Quindi o comando (donna/domina) o allatto (femmina). Mai due minuti di pace.

mercoledì 9 novembre 2011

DELUDERE

dal latino DELUDERE, composto della particella intensiva DE di e LUDERE, prendersi gioco da LUDUS, giuoco e in senso figurato, inganno.
Ingannare altrui nell'aspettazione. La radice di riferimento è in LUDO, LUG-, LEG- = RUG-, REG-....saltellare!
A me quando deludo qualcuno tutto mi viene meno che da ridere. Eppure la parola affonda le radici nel gioco.
Più sensato e freddo è l'etimo di DISAPPOINT, che originariamente significava spogliare di un incarico, e nel linguaggio corrente si è intensificato arrivando a significare "fallire nel rispettare un impegno preso".
In ogni caso, orrendo verbo.

martedì 8 novembre 2011

DONNA

In francese dame, in spagnolo dona. Contratto da DOMINA, signora, così come "donno" da DOMINO, DOMINUS. Colui che domina, colui che tiene altri soggetti. La scelta di conservare DONNA e lasciare andare DONNO, in favore di UOMO, ha nominalmente condannato l'uomo a secoli di angherie domestiche. Così sembra. Però altri etimologi propendono per un'altra spiegazione che riferisce DOMINUS alla radice DA, legare, cui si riannoda anche DOMUS (casa, la cosa collegata). Una terza ipotesi invece riprende DOMENOS, che in greco è colui al quale è stato dato, cioè che possiede, dalla radice DO, dare, in deponenza.
In sintesi quindi la donna è qualcuno che domina, oppure qualcuno che lega oppure qualcuno che possiede.
Meglio la femmina. (Alla prossima puntata la femmina).

lunedì 7 novembre 2011

DISASTRO

dal latino barbaro DISASTRUM, composto di DIS, col senso di contrario, cattivo, maligno e ASTRUM, nel senso di ventura, scambiando la presunta causa con l'effetto. Infortunio, Sfortuna. Ecco un'altra delle parole che contiene un riferimento alle stelle come connesse alle umane gesta, insieme a considerare (vedi parola) e al meraviglioso desiderare.
Forse invece si riferisce alla sempre presente paura della caduta di un astro e qui in effetti si eviterebbe la confusione sulla causa e l'effetto. Comunque, come etimo, ha un suono musicale, simile a sgangherato, richiede una certa flessuosità nel
pronunciarlo.
Si invita a usarlo però con cautela, ricordando che:
1) la caduta di un astro è un evento ben tragico.
2) pochi disastri sono imprevedibili e non prevenibili almeno nei suoi effetti più nefasti. E che certi effetti non sono frutto di avversa sorte.
Perchè questa foto?
1) Perchè come al solito l'etimo è più seguito se corredato di foto sexy.
2) Perchè Carmen Electra come attrice è un disastro. (Peggio di un meteorite in centro a Manhattan)
3) Non lo so, oggi va così.

domenica 6 novembre 2011

SFOGARE


Diverse ipotesi:
chi pensa che, provenendo da FAUCI, voglia dire uscir dalle fauci, e sarebbe quindi legato a soffocare e affogare.
chi invece lo collega a FOGA. (Che se vedi la logica, FIGA/SFIGATO, FOGA/SFOGATO, i conti tornano)
oppure da FOCO, in tutti i casi preceduti da ex- o dis-.
Lo Zambaldi, (non chiedetemi chi sia), propende appunto per Sfocare, lasciare che passi la prima vampa di brace o carbone acceso e ne disperda il cattivo odore e il fumo.
E' accreditata però la tesi della FOGA (= Fuga) che porta al vero significato di dare libero corso.
Fòga è dialettale romagnolo di FUGA, FUGGIRE, dalla radice BHUG------piegarsi, curvarsi, evitare. Piaccia a tutti di sapere che il Bhu-gaga in sanscrito è colui che si piega a curva, il serpente.
Si noti anche che in inglese sneak out, che vuol dire uscire fuori furtivamente, è collegato, indovinate un po' alla radice di snake, serpente.

