lunedì 31 ottobre 2011

RABBIA

Dal latino RABI-ES, che si connette a una radice a cui fanno riferimento anche in sanscrito rabh-ate, agire violentemente, infuriare, e rabhas, impeto.
La rabbia è quindi un violento trasporto di collera, dispetto. Tipica malattia dei cani che si caratterizza per il bisogno di mordere.
Fin qui nulla di strano.
Il verbo lavorare, deriva dalla radice LABH, nel senso di afferrare, agognare, intraprendere. Poi in latino si declina in labor, fatica. La radice in origine doveva essere RABH, come spesso succede la R diventa L, come RUCH ha dato LUC/luce. RABH, la stessa radice di rabbia.
Lavoro e rabbia condividono la stessa radice, lo stesso tipo di energia da selezione naturale.
Meno lavoro, meno rabbia.

domenica 30 ottobre 2011

VERO


= latino VERUM, alto tedesco var, da una radice var che nello zendo, antico linguaggio della Persia, ha la nozione di credere, che possiamo ricollegare al sanscrito var-hami, scegliere, che appare nell'antico slavo di nuovo come veriti, credere, vara, scelta, desiderio.
E' buffo notare come invece true, in inglese sia da far risalire nel sassone piuttosto a drue, tree: Vero come un albero, solido come una quercia. Il senso del vero è quindi quello di consistenza, fatto.
Da noi invece il vero è materia di fede, ciò che è degno di fede è vero.
Chiedi a un goto o un sassone cosa sia vero e ti porterà a guardare una quercia fuori dal villaggio. Chiedi a un latino cosa sia vero e ti parlerà di un albero incredibile che ha visto in una radura ma adesso non si ricorda dove sia.
E sarà vero perchè tu sceglierai di credere che è vero.

venerdì 28 ottobre 2011

CURIOSO

= dal latino CURIOSUS, da CURA. Che si cura troppo, troppo sollecito nell'investigare. CURA, dal latino COERA, COIRA. Gli antichi etimologisti ricondussero a COR, che stimola il cuore e lo consuma.
Altri lo fanno derivare da CUSA (con sostituzione di s con r come avviene spesso in latino) dalla radice KU, battere, martellamento.
I moderni lo fanno derivare da un'altra radice KU= KAU, KAV che sta per osservare, da cui deriva anche il sanscrito kavi', saggio, il latino cave-re, con participio passato cautus, in guardia
Perciò se sei curioso hai tre opzioni: o sei una persona di cuore, o sei un saggio o stai martellando i coglioni.

giovedì 27 ottobre 2011

CAFONE

Mio padre in macchina, mentre giravamo l'Italia, parlava di tre cose: Berlusconi, De Andrè e la lingua italiana. Ogni volta che ci avvicinavamo a una città, che fosse Milano, Roma, Ferrara o Torino, lui faceva: ti ho mai detto da cosa deriva la parola Cafone?
E io, no, racconta! oppure sì. Ma tanto era lo stesso, lui me la raccontava con le stesse parole. E a me andava bene perchè mio padre, da buon contadino, racconta le storie a meraviglia.
In passato (un passato che wikipedia data intorno al 1400, ma che per me è un passato senza confini), gli allevatori ciociari, quando scendevano dalle montagne e dai colli per andare in città, arrivavano con delle funi arrotolate alle spalle o alla vita per vendere i prodotti al mercato, avevano talmente paura di perdersi per le strade della città che si legavano l'uno all'altro con la fune.
Di conseguenza li chiamavano quelli co'a fune. I cafoni.
Poi diventi grande e scopri che in realtà avevano la fune per legare il bestiame e che l'intepretazione di babbo era un pel0 romanzata. Poi scopri che oltretutto non è l'unica spiegazione ma ce ne sono molte: che gli etimologi, quelli di professione, preferiscono l'intepretazione che fa derivare cafone da cabonem, cavallo castrato. Oppure dal centurione Cafo e i suoi rozzi seguaci che si insediarono nella zona di Capua. Oppure addirittura potrebbero essere i traslocatori napoletani che erano chill'co a fune, che serviva per legare i mobili e "scenderli" dai piani.
Infine capisci che la spiegazione di tuo padre va benissimo e continui a immaginare di entrare in città legata al tuo papà con una fune invisibile che così non ci si perde.

