martedì 29 novembre 2011

SQUISITO


Lo stesso che Esquisito: dal latino EX-SQUISITUS, ricercato, participio passato di EX-QUIRERE, cercare con diligenza, composto della particella EX, da , di, fuori di, e QUAERERE, cercare. A sua volta QUARERE sta per QUAES-ERE, dalla radice KA, ampliata in KAS, KAIS, KVAIS, cercare, desiderare. Dentro Squisito perciò esiste una richiesta soddisfatta, una preghiera ascoltata, il lavoro di qualcosa di squisito è antecedente alla sua fruizione. E' stato ricercato e per questo è squisito, ambito.

Pronunciare con lentezza, ondeggiando intorno alle esse.

PAROLA

Ora per favore seguitemi perché l'etimologia ci aprirà la testa come un cocomero.

Paròla, che fu paravola in italiano antico, e paraula in dialetto sardo; che è parole in francese e palabra in spagnolo deriva dal nostro latino (barbarico) PARABOLA che vien dal classico latino PARABOLA: comparazione, similitudine, parabola, appunto.
Qualcosa per qualcos'altro. Non LA cosa.

All'inizio parabola era appunto insegnamento, discorso, poi con i loquaci cristiani fu parabola del Vangelo alla domenica. Solo dopo per attenuazione passò a significare detto, motto e per estensione qualunque voce articolata esprimente un concetto. E lì avvenne il crimen etimologico perché parola si sostituì a verbum, latino che nel frattempo assunse un significato sacro di parola fatta carne.
Insomma ci hanno tolto la carne e lasciato similitudini.
Parole soltanto parole.

lunedì 28 novembre 2011

PISOLO

Pisolare, vuolsi sia detto per PESULARE o PENSULARE, supposta forma coniata sul latino PENSILIS., che pende, ricollegabile a PENSUS participio passato di PENDERE, penzolare.

il muovere la testa di qua e di là, e inchinarla proprio di chi sonnecchia.

In questi giorni di tre film al giorno ogni tanto mi giro e guardo qualcuno che pisola. C'è un abbandono nella testa che vale quasi il prezzo del biglietto. (che non pago perché ho il pass, comunque vale il prezzo del pass)

Appisolarsi condivide quindi l'origine con PENSARE, anch'esso proveniente da PENDERE, nel senso di pesare, esaminare.

Ma questo giustifica quello che dice mia mamma che si appisola sul divano quando la sveglio di soprassalto dicendole "ti ho visto, dormivi!". E lei dice, no stavo pensando!

domenica 27 novembre 2011

EBREO

La parola 'èver ha radice 'àvar che significa "passare, attraversare". 'Ever forse significa "colui che attraversa" o "colui che passa" (il nomade)?
Una caratteristica degli Ebrei quindi era la loro vita nomade. Oppure è riferito al fatto che il popolo ebraico ha superato il Mar Rosso.
E' andato al di là.
Ma in realtà questo etimo era una scusa per usare una fotografia di una talentuosa artista newyorkese.
Ma fatelo solo se siete adulti perchè è materiale esplicito.
Ecco il link:

sabato 26 novembre 2011

TORNO SUBITO SONO AL CINEMA.

Adorati lettori,
sono al Torino Film Festival e curo insieme ai miei amici Diana e Andrea un videoblog che si chiama:

scena-madre.blogspot.com

Se vi va seguitelo. Se no, fate altro.


(L'etimo continua ma in forma ridotta per venire incontro alle mie capacità mentali)

venerdì 25 novembre 2011

CALCOLO

Al ginnasio la nostra professoressa di greco e latino, l'inflessibile e rigorosa Mottana, (lascio a voi immaginare il soprannome più utilizzato) ci diceva che nell'Antica Roma utilizzavano pietruzze per fare i conti_ pietruzza in latino è calculus, diminutivo dell'originario CALX, ghiaia, sasso. Oggi invece vale come computo: operazione del calcolare o risultato stesso del computo. I calcoli una volta erano quindi qualcosa di concreto. Fa ridere oggi pensare ai grandi analisti finanziari a che fare con pietruzze per contare il valore azionario: avrebbero bisogno di cave di ghiaia. Eppure, pensandoci bene se avessero usato qualche pietruzza in più non avrebbero perso i conti (e le rotelle) sul valore del mercato immobiliare. Insomma, se loro non usano più le pietruzze è comprensibile che qualcuno senta il bisogno di tirarle a loro, magari un po' più grandi. Non si tratta di violenza, solo di un ripasso della materia.