sabato 5 novembre 2011

NUOVA RUBRICA: SIMBIOSI

Incipio una rubrica del blog.
SIMBIOSI
accosto parole che non sono opposti e che hanno dei legami di parentela ma non sono ovvi.
tipo:
Depressione/Espressione
Quello che unisce questa coppia è una diversa dinamica della pressione. De-, particella intonsiva accentua il premere. Ex- invece spinge "fuori da".
Effetto/Affetto/Difetto
Ex+facere (intensivo)
A+facere (verso)
De+facere (cessazione)
Estetico/Anestestico/Estasi
dal tema di Aisthanomai = verbo greco che significa "percepire" (voce poi ripresa e introdotta dal tedesco Baumgarten che fondò la scienza "Estetica")
Ana + Aisthanomai = an privativo + aisthesis, percezione.
Si accolgono meditazioni su queste parole.

venerdì 4 novembre 2011

STRONZO

Ora, sull'etimologico, che è pudico, c'è stronzolo, pezzo di sterco, sodo e rotondo (mi piace questo apprezzamento quasi erotico dello stronzo). Latino barbaro: STRUNTIUS, STRUNDIUS, STRUNTUS, che confronta con il fiammingo stront, strunt, ordura. Antico tedesco STRUNZAN, tagliare, distaccare spezzando, onde anche il medio alto tedesco strunze, moncone, tronco, che nell'elegante bavarese strunzel è frammento. Che infatti in antico si ebbe pure Stronzàre, per tagliare. Che poi allora a tavola si dovrebbe dire, a regola e a ragionamento, mi passi uno stronzo di torta sacher? Oppure stronzami uno stronzo di pane!
Come nota a margine è interessante notare che stronzo in inglese più che come piece of shit è reso con asshole, ano, definendo quindi i diversi approcci all'insulto nelle due culture. L'una è il produttore, l'altro il prodotto. In inglese reca sempre con sè un sentimento di rabbia, se sei un asshole sei anche un pò cattivo. Invece se sei stronzo in italiano, non necessariamente sei cattivo. Puoi anche essere uno stronzo benevolo. Comunque colgo l'occasione per stronzare una lancia a favore degli stitici: anche voi un giorno capirete il valore degli stronzi.

giovedì 3 novembre 2011

RITARDO

Ritardo, tardi: dal latino TARDUS, si avvicina alla radice TAD che ha il senso secondo Grassmann di TARD: rompere. Sanscrito, thadi, battere, percuotere. Propriamente che va innanzi a suon di percosse.
Ritardo, con quel ri che suona così pesante. Infatti ogni tanto ci provo e dico "sto tardando" sperando che, senza il ri, la gente se ne accorga di meno.
Che se lo dici a sedici anni "sono in ritardo" sei precoce, se lo dici a trenta, vivi in città, se lo dici a ottanta possiamo capirlo.
Ho scoperto il bellissimo tardanza che è caduto in disuso, che sembra la danza di chi arriva in ritardo. (E a sto giro faccio la prima ballerina). Tardìvo, Tardigrado. meravigliosi.
Come a Roma c'è sempre a una cena qualcuno che dice che a Roma c'è questa cosa che ti dai un appuntamento con qualcuno ed entrambi sapete che arriverete con mezz'ora di ritardo. Ma non ci si dà appuntamento mezz'ora dopo perchè altrimenti ci sarà un'altra mezz'ra di carico. E così via.
Addirittura in inglese c'è questo inquietante doppio uso della parola late. Se qualcuno è late o è in ritardo o è defunto. Questo per dire quanto è importante il senso del tempo nel mondo anglosassone.
Il ritardo è una forma di ribellione.
Tardare, tagliare scadenze, ignorare la paura del ritardo ogni tanto mi serve per recuperare integrità.