mercoledì 26 ottobre 2011

MIRACOLO

Miràcolo. E tutta la sequela di miracles francesi pour femme, milagros spagnoli per casalinghe e miracles per canzoni pop inglesi. Da noi di solito sono coinvolte lacrime o sangue. Oppure Pier Paolo Pasolini.
= Latino MIRACULUM, cosa meravigliosa, da MIRARI, meravigliarsi. Seguendo la pista di Mirare, troviamo smirari, guardar con meraviglia, che il crucco Curtius e altri a ruota, ricollegano alla radice SMI- da dove proviene il sanscrito smay-e, sorrido, smi-tam riso, sme-rà sorridente. Riporto tutte e tre le derivate così metti caso incontrate un sanscrito vi fate due risate.
La cosa che mi ha fatto sorridere, anche senza sanscrito, è come questa radice sia riuscita a viaggiare in Europa, in greco smeidao, e meidema per il sostantivo sorriso, in slavo sme-chu, in tedesco antico è diventato smie-len e, sorpresa sorpresa, in inglese smi-le, sorridere, guardare con compiacenza.
Il passo da un sorriso a un miracolo è breve.

martedì 25 ottobre 2011

. Perchè abbiamo cominciato a dire sì, per dire sì?
Ti è piaciuto il film?
Dice che deriva dal latino sic, che vuol dire così. Ma così deriva da quo sic o hoc sic e quindi è un cane che si morde la coda. Perchè sì è diventato sì e no, no?
Sì è una particella affermativa secca con valore olofrastico. O-lo-fra-sti-co. Potrei tatuarmelo su un braccio. Il piccolo sì è quindi un'espressione olofrastica. (Posso dirlo un'altra volta? O-lo-fra-sti-co!!)
è come un chiodo da parete, piccolo ma regge un'azione potente.
Possiamo rafforzare il nostro con la testa. Oppure dire sì, certo. Oppure, ma mi piace meno, dire assolutamente sì, che è pleonastico. Il sì è già assoluto, non ha bisogno di sì. Diffidare spesso di chi dice assolutamente sì.
Si può dire anche ok, ma se potete evitate.
Mister Dante, nel De Vulgari Eloquentia introdusse tra le lingue romanze, oltre alla lingua d'oil e alla lingua d'oc (Francia del nord e sud rispettivamente), la nostra che infatti è detta la "lingua del (dolce) sì".
Da noi è tutto dolce, la vita, il sì, il parto, il far niente.
Il sì entra anche all'Inferno dantesco nel XXXIII canto (fonte Wikipedia):
"del Bel Paese là dove 'l sì suona".

lunedì 24 ottobre 2011

FOTTERE

Ok, non è appropriato dopo bambino mettere fottere ma vedrete poi che in realtà è pertinente.
Fottere che ha un suono così aspro e forte, che in francese diventa foutre, che in portoghese diventa foter, che in spagnolo diventa joder, e in inglese se proprio vogliamo fuck, deriva dal verbo latino FUTUERE, (participio passato, FUTUTUS, un po' come disse Cesare prima di morire, non era Brutu, tu quoque, ma Fututus sum).
Futuere va confrontato con il greco PHYTEYO, io pianto, che metaforicamente significa genero, produco. A sua volta è tratto da PHYO, sono, faccio essere. La radice, scavando nel sanscrito è BHU = PHU greco; FU = latino essere, nascere, vedi FETO.
Dice che già in antico è usato con significato osceno. Ma di fatto che oscenità ci potrebbe essere nel mandare qualcuno a farsi piantare? O a farsi essere?