giovedì 24 novembre 2011

BAGEL

Bagel è pane. Il nome deriva dallo Yiddish Beygl, perchè fu la comunità ebraica askenazita a diffondere questo tipo di pane, soprattutto in Polonia. E ovunque nel mondo esista una forte comunità ebraica askenazita. Ancora prima deriva dal tedesco del Mille boug che vuol dire anello, braccialetto. Si trova in molte varianti (boug, bog, bug,) sia in antico tedesco che in sassone, inglese antico etc. (Che poi ha senso basti pensare a Bague, francese di anello).
E' pasta di pane disposta in forma toroidale (eheheh toroidale), che viene bollita prima di essere infornata.
Nel tennis quando si chiude un set 6 a 0 si dice che si è fatto un bagel.
Oppure gli ebrei sudafricani dicono che un tipo troppo curato e materialista è un bagel.
Ma soprattutto nella tradizione ebraica viene regalato alle puerpere, perchè l'anello nella sua continuità simboleggia la vita.
Ieri ne ho mangiato uno in un posto meraviglioso a piazza ventiquattro maggio con la mia insegnante di danza.
E' stato un bel momento, un tipico momento da bagel.

mercoledì 23 novembre 2011

DROGA

Droga /droga in spagnolo/drogue in francese/drug in inglese, deriva dall'olandese (e chi se no?) DROOG che è simile all'anglosassone DRYG, all'alto antico tedesco TROCK-AN e TROCCHAN, che vuol dire arido, secco.
Infatti per esempio DRY in inglese vuol dire asciutto.
Droga indica quella pianta secca usata in farmacia e cucina. Si cominciò a usare la parola droga nel sedicesimo secolo quando i commercianti olandesi venivano a spacciare nei mercati europei le spezie dell'Asia e Oceania , il che ne fa i più antichi ed efficienti spacciatori d'Europa, fonti mi dicono che ancora lo sono.
inoltre nel cimbro DRWG e nel basso bretone DROUG troviamo un significato collaterale di cosa cattiva in riferimento però al sapore cattivo degli ingredienti medicinali.
Intendiamoci, anche la cocaina è una pianta seccata anche l'eroina è una pianta seccata.
Ma la parola droga è passata dal collettivo e contadino (spezie per vivande, erbe per rituale) al singolo, con effetto psicotropo, droga come sostanza che agisce sul sistema nervoso.
Condimento o stupefacente?

martedì 22 novembre 2011

puttana

Dicesi Puttana.....vabè, lo sappiamo.
La definizione del dizionario etimologico assomiglia a un haiku:
"In origine Ragazza; Indi Meretrice".
Che potrebbe sembrare il prequel della storia di Bocca di Rosa, ma rivela un inquietante sviluppo semantico.
Perchè in latino barbaro putana fu preso da PUTA; fanciulla. E dapprincipio non ebbe il senso peggiorativo che oggi è preponderante.
PUTA a sua volta trova il suo grembo, è il caso di dire, in PUTEUS, che indicava una cavità naturale o un buco scavato. -nei puticuli i Romani ci seppellivano i morti- Era quindi collegato a qualcosa di sacro.
Addirittura la radice sanscrita nei Veda, PUTA, allude proprio a ciò che è sacro, ciò che è puro.
Se la storia di questa parola non avesse preso la strada che ha preso, chissà, magari oggi si sarebbe avuto "Il manuale della giovane puttana", assai più ameno del noioso "manuale della giovane donzella", laddove s'insegna la giovane pulzella a connettere nel rapporto supremo l'uomo con il divino.
Con buona pace delle comari.

