sabato 21 aprile 2012

BAVA

Ero qui che stavo ricamando a punto croce l'iniziale della mia pronipote che nasce tra poco. Ecru lavorato a mano con filato giallo canarino, pesca, rosato. Di fianco all'iniziale del nome ho cucito un fiore a sei petali con le bordature pervinca. A destra dell'iniziale una piccola farfalla che fa pendant.

Poi mi sono ricordata della BAVA.

Su quest'opera di artigianato femminile a porte chiuse, la mia pronipote si prodigherà in acrobazie idrotecniche regolari.

Bava. in francese per esempio baver vuol dire sia sbavare sia discorrere. E non starò qua a fare battute sui francesi, che, come vedete, si fanno da sole.
L'origine è un supposto latino popolare BABA che la Crusca attribuisce ai suoni labiali che esprimono appunto la formazione della bava sulle labbra, quell'umore viscoso che presto o tardi verrà sostituito dalle parole.

Però per esempio la bava dei bachi diventa seta. Seta con cui si producono filamenti che poi utilizzo per fare decori sui bavaglini su cui sbaveremo.

Se fossimo bachi potremmo sbavare seta.


mercoledì 18 aprile 2012

CASA


sconsiglio di cercare casa a milano durante un periodo di messa in discussione di se' o lieve disagio esistenziale. intanto certo, a me piace guardare le case. e puntualmente entrando gia' mi affeziono, a quella moquette sbiadita, oppure al nitore della casa, al fatto che e' piena di mobili o al fatto che e' cosi' vuota. Le conversazioni pero' sono qualche volta difficili, perche' difficilmente la prima cosa che ti colpisce di una casa e' il possibile coinquilino. La prima cosa che ti conquista e' il prezzo, se basso, la seconda e' l'aspetto fisico della casa, nel mio caso acquistano punti le case ai piani alti, le case nei cortili interni, le case vecchie, si' anche un po' malmesse. Cristo, abito in Europa. Se non mi godo il vecchiume cosa resto a fare?
Quindi la conversazione con il coinquilino/a e' tutta una bizzarra tensione verso la conquista di un territorio. E' un esercizio di manipolazione rilassata. E' una conversazione schizofrenica interna in cui la parte normale cerca di dire alla parte concupiscente di stare calma, di non parlare troppo, di non venderti con troppa disperazione. Ma poi le risposte di mail arrivano impietose:

Galateo da affittamento e suo linguaggio in codice:

"una mia amica mi ha chiesto di vederla e le avevo promesso la precedenza" si puo tradurre con "piuttosto che dare la stanza a te l'ho data a uno spacciatore ucraino con il piercing sui capezzoli a forma di croce uncinata'.

"mi sono dimenticata di dirti che ci sono quattro mesi di caparra da versare e due mesi di affitto anticipato da versare" // "ti ho visto e mi hai dato cosi' tanta fiducia che sono tentata di chiedere un controllo fiscale e farti sorvegliare dal Sismi.

"ci sei stata cosi' simpatica, ci sei piaciuta subito, ho parlato di te a mia madre e mia sorella ma poi alla fine abbiamo dovuto scegliere un'altra persona."
Questa e' la variante da stronza del grande fratello, la traduzione e' piu' o meno "puzzi e volevamo qualcuno figo".

Casa deriva dal latino casa che a sua volta deriva dal greco KASA, capanna e propriamente dalla radice SKA greca/ CHA sanscrita. con il senso di coprire. CHAyA e' ombra. Mi piace molto questa connessione tra casa e ombra. Non avevo mai considerato la casa come qualcosa che ti fa ombra. E non avevo mai considerato l'ombra come una possibile casa.
Alla radice SKA si lega il termine alto tedesco SKY nuvolo, il cielo come casa e KAS, in greco pelle.

La pelle come casa.
Forse dovrei imparare a tenere quella come casa.

sabato 14 aprile 2012

TRISTE

Milano, cielo coperto, via Savona in preda ai primi conati da Salone del Mobile. Provo tutta insieme per un momento la tristezza mai provata in vita mia. Non ho nessun valido motivo per essere triste: la mattina sono andata dal parrucchiere, ho comprato l'olio essenziale di ylang ylang, ho mangiato le linguine al nero di seppia, ho conservato l'osso di seppia, vago senza meta, posso andare dove voglio e fare quello che voglio. Eppure mi sembra di spingere un enorme masso dentro me stessa. Quasi come se l'atmosfera fosse difficile da attraversare. Ma non so da che parte arrivi il peso. Se provo a trovare nuovo slancio progressivamente una forza opposta e contraria annulla questo tentativo.

Triste deriva dal latino TRISTEM che qualcuno deduce da TERERE, rodere, consumare. Ma non è quello che sento, non mi sento rosa, se mi sentissi rodere direi che sto rosicando, non che sono triste. Il rosicamento è brulicante, rumoroso, mascellare. No, il mio triste è più legato alla seconda interpretazione che lo riconduce al sanscrito trsta, ruvido, brusco.E ancora meglio l'etimo threostru, tenebre, di conio anglosassone, un grande popolo inventore del tè della cinque, dell'ombrello nero e della tristezza. Vago nelle tenebre. Milano help me, troppo cemento, troppo cemento.

Per ricompensare di tutta questa agghiacciante tristezza - interrotta solo dalla luminosa voce di Massimiliano - leggo di notte un'intervista a Toni Morrison, autrice afroamericana di Beloved, e premio fucking Nobel per la letteratura che fuga ogni dubbio con una frase che mi ricorda d'un colpo cosa sia la scrittura e cosa sia la tristezza:

"I want to feel what I feel. What's mine. Even if it's not happiness, whatever that means. Because you're all you've got."

mercoledì 11 aprile 2012

STANCA

Stanca si usa come aggiunta di mano o di braccio per dire mancino. In alto tedesco troviamo TENC e in rumeno steng, che significano sinistro. L'etimologico è in dubbio sull'origine però. La prova provata è però questa. Sono nata mancina.

E come direbbe la mia mamma, se fosse una mamma che parla dei propri figli in termini negativi, sono nata stanca.

Conosco almeno altri due mancini che sono sempre stanchi. Se volete altre prove ve li posso presentare.