domenica 23 ottobre 2011

BAMBINO

Allora: le lettere B-P-M sono fra le prime che il neonato articola e in molte lingue servono in molte lingue a formare i nomi di parentela, ripetendo le sillabe, vedi babbo.
Da questo quindi si ipotizza la provenienza di bimbo e bambo, che prima indicava Infante e poi successivamente Semplice. Diminutivo bambino, in inglese baby, islandese babe, tedesco bube.
Altri invece fanno derivare bambino direttamente dal greco bambaino, dal verbo bambalyzo, che appunto si esprime in bambalos, balbettante o babazein, parlare inarticolatamente.
Ma dopo aver visto oggi una festa di creature iperattive in un locale milanese in una domenica pomeriggio di ottobre posso dirvi con assoluta cognizione di causa che bambino deriva direttamente da bamba.
Si trattava difatto di incredibili consumatori di coca. (cola) E pizzette.

sabato 22 ottobre 2011

STIMOLO

finito shabbat posso scrivere l'etimo di oggi.
STIMOLO: dal latino STIMULUS detto per STIGMULUS, pungiglione, composta dalla stessa base del greco STIG-MA, puntura, STIG-ME, punto, e -MULUS che è una terminazione propria dei participi. Stimolo è tuttociò che serve ad eccitare, come il pungolo per spingere il bestiame e particolarmente i buoi ad arare. Impulso, incentivo, molestia, Tormento.
Perciò tu madre o tu padre, mentre porti tuo figlio a basket aromaterapeutico o la piccola al corso di decoupage giapponese o entrambi al gruppo di educazione sessuale steineriana ricorda che puoi utilizzare un pratico pungolo elettrico per convincere i tuoi piccoli vitelli domestici che un'infanzia piena di stimoli è un buon investimento per il futuro.

venerdì 21 ottobre 2011

SBRANARE

Sbranare è una parola goduriosa da pronunciare, ne raccomanderei l'uso costante, rilassa le labbra e migliora la respirazione.
Sbranare: rompere in brani, dicesi specialmente parlando di fiere. s- iniziale indicante distacco, separazione.
Brano: Brandeum, pezzo di tela, donde l'antico BRANDONE, poi ridotto in brano. Altri suggerisce il greco BRAKOS, abito lacero, cencio. Dalla radice lacerare. Altri infine riferisce a BRANDELER (Poi contratto in BRANLER) nel senso di agitare, pezzo che penzola.
Quindi brano è, per definizione, un pezzo strappato con violenza dal tutto, per lo più di carne o di panno. In senso figurato è un frammento di scritto altrui inserito nei propri scritti.
Perchè è stato poi utilizzato in musica? Per indicare l'altrui autorialità o piuttosto per sottolineare la violenza di certa musica? E infatti anche a Sanremo ogni volta che presentavano un brano di qualcuno mi sembrava un momento di tale furia incontenibile.
E ho spesso pensato che, per esempio, presentando Loredana Bertè avesse molto più senso presentare il suo nuovo sbrano.

giovedì 20 ottobre 2011

DOCCIA

Premessa: visto il successo di tette, ho deciso di fare come faceva la mia rivista preferita BLUE e mettere a ogni etimo immagini erotiche in modo da invogliare alla lettura. Anzi potrei anche decidere di chiamare il blog etimoerotico.
Doccia: canaletto di terracotta (quando mai? in un film di bertolucci magari), di pietra, di legno o di latta o di altra materia per lo più fatta a semicerchio e aperto di sopra per il quale si fa scorrere l'acqua. In medicina si usa a scopo terapeutico. Francese douche, spagnolo ducha: da un supposto latino DUCTIA, forma dedotta da un verbo Ductiare, docciare. Docciare, dal latino DUCTUS, che è participio passato di DUCERE, (che nella bassa latinità si usò anche per acquidoccio e acquidotto) mediante il verbo DUCTIARE. Ora non so voi, ma il fatto che il DUCE e la DOCCIA abbiano la stessa radice mi mette buonumore.
Tanto più che in inglese se dici a qualcuno che è un douchebag lo stai definendo un individuo che ha dimostrato di essere particolarmente deficiente e che quindi merita di essere paragonato ad un prodotto per lavande vaginali. (Da Urban dictionary: A word to describe an individual who has shown themself to be very brainless in one way or another, thus comparing them to the cleansing product for vaginas.)
Che poi è la definizione perfetta per chi ancora (ancora?????) venera la figura del Duce o ne auspica il ritorno.
Curiositè:
In antichità chi fabbricava la doccia veniva chiamato Docciaio oppure Trombaio.