lunedì 21 novembre 2011

APPROSSIMAZIONE

E' tutta la vita che mi perseguita il fantasma dell'approssimazione. Mi hanno dato dell'approssimativo in ogni modo. Non abbastanza precisa, non abbastanza puntuale. Non abbastanza ordinata, quadrata, corretta perfetta. Ruppi un'amicizia a cui tenevo moltissimo perchè questo mi disse "quanto sei approssimativa!". Come se il problema di vivere fosse essere precisi. Andiamo sull'etimo senza indugio: dal latino APROXIMARE, da PROXIMUS, superlativo di PROPE, vicino. Far vicino, appressare. E'addirittura superlativo rafforza l'avvicinamento. Il che si ricollega al principio di indeterminazione di Heisenberg secondo cui le leggi naturali non conducono a una completa determinazione di ciò che accade nel tempo e nello spazio. Ma potrò andarci vicinissimo. Approssimando appunto. Che sarà più efficace e vivo del perfezionamento. (Perfecto in latino è anche"deceduto") Approssimazione come oscillazione intorno a un nucleo inconoscibile. Approssimativamente, cioè nella tensione di avvicinarsi, che è quello che conta, avere intenzione di muoversi verso la cosa. Meno corsi di perfezionamento, più corsi di approssimazione.

domenica 20 novembre 2011

BESTIARIO ETIMOLOGICO

Per la nuova rubrica bestiario etimologico oggi rivogliamo la nostra splendida attenzione a un detto che sin da piccoli ci ha perseguitato per la sua invereconda bestialità.
La mia amica Martina qualche giorni fa mi dice:
"a caval donato non si guarda in bocca, fino a pochissimo tempo fa credevo fosse un nome proprio: a caval Donato non si guarda in bocca e non capivo chi cazzo fosse sto Donato"
Grazie al genio precoce della mia amica Martina ho potuto esplorare una nuova possibilità ermeneutica per il buon cavallo dai denti ignoti. E immaginavo Martina in giro per stalle con una smania incredibile di guardare in bocca ai cavalli chiedere al buon stalliere:
Come si chiama?
Gigi.
Ah, ok (Apre la bocca, che bei denti wow) E questo?
Rodolfo.
(Apre la bocca) Uh, che meraviglia di gengive!
Eh, sì, d'altronde ce li curo io i cavalli.
E quello là?
Ah, no no, quello si chiama Donato. A caval Donato non si guarda in bocca.
E la mia amica Martina in trauma totale.
QUESTA, amici miei, è la vera spiegazione del detto.
Quell'altra, quella ufficiale, per la quale, se ti donavano un cavallo non gli dovevi controllare i denti per vedere se era sano, perchè era donato e quindi andava bene comunque, è stata diffusa e sostenuta per generazioni da nonne tirchie che così potevano smerciare foulard di riciclo che puzzavano di canfora o carillon orrendi rubati al mercatino della parrocchia.
E noi zitti e perplessi, sedati da un detto fuorviante.

venerdì 18 novembre 2011

FROCIO

Ed eccoci finalmenta arrivati a una delle mie parole preferite: frocio. Frocio o frocia, come modernamente si è cominciato ad appellare una donna che ama un'altra donna. E' una parola che va ripulita dagli strascichi da pestaggio neofascista che si tira dietro. Come ogni termine che porta con sè un trauma va affrontata, sviscerata e depotenziata.
(E mi offre anche l'opportunità di inserire un'immagine osè maschile che mi è stata richiesta per pari condizioni)
E' una parola dalle origini dubbie perchè nasce nell'humus del dialetto, del parlato e non ce ne sono tracce scritte.
Prima pista etimologica: forse da feroci, come feroci erano i lanzichenecchi che invasero roma nel 1527 approfittando di corpi femminili e maschili senza discriminazione.
Seconda: la fontana delle "froge", le narici, dove, in antica Roma, si dice s'incontrassero gli omosessuali.
Terza: floscio, rotacizzato come spesso avviene nel romanesco che trasforma altra volta in artra vorta. Floscio perchè incapace di avere erezioni con donne e anche per via della sua mollezza di carattere.
Quarta e Quinta lo fanno derivare da "francais" o attraverso uno storpiamento romanesco di fronscè, oppure richiamandosi al tedesco frostch, ranocchio, così come frog in inglese è anche l'appellativo offensivo dei francesi.
Quanta disdicevole scandalosa ambiguità etimologica.

