Straziami ma di baci saziami, dice il vecchio adagio cinese.
Oggi è morto il mio computer. Non si accende più e non vi posso neanche dire la tristezza che mi ha avvolto. Questo computer negli ultimi quattro anni ha saputo tutto di me. TUTTO. Tutto quello che ho scritto, tutti quelli con cui ho chattato, tutto quello che ho cancellato, lui ha conosciuto tutto. Tutte le migliaia di volte che ho visitato il profilo facebook di un tipo che mi piaceva, tutte le volte che ho controllato le statistiche del mio blog per vedere se crescevano come i grafici in borsa. Non mi ha mai giudicato, neanche se guardavo i filmini porno. E solo ieri parlavo con un amico di quanto fosse bella Milano in certi film e lui, che siccome è un vero intellettuale, ha detto "eh sì, bella Milano, che strazio". Oggi ripensavo a questo uso di strazio per definire un languore mortifero e dolce.
Ci sono due intepretazioni di STRAZIO. Una la fa derivare dal latino DISTRACTUS participio passato di DISTRAHERE, tirare in diverse parti, smembrare, squarciare. Altri pensano a STRAGES, grande uccisione.
DISTRAHERE contiene anche la parola distrazione, il mio più grande strazio. E' infatti lacerato il mio cervello e la mia anima smembrata dal continuo brusìo di stimoli della rete. Forse è questo il senso di questo lutto straziante che interrompe, forse per poco, lo strazio delle distrazioni.
Solo poteva avere la gentilezza di morire dopo avermi fatto consegnare un pezzo che invece ora devo riscrivere da capo sperando di ricordarmi qualcosa.
Comunque meglio così, ora scrivo dal laptop di mia madre che da quanto è lento è più frustrante che andare a prendere l'acqua alla fonte.
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