mercoledì 2 novembre 2011

LETTERA

Lettera. Ciascun segno dell'alfabeto. Dal latino LITTERA e poi LITERA, che gli antichi trassero da LITUM, supino (al liceo era spontanea la sessualizzazione di parole come supino, deponente, copula. Ma credo sia un disturbo comune in adolescenza. Erotismo panico), dicevo, supino di LìNERE, incrostare, coprire, colorare, imbrattare, per due motivi: a tutti gli effetti le lettere coprono, macchiano i fogli. E' necessario sporcare il candore del foglio per formare parole, che costituiscono unità di senso, che combinate provocano il pensiero e il cuore. Persino il corpo.
Il secondo motivo è che il volgo che vide le prime lettere di Cadmo, percepiva solo qualche macchia, che in latino è LITùRA . (Così come chi vedeva i primi computer vedeva dei potenziali comodini).
Altra interpretazione fa derivare LITTERA = LICTERA dalla radice LIKH: graffiare, incidere, scrivere. Solito sanscrito: LIKHATI.
Chi scrive è quindi solo un imbrattacarte oppure un malefico graffiacervello?

martedì 1 novembre 2011

SPIRITO


il poetico spìrto, in francese esprit, in inglese spirit o sprite (loro lo spirito se lo bevono in lattina), in spagnolo espiritu, in portoghese espirito, in padovano spritz, (anche loro se lo bevono ma con gli amici la sera) = dal latino SPIRITUS, propriamente soffio, alito d'aria, da SPIRARE, soffiare.

Dall'idea di soffio che è leggiero, esprime qualunque sostanza incorporea come l'Anima, gli Angeli, i Demoni, i Folletti, l'Ombra di un Morto.

Se per noi spirito è qualcosa che soffia, che si muove nell'aria o ci attraversa, per i giapponesi per esempio è un'entità invece collocabile in diverse parti di noi, con diverse funzioni:

心 kokoro è il cuore-spirito

精神 seishin è la mente-spirito.

Meraviglioso è 魂 tamashii, kanji formato da -iu che significa dire e da oni che vuol dire demone che etimologicamente significa "ciò che è nascosto. Dunque tamashii, ovvero anima, spirito, vuol dire "dire ciò che è nascosto".

C'è comunque in molte lingue l'idea che lo spirito sia una specie di messaggero in incognito che dice o "soffia" cose che noi nascondiamo.


lunedì 31 ottobre 2011

RABBIA

Dal latino RABI-ES, che si connette a una radice a cui fanno riferimento anche in sanscrito rabh-ate, agire violentemente, infuriare, e rabhas, impeto.
La rabbia è quindi un violento trasporto di collera, dispetto. Tipica malattia dei cani che si caratterizza per il bisogno di mordere.
Fin qui nulla di strano.
Il verbo lavorare, deriva dalla radice LABH, nel senso di afferrare, agognare, intraprendere. Poi in latino si declina in labor, fatica. La radice in origine doveva essere RABH, come spesso succede la R diventa L, come RUCH ha dato LUC/luce. RABH, la stessa radice di rabbia.
Lavoro e rabbia condividono la stessa radice, lo stesso tipo di energia da selezione naturale.
Meno lavoro, meno rabbia.

domenica 30 ottobre 2011

VERO


= latino VERUM, alto tedesco var, da una radice var che nello zendo, antico linguaggio della Persia, ha la nozione di credere, che possiamo ricollegare al sanscrito var-hami, scegliere, che appare nell'antico slavo di nuovo come veriti, credere, vara, scelta, desiderio.
E' buffo notare come invece true, in inglese sia da far risalire nel sassone piuttosto a drue, tree: Vero come un albero, solido come una quercia. Il senso del vero è quindi quello di consistenza, fatto.
Da noi invece il vero è materia di fede, ciò che è degno di fede è vero.
Chiedi a un goto o un sassone cosa sia vero e ti porterà a guardare una quercia fuori dal villaggio. Chiedi a un latino cosa sia vero e ti parlerà di un albero incredibile che ha visto in una radura ma adesso non si ricorda dove sia.
E sarà vero perchè tu sceglierai di credere che è vero.