giovedì 17 novembre 2011

MONDO

Amo così tanto la parola mondo. Intanto perchè è solo un aggettivo. La definizione completa di mondo è LOCUS MUNDUS. Quello che noi pensiamo essere un sostantivo definisce solo una qualità del luogo.
Lo spazio di terra che è illuminato dal sole, Mundus deriva dal tema MAND, ornare. I pitagorici parlavano del mondo dove luogo in cui regnano ordine e bellezza. E poi in greco si dice kòsmos, bellezza, pulizia, ordine.
Insomma, le intenzioni almeno all'inizio erano buone. Poi c'è stata la mondanità. E ora la mondezza.

mercoledì 16 novembre 2011

SCOREGGIA

Qua siamo di fronte a un vero e proprio giallo etimologico. Nel senso che trovando scoreggia mi dice che è lo stesso di Correggìa, ovvero striscia di cuoio, staffile. Con aggiunta di s intensiva. Ma come, cosa c'entra la scoreggia con le striscie di cuoio? Che forse in Antico si passava a scudisciate il reo emissario di vento puzzolente e rumoroso? In fondo, Corriggere, in latino è raddrizzare. Si trovi allora Correggia per portare lumi su tal dubbio eolico. Scopriamo derivar da Corium, latino di cuoio. Che forse lo vento deretano sia punizione più dura di una staffilata sul dorso? Eh no, se ne trova poi il vero afflato, che fa derivare lo suono di quel vento che mandasi dalla parti di sotto ha comune il radicale greco korkoryge, ossia gorgoglìo di stomaco e con ogni possibilità è onomatopeico.
Lo Zambaldi tenta un ardito parallelo con lo staffile per via che il coreggione suonerebbe come lo schiocco della frusta. Insomma non ci si scoraggi, il giallo flatulente è presto risolto: scoreggia si chiama scoreggia perchè suona proprio come una scoreggia.

martedì 15 novembre 2011

CAPRICCIO

Voglia o idea che ha del fantastico o dell'irragionevole. Probabilmente da CAPRO, animale di bizzarra natura, di corto cervello, come cosa inattesa che balza al cervello, quasi salto di capra. E questo vale per i capricci che facciamo quando vogliamo qualcosa in modo subitaneo e imperioso.
DIVERSO è il capriccio come raccapriccio, quel tremore che scorre per le carni e fa arricciare i capelli per il freddo, per febbre o per orrore di chicchessia. Infatti l'origine di questo capriccio è nel verbo Caperare (con una forma CAPERITICUS), corrugare, increspare la fronte come le capre, oppure da CAPORICCI, arricciamento dei capelli per paura.
Suona comunque bene. Però un po' retrò.
Ricci, capricci. Capre e brividi.

lunedì 14 novembre 2011

FRETTA

dal latino FRICARE in participio passato FRICATUS; FRIC'TUS forma intensiva: FRICTARE, fregare, drusciare. Che poi si ritrova anche in francese frotter, fregare. Anche montare per esempio in cucina. E' la sollecitudine di sbrigare, fare o avere prontament echecchessìa. Che infatti la gattina frettolosa, cioè che si sfregava parecchio su tutti, ha avuto i micini. (Per di più ciechi). Quindi è bene non avere fretta, altrimenti si rimane incinti.

sabato 12 novembre 2011

MIGNOTTA

Mignotta, meretrice. Si può anche usare al maschile, mignottone, ma io lo trovo orrendo.
L'etimologico, siccome pudico, offre come delucidazioni sul termine mignotta una lieve e delicatissima origine francese: dice infatti che non può staccarsi dal verbo mignòter, carezzare e mignon, favorito. Mah. E risalendo la corrente di mignon, si trova la radice MAN-pensare onde il sanscrito manye, io conosco, desidero e con doppio carpiato, al latino mens, pensiero. Anche qui come vedete come la tradizione conferma l'indice di correlazione tra intelligenza femminile e grado d'impudicizia.
Comunque un'altra intepretazione più narrativa ricorda che una volta, quando si facevano figli come conigli, l'anagrafe per non lasciar spazio vuoto alla voce genitori, poneva una semplice annotazione di madre ignota, la cui lettura sintetica è appunto: m.ignotae.
Ai piccoli orfani si legava un pezzetto di stoffa che diceva filius m.ignotae, che i cittadini romani, principi della sintesi e dell'insulto, lessero fijo de na mignotta. Altri invece saltano la burocrazia e lo fanno derivare dal latino mihi ignota, a me ignota, perchè andare con una prostituta significa andare con una sconosciuta.
Infine la più bizzarra è la dicitura portoghese, minhota. Identica pronuncia ma derivante dagli abitanti della regione settentrionale del Minho, dove forse, dicevano i legionari, le donne erano disinvolte.