mercoledì 19 ottobre 2011

ALBERO

Da piccola credevo che l'albero si chiamasse così perchè era il primo a vedere l'alba al mattino. Poi mi hanno trasferita a Milano e gli alberi erano coperti dai grattacieli. A me il nome "grattacieli" mi metteva in imbarazzo come nome, sembrava una cosa sessuale. All0ra erano alberi di città.
Sono andata a vedermi l'etimo di alberi. E' stata l'etimologia più deludente di tutte e in realtà non troppo lontana dalla mia teoria d'infanzia: deriva dal latino albus, bianco. E' sinonimo di Pioppo bianco, albero dalle foglie albescenti.
Ma chiamare così tutti gli alberi? Allora dovremmo cominciare a chiamarli verderi, seguendo questo ragionamento. E d'autunno gialleri o rosseri.

martedì 18 ottobre 2011

STUPIDO

Oggi è stupido. Nuvole stupide. Andare all'ospedale a trovare un mio amico che in realtà ricoverano settimana prossima. Anche gli infermieri mi hanno preso per il culo. Stupido anche bere troppi caffè. Stupido pensare tantissimo a un ragazzo. Stupido scrivere questo post due volte con tutte le definizioni e i corsivi e per DUE volte cancellare il post e dover fare da capo.
=lat. STUPIDUS: Stùpeo, sono attonito, assorto, stordito con la terminazione -IDUS che dà il senso di durata. (Come in timido).
Stupère, etimologicamente restare fermo, da una radicale sanscrita STUP- ampliamento di sta- che ha senso di stare.
Per esempio in sanscrito lo stupa è il monumento buddhista per eccellenza. Lo stupa e lo stupido condividono lo stesso stato di solidità e la stessa radicale.
Stupido deriva quindi da un verbo, stupire, che ha come definizione altamente meravigliarsi. Come fanno i bambini e gli innamorati.
Che infatti innamorarsi è stupendo. Oppure è stupido.

lunedì 17 ottobre 2011

TETTE

Stamattina ho chiesto a un amico web-savvy di darmi qualche dritta per aumentare la visibilità del mio blog (questo) e lui mi ha detto: Tette.
E tette sia.

Tette: spagnolo teta, francese tete, inglese teat o il più recente tit, dialetto sardo dida o ddedda, catalano: dida. Voce comune a tutti i dialetti neo-latini nonché alle lingue celtiche e teutoniche. Parola provenuta a noi dalla Germania: tutta, Tüttel, tzitze (che ricorda le zizze romane). Celto gallese: did. Gaelico: teth. Bretone: tez, tec'h. Curioso che anche in greco ha titthos e titthè, nutrice, ed è connesso alla radice tha-, onde thesthai, mungere. In sanscrito è DHA, succhiare, dhayati, dhatri, nutrice; dharu, puppante; antico slavo, doiti, puppare. Persino zitella deriva dalle tette.