venerdì 28 ottobre 2011

CURIOSO

= dal latino CURIOSUS, da CURA. Che si cura troppo, troppo sollecito nell'investigare. CURA, dal latino COERA, COIRA. Gli antichi etimologisti ricondussero a COR, che stimola il cuore e lo consuma.
Altri lo fanno derivare da CUSA (con sostituzione di s con r come avviene spesso in latino) dalla radice KU, battere, martellamento.
I moderni lo fanno derivare da un'altra radice KU= KAU, KAV che sta per osservare, da cui deriva anche il sanscrito kavi', saggio, il latino cave-re, con participio passato cautus, in guardia
Perciò se sei curioso hai tre opzioni: o sei una persona di cuore, o sei un saggio o stai martellando i coglioni.

giovedì 27 ottobre 2011

CAFONE

Mio padre in macchina, mentre giravamo l'Italia, parlava di tre cose: Berlusconi, De Andrè e la lingua italiana. Ogni volta che ci avvicinavamo a una città, che fosse Milano, Roma, Ferrara o Torino, lui faceva: ti ho mai detto da cosa deriva la parola Cafone?
E io, no, racconta! oppure sì. Ma tanto era lo stesso, lui me la raccontava con le stesse parole. E a me andava bene perchè mio padre, da buon contadino, racconta le storie a meraviglia.
In passato (un passato che wikipedia data intorno al 1400, ma che per me è un passato senza confini), gli allevatori ciociari, quando scendevano dalle montagne e dai colli per andare in città, arrivavano con delle funi arrotolate alle spalle o alla vita per vendere i prodotti al mercato, avevano talmente paura di perdersi per le strade della città che si legavano l'uno all'altro con la fune.
Di conseguenza li chiamavano quelli co'a fune. I cafoni.
Poi diventi grande e scopri che in realtà avevano la fune per legare il bestiame e che l'intepretazione di babbo era un pel0 romanzata. Poi scopri che oltretutto non è l'unica spiegazione ma ce ne sono molte: che gli etimologi, quelli di professione, preferiscono l'intepretazione che fa derivare cafone da cabonem, cavallo castrato. Oppure dal centurione Cafo e i suoi rozzi seguaci che si insediarono nella zona di Capua. Oppure addirittura potrebbero essere i traslocatori napoletani che erano chill'co a fune, che serviva per legare i mobili e "scenderli" dai piani.
Infine capisci che la spiegazione di tuo padre va benissimo e continui a immaginare di entrare in città legata al tuo papà con una fune invisibile che così non ci si perde.

mercoledì 26 ottobre 2011

MIRACOLO

Miràcolo. E tutta la sequela di miracles francesi pour femme, milagros spagnoli per casalinghe e miracles per canzoni pop inglesi. Da noi di solito sono coinvolte lacrime o sangue. Oppure Pier Paolo Pasolini.
= Latino MIRACULUM, cosa meravigliosa, da MIRARI, meravigliarsi. Seguendo la pista di Mirare, troviamo smirari, guardar con meraviglia, che il crucco Curtius e altri a ruota, ricollegano alla radice SMI- da dove proviene il sanscrito smay-e, sorrido, smi-tam riso, sme-rà sorridente. Riporto tutte e tre le derivate così metti caso incontrate un sanscrito vi fate due risate.
La cosa che mi ha fatto sorridere, anche senza sanscrito, è come questa radice sia riuscita a viaggiare in Europa, in greco smeidao, e meidema per il sostantivo sorriso, in slavo sme-chu, in tedesco antico è diventato smie-len e, sorpresa sorpresa, in inglese smi-le, sorridere, guardare con compiacenza.
Il passo da un sorriso a un miracolo è breve.