venerdì 11 novembre 2011

PECCATO

Peccare, in francese pecher, in spagnolo pecar proviene dal latino PECCARE, di ORIGINE ANCORA IGNOTA. E quindi peccaminoso, peccatore, peccatrice, sono parole figlie di madre ignota?
Cioè secoli e secoli a tormentarci per una parola senza chiara origine?
Tutta la cultura giudaico-cristiana basata addirittura su un principio che, di fatto, è di dubbia individuazione?
Si dice il peccato e non il peccatore ok, ma chi è che ha insinuato sta cazzata del peccato originale?
Chi ha introdotto il nome?

giovedì 10 novembre 2011

FEMMINA

Dal latino FOEMINA (scusate il dittongo in realtà non è proprio graficamente corretto, ma se semo capiti) che i sommi filologi riferiscono alla radice sanscrita DHA cangiata nel greco THA e nel latino FA che ha il senso di allattare. In sanscrito dha-yami, io succhio, (chi è che sta ridendo?) bevo, dha-ru, poppante, dhe-na, acqua potabile.
In greco thà-o, succhio il latte, puppo, thittos, mammelle (quelle tette di cui parlavo qui http://letimofuggente.blogspot.com/2011/10/tette.html). Infine, latino, fe-lare, succhiare (smettetela di ridere voi due, là in fondo!).
Altri invece, come il Georges, altro sommo, attribuisce l'origine di femmina a una radice latina in disuso FEO, simile alla greca PHYO, produco, la stessa di feto e quindi la stessa di fottere che trovate qui:
http://letimofuggente.blogspot.com/2011/10/fottere.html
Dal greco si risale al sanscrito BHU, essere, far essere, d'onde il participio BHAVAMANA, (FOEMINA, appunto).
Mina è un suffisso participiale. Oltre che una cantante.

Quindi foemina è un participio indicante colei che fa succhiare, (vi ho visto in fondo, smettetela o vi sbatto fuori dalla classe) che allatta. Oppure che fa essere, quindi che produce, che genera.

Quindi o comando (donna/domina) o allatto (femmina). Mai due minuti di pace.

mercoledì 9 novembre 2011

DELUDERE

dal latino DELUDERE, composto della particella intensiva DE di e LUDERE, prendersi gioco da LUDUS, giuoco e in senso figurato, inganno.
Ingannare altrui nell'aspettazione. La radice di riferimento è in LUDO, LUG-, LEG- = RUG-, REG-....saltellare!
A me quando deludo qualcuno tutto mi viene meno che da ridere. Eppure la parola affonda le radici nel gioco.
Più sensato e freddo è l'etimo di DISAPPOINT, che originariamente significava spogliare di un incarico, e nel linguaggio corrente si è intensificato arrivando a significare "fallire nel rispettare un impegno preso".
In ogni caso, orrendo verbo.

martedì 8 novembre 2011

DONNA

In francese dame, in spagnolo dona. Contratto da DOMINA, signora, così come "donno" da DOMINO, DOMINUS. Colui che domina, colui che tiene altri soggetti. La scelta di conservare DONNA e lasciare andare DONNO, in favore di UOMO, ha nominalmente condannato l'uomo a secoli di angherie domestiche. Così sembra. Però altri etimologi propendono per un'altra spiegazione che riferisce DOMINUS alla radice DA, legare, cui si riannoda anche DOMUS (casa, la cosa collegata). Una terza ipotesi invece riprende DOMENOS, che in greco è colui al quale è stato dato, cioè che possiede, dalla radice DO, dare, in deponenza.
In sintesi quindi la donna è qualcuno che domina, oppure qualcuno che lega oppure qualcuno che possiede.
Meglio la femmina. (Alla prossima puntata la femmina).

