lunedì 8 dicembre 2014

CORPO

Sei la terza donna di cui conosco il corpo. La mia guancia ha accarezzato la tua, lenta, come se volessimo tentare l'allunaggio di ogni cellula sulla pelle dell'altra. Ho baciato quell'osso, commovente, quello che sporge sul decolletè e crea una specie di fossa lunare. Ho sentito il calco del gluteo nella mia mano. I tuoi seni, di nuovo commoventi.
Io spesso non sento il mio corpo con un altro corpo. Mi fiondo sull'altro corpo girando manopole, provando sfregamenti, esercitandomi e credo che questo interferisca con tutto perchè è come se mi assentassi dall'altro per giocare al mio personale flipper. Chiamatela insicurezza ma io ancora non riesco a guardare proprio proprio l'altro negli occhi.
Ancora peggio se l'altro vuole toccare il mio corpo. Mi dico, ecco, adesso scappa, adesso vedrà il mostro. Mi posso sentire comodino, o iguana o paracarro, ma non un corpo, di certo non un corpo desiderabile. Davanti al tuo - che è un corpo da levare il sonno e la pace per quanto è bello e vivo - stabilisco un patto. Mi dico: ti prego non fare come al solito che stai nella testa e poi l'altro lo sente e tu non ti lasci mai andare e guardachebellosarebbefarelamoresetutilasciassiandare. Perchè io sono talmente spaventata e inconsapevole quando faccio l'amore che non riesco a sentire se l'altro è con me o no. Chiaro mi metto lì e con l'ostinazione di Indiana Jones ti faccio arrivare all'orgasmo, che tu sia uomo o donna, a costo di farmi rincorrere dagli indios, scappare da un tempio che sta per crollare o mangiare serpenti vivi. Mente allevata a conseguire risultati, come posso godermi tutto il resto se so che l'obiettivo è l'orgasmo. Poi c'è l'altra solita questione fastidiosa: io ho fatto il bis di corpo, non mi bastava un corpo solo ne ho dovuto aggiungere un altro sopra che mi pesa addosso. Tu hai un corpo che guizza via, hai centinaia di corse dentro, un tremolìo - adorabile - che è il riverbero di mille avventure. Il tuo corpo, fiducioso e addestrato, condiviso, distrutto e ricomposto. il mio corpo pesantepiombo, cosce chiuse e ridondanti, divani, fette al latte. Tu sei la vittoria della città di destra, ginnica, muscolare, che crede nell'educazione fisica e ha sani valori. Io sono la sconfitta della città di sinistra che ha confuso cultura con accumulo di dati e pensamenti e ha dimenticato il corpo.
Stamattina tu: ok, bellobellissimo, ma senzaimpegnograzieancoraciao
E mi lasci anche un appunto personale sul mio rapporto con il corpo: il solito, tipo guarda che sei bloccata. Grazie, gentile, prendo nota. 
Cammino per la città e mi ritrovo a risentire la tua pelle, la tua guancia, la tua pancia, il tuo ombelico rabdomante.
Ripenso ai nostri corpi scambiarsi informazioni. 
Ho provato a rallentare, a restare, a sentire. Questa volta pensavo di essere rimasta nel corpo, cristodiddio, quanti laboratori di teatro e propriocezione thailandese e yoga cibernetico devo ancora fare per ESSERE NEL MIO CORPO?
Tu, ieri sera, parlando con due dita ti picchietti la testa per dire "è tutto qui". Se la testa decide di correre maratone, il corpo lo fa, se la testa decide di fare mille flessioni, il corpo lo fa, se la testa decide il corpo fa. Io sono invece di quella parte di umanità che non riesce a non ascoltare le strane compulsioni del cuore e aspetta invano, come un regalo promesso, il giorno in cui davvero, sta minchiata di ascoltare il proprio cuore porterà risultati. Il mio cuore ha corso maratone e centometri, fatto contorsioni, ha fatto la verticale e il salto in lungo, ma non è mai riuscito a convincere il corpo a seguirlo, a fidarsi.
Aspetto ancora il giorno in cui tutto questo allenamento del cuore darà corpo: CORPO che deriva dal latino CORPUS, che i filologi approssimano all'armeno KERP, forma, immagine, dalla radice indogermanica KAR, fare, comporre.  Pare si colleghi anche il greco KRAINO, creare. Il corpo si fa quindi, non è qualcosa che capita. Non è destino ineluttabile. E' pratica, si fa il corpo. E' tutto ciò che si vede. E che ora, del tuo, non si vede più-


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