martedì 25 ottobre 2011

. Perchè abbiamo cominciato a dire sì, per dire sì?
Ti è piaciuto il film?
Dice che deriva dal latino sic, che vuol dire così. Ma così deriva da quo sic o hoc sic e quindi è un cane che si morde la coda. Perchè sì è diventato sì e no, no?
Sì è una particella affermativa secca con valore olofrastico. O-lo-fra-sti-co. Potrei tatuarmelo su un braccio. Il piccolo sì è quindi un'espressione olofrastica. (Posso dirlo un'altra volta? O-lo-fra-sti-co!!)
è come un chiodo da parete, piccolo ma regge un'azione potente.
Possiamo rafforzare il nostro con la testa. Oppure dire sì, certo. Oppure, ma mi piace meno, dire assolutamente sì, che è pleonastico. Il sì è già assoluto, non ha bisogno di sì. Diffidare spesso di chi dice assolutamente sì.
Si può dire anche ok, ma se potete evitate.
Mister Dante, nel De Vulgari Eloquentia introdusse tra le lingue romanze, oltre alla lingua d'oil e alla lingua d'oc (Francia del nord e sud rispettivamente), la nostra che infatti è detta la "lingua del (dolce) sì".
Da noi è tutto dolce, la vita, il sì, il parto, il far niente.
Il sì entra anche all'Inferno dantesco nel XXXIII canto (fonte Wikipedia):
"del Bel Paese là dove 'l sì suona".

lunedì 24 ottobre 2011

FOTTERE

Ok, non è appropriato dopo bambino mettere fottere ma vedrete poi che in realtà è pertinente.
Fottere che ha un suono così aspro e forte, che in francese diventa foutre, che in portoghese diventa foter, che in spagnolo diventa joder, e in inglese se proprio vogliamo fuck, deriva dal verbo latino FUTUERE, (participio passato, FUTUTUS, un po' come disse Cesare prima di morire, non era Brutu, tu quoque, ma Fututus sum).
Futuere va confrontato con il greco PHYTEYO, io pianto, che metaforicamente significa genero, produco. A sua volta è tratto da PHYO, sono, faccio essere. La radice, scavando nel sanscrito è BHU = PHU greco; FU = latino essere, nascere, vedi FETO.
Dice che già in antico è usato con significato osceno. Ma di fatto che oscenità ci potrebbe essere nel mandare qualcuno a farsi piantare? O a farsi essere?

domenica 23 ottobre 2011

BAMBINO

Allora: le lettere B-P-M sono fra le prime che il neonato articola e in molte lingue servono in molte lingue a formare i nomi di parentela, ripetendo le sillabe, vedi babbo.
Da questo quindi si ipotizza la provenienza di bimbo e bambo, che prima indicava Infante e poi successivamente Semplice. Diminutivo bambino, in inglese baby, islandese babe, tedesco bube.
Altri invece fanno derivare bambino direttamente dal greco bambaino, dal verbo bambalyzo, che appunto si esprime in bambalos, balbettante o babazein, parlare inarticolatamente.
Ma dopo aver visto oggi una festa di creature iperattive in un locale milanese in una domenica pomeriggio di ottobre posso dirvi con assoluta cognizione di causa che bambino deriva direttamente da bamba.
Si trattava difatto di incredibili consumatori di coca. (cola) E pizzette.

sabato 22 ottobre 2011

STIMOLO

finito shabbat posso scrivere l'etimo di oggi.
STIMOLO: dal latino STIMULUS detto per STIGMULUS, pungiglione, composta dalla stessa base del greco STIG-MA, puntura, STIG-ME, punto, e -MULUS che è una terminazione propria dei participi. Stimolo è tuttociò che serve ad eccitare, come il pungolo per spingere il bestiame e particolarmente i buoi ad arare. Impulso, incentivo, molestia, Tormento.
Perciò tu madre o tu padre, mentre porti tuo figlio a basket aromaterapeutico o la piccola al corso di decoupage giapponese o entrambi al gruppo di educazione sessuale steineriana ricorda che puoi utilizzare un pratico pungolo elettrico per convincere i tuoi piccoli vitelli domestici che un'infanzia piena di stimoli è un buon investimento per il futuro.