lunedì 7 novembre 2011

DISASTRO

dal latino barbaro DISASTRUM, composto di DIS, col senso di contrario, cattivo, maligno e ASTRUM, nel senso di ventura, scambiando la presunta causa con l'effetto. Infortunio, Sfortuna. Ecco un'altra delle parole che contiene un riferimento alle stelle come connesse alle umane gesta, insieme a considerare (vedi parola) e al meraviglioso desiderare.
Forse invece si riferisce alla sempre presente paura della caduta di un astro e qui in effetti si eviterebbe la confusione sulla causa e l'effetto. Comunque, come etimo, ha un suono musicale, simile a sgangherato, richiede una certa flessuosità nel
pronunciarlo.
Si invita a usarlo però con cautela, ricordando che:
1) la caduta di un astro è un evento ben tragico.
2) pochi disastri sono imprevedibili e non prevenibili almeno nei suoi effetti più nefasti. E che certi effetti non sono frutto di avversa sorte.
Perchè questa foto?
1) Perchè come al solito l'etimo è più seguito se corredato di foto sexy.
2) Perchè Carmen Electra come attrice è un disastro. (Peggio di un meteorite in centro a Manhattan)
3) Non lo so, oggi va così.

domenica 6 novembre 2011

SFOGARE


Diverse ipotesi:
chi pensa che, provenendo da FAUCI, voglia dire uscir dalle fauci, e sarebbe quindi legato a soffocare e affogare.
chi invece lo collega a FOGA. (Che se vedi la logica, FIGA/SFIGATO, FOGA/SFOGATO, i conti tornano)
oppure da FOCO, in tutti i casi preceduti da ex- o dis-.
Lo Zambaldi, (non chiedetemi chi sia), propende appunto per Sfocare, lasciare che passi la prima vampa di brace o carbone acceso e ne disperda il cattivo odore e il fumo.
E' accreditata però la tesi della FOGA (= Fuga) che porta al vero significato di dare libero corso.
Fòga è dialettale romagnolo di FUGA, FUGGIRE, dalla radice BHUG------piegarsi, curvarsi, evitare. Piaccia a tutti di sapere che il Bhu-gaga in sanscrito è colui che si piega a curva, il serpente.
Si noti anche che in inglese sneak out, che vuol dire uscire fuori furtivamente, è collegato, indovinate un po' alla radice di snake, serpente.

sabato 5 novembre 2011

NUOVA RUBRICA: SIMBIOSI

Incipio una rubrica del blog.
SIMBIOSI
accosto parole che non sono opposti e che hanno dei legami di parentela ma non sono ovvi.
tipo:
Depressione/Espressione
Quello che unisce questa coppia è una diversa dinamica della pressione. De-, particella intonsiva accentua il premere. Ex- invece spinge "fuori da".
Effetto/Affetto/Difetto
Ex+facere (intensivo)
A+facere (verso)
De+facere (cessazione)
Estetico/Anestestico/Estasi
dal tema di Aisthanomai = verbo greco che significa "percepire" (voce poi ripresa e introdotta dal tedesco Baumgarten che fondò la scienza "Estetica")
Ana + Aisthanomai = an privativo + aisthesis, percezione.
Si accolgono meditazioni su queste parole.

venerdì 4 novembre 2011

STRONZO

Ora, sull'etimologico, che è pudico, c'è stronzolo, pezzo di sterco, sodo e rotondo (mi piace questo apprezzamento quasi erotico dello stronzo). Latino barbaro: STRUNTIUS, STRUNDIUS, STRUNTUS, che confronta con il fiammingo stront, strunt, ordura. Antico tedesco STRUNZAN, tagliare, distaccare spezzando, onde anche il medio alto tedesco strunze, moncone, tronco, che nell'elegante bavarese strunzel è frammento. Che infatti in antico si ebbe pure Stronzàre, per tagliare. Che poi allora a tavola si dovrebbe dire, a regola e a ragionamento, mi passi uno stronzo di torta sacher? Oppure stronzami uno stronzo di pane!
Come nota a margine è interessante notare che stronzo in inglese più che come piece of shit è reso con asshole, ano, definendo quindi i diversi approcci all'insulto nelle due culture. L'una è il produttore, l'altro il prodotto. In inglese reca sempre con sè un sentimento di rabbia, se sei un asshole sei anche un pò cattivo. Invece se sei stronzo in italiano, non necessariamente sei cattivo. Puoi anche essere uno stronzo benevolo. Comunque colgo l'occasione per stronzare una lancia a favore degli stitici: anche voi un giorno capirete il valore degli stronzi.