Insomma la tetta è universale.

domenica 16 ottobre 2011

SUCCESSO



= lat. SUCCESSUS participio passato di SUCCEDERE = venire dopo. Agg: Che viene dopo, resultato a un'azione. Come sostantivo: Sèguito, Corso, Progresso. Avvenimento, evento qualunque.
Succedere a sua volta contiene SUB, sotto e Cedere, che è affine al verbo latino CADERE, Ce - cidi, cadere, venir meno. Che è poi nel sanscrito la radice KAD., Ca-ca-da, cadde.
Cadere contiene l'idea fondamentale di muoversi, andare, passare con Sub che rafforza il cedimento al tempo.
Quindi, giovani, l'esame andato male è di fatto un successo perchè è successo. Il licenziamento è tecnicamente un successo professionale.
E comunque, come dice Tony Pagoda in Hanno Tutti Ragione di Paolo Sorrentino, il successo è sul cesso.

sabato 15 ottobre 2011

OMOSESSUALE

Omosessualità. Traduzione italiana del termine tedesco Homosexualitat, fusione del termine greco, omoios, che vuol dire simile e il termine latino sexus, che vuol dire sesso. Il termine fu coniato dallo scrittore ungherese Karòly Kertbeny nel 1869. Indica il comportamento o l'attrazione sentimentale e/o sessuale tra individui dello stesso sesso.
Un termine molto giovane e meticcio, perchè fonde termine latino e termine greco.
Nella Bibbia Dio suggerisce, Ama il prossimo tuo come te stesso. Normalmente lo leggiamo come un invito ad amare un altro come ami te stesso. Ma c'è un'altra senso, inesplorato: ama il prossimo tuo come te stesso, cioè quello che è come te stesso. Che Dio stesse esortando il suo popolo all'omosessualità?

venerdì 14 ottobre 2011

MERENDA

Merènda. In rumeno merinda, in francese Marende, spagnolo merienda = lat. merenda, che taluno connette a MERIDIES mezzogiorno, perchè vogliono significasse il pasto meridiano, in luogo del mezzogiorno.
Altri a MERERE, guadagnare, meritare, perchè avrebbe designato il pasto dato in benemerenza di lavoro fatto in più o di buoni portamenti (mi fa rotolare dal ridere questa definizione).
Dal citato MERERE però possiamo ricavare un altro significato, non più meritare ma nel senso di avere la sua parte, affine al greco meris, porzione, parte, da cui deriva il verbo meiro-mai, ricevo una parte, mi faccio assegnare una parte, merizo, distribuisco. Sarebbe quindi la merenda il mangiar vespertino, che si fa tra il desinar e la cena e la vivanda stessa che si consuma in questo lasso di tempo.
Quindi la domanda è la seguente: la merenda è qualcosa che si deve guadagnare o che ci spetta di diritto?

giovedì 13 ottobre 2011

OGGI SCOPRIAMO: INVESTIRE

Dal Latino INVESTIRE, che però ebbe il senso di coprire con ornamenti, è il composto della particella IN e lat. VESTIRE, da vestis, veste. Dice poi che nella barbara latinità (ah, la barbara latinità!), assunse anche il senso di mettere in possesso perchè un tempo davasi il possesso colla consegna di un mantello, del pallio o di altra simile cosa.
Sempre nella barbara latinità ebbe il senso di circondare, come la veste circonda il corpo. Dall'ordine di assalire circondare deriva il colpire con forza. Si diceva di una nave che urta impetuosamente.
Quindi: alla mattina quando infilate la magliettina al vostro bambino, ricordate che di fatto state investendo vostro figlio. Usate prudenza.

mercoledì 12 ottobre 2011

CONSIDERARE

La prima parola del mio blog sulle parole è CONSIDERARE.
Considerare è composto di CON, insieme che indica comparazione di un termine con l'altro ed anche mezzo o strumento e di SIDERARE (etimo.it dice inusit. che credo significhi inusitato, ma non sono sicura). SIDERARE viene da SIDUS, al plurale neutro SIDERA - costellazione, astro.
Fissare una stella per leggervi i decreti del fato, essendo opinioni degli antichi che i destini degli uomini dipendessero dalle stelle. Quindi l'ammodernamento del termine CONSIDERARE lo ha trasformato in "fissare attentamente gli occhi della mente in una cosa come chi fissa una stella"
Allora quando qualcuno dice "mi permetta una considerazione" lo prendiamo e lo portiamo all'aperto dove possiamo guardare le stelle e vedere cosa dicono.