mercoledì 10 dicembre 2014

BOXE

Provo una palestra di boxe che mi hai indicato, davanti a casa, proprio due passi. Sia perché sono incazzata con te e ho bisogno di lasciare andare la rabbia, sia perché ho voglia di te e quindi sublimo con la boxe. Ho sempre il trauma di inizio corsi quindi avviso tutti, mando messaggi condividendo la mia paura, segnalo il mio ingresso. Ricordo le lacrime a sei anni iniziando basket. mai stata una bambina pronta per lo sport.

La palestra si chiama Ursus. E' dentro il cortile di un cortile. La porta di metallo si apre su una sala da film americano. L'unico dettaglio che nei film americani non si percepisce è l'incredibile odore di sudore, una coltre impenetrabile di testosterone quasi densa, da svenire. Fuori freddo, dentro sudato appiccicoso. Davanti a me, in mezzo a decine di uomini con casco e guantoni, due donne lottano. Due donne che forse fuori lavorano in ufficio, ma qua dentro si picchiano. Si picchiano davvero.

Il ragazzo mi dice prendi la borsa e vieni su. Andiamo su, mi guarda, mi dice: sei allenata? Hai fatto qualcosa? Io, sorridendo, ma, sì, yoga, pilates. Lui sogghigna e mi dice, ok, ogni tanto ti dirò di fermarti, tu fidati.

Sono l'unica donna oltre a un'altra, una napoletana bellissima che ha uno stile pazzesco. (che piaga sti napoletani bellissimi con uno stile). L'istruttore, piccolino, tracagnotto, ma con uno sguardo calmo e severo, ci fa fare un riscaldamento da guerrilla zapatista. Io però, fanculo, con il mio yoga pilates qualcosa ho racimolato nel corpo e riesco a far almeno la prima metà di riscaldamento: salto della corda, saltelli con le braccia che toccano sotto la gamba che si alza, piegamenti, barbis, che è una cosa massacrante cioè: il corpo scende a terra in una flessione e in un solo movimento si risolleva e tira su le mani sopra la testa e giù di nuovo. flessioni, flessioni che io -vergognandomi - faccio appoggiando le ginocchia.

Poi comincia a farci entrare nelle mosse. falsa guardia. scarica di pugni. mi accorgo di quanto sia simile all'adolescenza questa scarica di pugni nel vuoto. Quando hai quindici anni e ti alleni a "prendertela", a provare risentimento, ad abbaiare al vento. Che poi arriverà il momento di prendersela davvero con qualcuno. Dovevo scoprirlo a trent'anni che è naturale volerlo fare, voler tirare un cazzotto, un pugno.
E' chiaro, no?
Sono l'unica mancina. Sono donna, mancina e probabilmente la persona più incapace di difendersi a questo mondo. La boxe mi si addice, mi attrae, mi eccita.
Box, da cui deriva Boxe, ha tre etimologie diverse e vuol dire un milione di cose:
uno spazio cuboidale,
un cabinotto teatrale,
una trappola,
l'area di penalità,
la televisione,
la vagina,
la bara,
una tortura,
sospensorio per i genitali,
pesce mediterraneo,
cespuglio di bosso,
strumento musicale fatto in legno di bosso,
ma soprattutto, nel caso che ci interessa, deriva dal verbo boxen, to beat, colpire, battere, e box, a blow, un colpo. E' affine all'olandese boke, sempre blow, all'alto tedesco buc e ritrova echi nel greco antico PUXS, che poi con noi diventerà pugilato.

Imparo la guardia da mancina, il jab, il diretto, il gancio. Metto i guantoni e comincio a prendermela con una sacco. Jab, diretto, gancio. Forte, ma proprio forte, la forza parte nei piedi. Spalle strette come se stessi passando per un corridoio minuscolo, sfilare indietro la spalla mentre il braccio tira avanti il pugno. Mi guardo allo specchio e mi trovo molto convincente. Pugile narcisista. La bambina pugile, come una poetessa che amo.
Jab, diretto, gancio. Saltella, saltella avanti e indietro. Jab, diretto, gancio. Il sacco diventi tu, un'altra prima, tanti altri prima ancora, saltella, carica, jab, diretto, gancio. Entro nell'ipnosi dei pugni.
E' chiaro no?
Il sacco diventa:
mio padre che non c'è stato,
la danzaterapia,
lo yoga e il pilates - saltella, jab, diretto, gancio -
le sigarette ad aspettare alla finestra,
le attese,
i viaggi inutili,
gli obblighi,
la compiacenza,
il curriculum,
le esperienze formative,
gli errori,
il maestro di cui mi sono innamorata,
la mia lacunosa vita sessuale,
stare seduta tante ore di fronte a uno schermo,
facebook,
il capitalismo,
l'anticapitalismo,
gli incidenti stradali,
la depressione di mia madre,
l'acne,
tutte le frustrazioni neanche riconosciute,
tutto quello che non ho saputo o voluto fare i miei pugni lo battono e lo perdonano.
Sento il corpo riverberare come una campana, le ossa che oscillano ad ogni colpo, come se qualcuno, io stessa, mi stesse scuotendo per dirmi qualcosa. Quello stato di lieve istupidimento è uno dei regali più belli di questo strano anno.

Volevo ringraziarti, saresti molto orgogliosa di me con i guantoni a prendere a cazzotti un muro.
La napoletana in spogliatoio - uno spogliatoio quasi vuoto quello femminile, solo tre cappotti - mi dice che lo fa tre volte a settimana ma se potesse lo farebbe tutti i giorni. Si picchetta la testa con due dita, come fai tu, e dice: è  qui che mi serve, mi rilassa, è tutto qui.
Box, tante cose, tante cose, ne nomina molte, ne percuote altrettante.
Mi faccio l'abbonamento, sapete dove trovarmi.




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