giovedì 3 novembre 2011

RITARDO

Ritardo, tardi: dal latino TARDUS, si avvicina alla radice TAD che ha il senso secondo Grassmann di TARD: rompere. Sanscrito, thadi, battere, percuotere. Propriamente che va innanzi a suon di percosse.
Ritardo, con quel ri che suona così pesante. Infatti ogni tanto ci provo e dico "sto tardando" sperando che, senza il ri, la gente se ne accorga di meno.
Che se lo dici a sedici anni "sono in ritardo" sei precoce, se lo dici a trenta, vivi in città, se lo dici a ottanta possiamo capirlo.
Ho scoperto il bellissimo tardanza che è caduto in disuso, che sembra la danza di chi arriva in ritardo. (E a sto giro faccio la prima ballerina). Tardìvo, Tardigrado. meravigliosi.
Come a Roma c'è sempre a una cena qualcuno che dice che a Roma c'è questa cosa che ti dai un appuntamento con qualcuno ed entrambi sapete che arriverete con mezz'ora di ritardo. Ma non ci si dà appuntamento mezz'ora dopo perchè altrimenti ci sarà un'altra mezz'ra di carico. E così via.
Addirittura in inglese c'è questo inquietante doppio uso della parola late. Se qualcuno è late o è in ritardo o è defunto. Questo per dire quanto è importante il senso del tempo nel mondo anglosassone.
Il ritardo è una forma di ribellione.
Tardare, tagliare scadenze, ignorare la paura del ritardo ogni tanto mi serve per recuperare integrità.

mercoledì 2 novembre 2011

LETTERA

Lettera. Ciascun segno dell'alfabeto. Dal latino LITTERA e poi LITERA, che gli antichi trassero da LITUM, supino (al liceo era spontanea la sessualizzazione di parole come supino, deponente, copula. Ma credo sia un disturbo comune in adolescenza. Erotismo panico), dicevo, supino di LìNERE, incrostare, coprire, colorare, imbrattare, per due motivi: a tutti gli effetti le lettere coprono, macchiano i fogli. E' necessario sporcare il candore del foglio per formare parole, che costituiscono unità di senso, che combinate provocano il pensiero e il cuore. Persino il corpo.
Il secondo motivo è che il volgo che vide le prime lettere di Cadmo, percepiva solo qualche macchia, che in latino è LITùRA . (Così come chi vedeva i primi computer vedeva dei potenziali comodini).
Altra interpretazione fa derivare LITTERA = LICTERA dalla radice LIKH: graffiare, incidere, scrivere. Solito sanscrito: LIKHATI.
Chi scrive è quindi solo un imbrattacarte oppure un malefico graffiacervello?

martedì 1 novembre 2011

SPIRITO


il poetico spìrto, in francese esprit, in inglese spirit o sprite (loro lo spirito se lo bevono in lattina), in spagnolo espiritu, in portoghese espirito, in padovano spritz, (anche loro se lo bevono ma con gli amici la sera) = dal latino SPIRITUS, propriamente soffio, alito d'aria, da SPIRARE, soffiare.

Dall'idea di soffio che è leggiero, esprime qualunque sostanza incorporea come l'Anima, gli Angeli, i Demoni, i Folletti, l'Ombra di un Morto.

Se per noi spirito è qualcosa che soffia, che si muove nell'aria o ci attraversa, per i giapponesi per esempio è un'entità invece collocabile in diverse parti di noi, con diverse funzioni:

心 kokoro è il cuore-spirito

精神 seishin è la mente-spirito.

Meraviglioso è 魂 tamashii, kanji formato da -iu che significa dire e da oni che vuol dire demone che etimologicamente significa "ciò che è nascosto. Dunque tamashii, ovvero anima, spirito, vuol dire "dire ciò che è nascosto".

C'è comunque in molte lingue l'idea che lo spirito sia una specie di messaggero in incognito che dice o "soffia" cose che noi nascondiamo.