mercoledì 24 settembre 2014

NUOVA


Se io sono impasto di cellule che sono sempre state. Se io sono tutte le parole che ci diciamo da mille reincarnazioni. Se tutti i dolori che provo sono la registrazione cardiaca dello stesso dolore provato da tutti nel tempo. Come posso essere nuova? (Com'è nuovo il sole? come sono nuove le onde? Come rinnova l'aria?)

Me lo chiedo proprio oggi che voglio essere nuova.
Voglio non averti mai conosciuto.
Voglio essere nuova a te.
Voglio che tu mi sia nuova.
Voglio altro nuovo.


Nuovo ricorre in tutte le lingue romanze e oltre, in varie guise: il francese - fresco - neuf, lo spagnolo, morbido, nuevo, il rumeno, pudico, nou, l'aspro new, inglese (gniu, con una certa nasalizzazione arcigna), al tedesco elegantissimo neu (la cui pronuncia - noi - rinnova la parola nel dirla): tutte da novus, in uno stabile, solido, classico latino.
Ed è analogo al misterioso sanscrito: navas, nuovo, fresco giovane. E continua nel persiano nau (che sembra dire ora!) etcetc. Potremmo continuare con novitas, novello, novizio e trovare nuove novità di nuovo.
Solo dire nuovo o nuova mi sento più leggera, pulita come quando un gatto ti lecca. (che in realtà non mi sento pulità però la sferzata della lingua sembra portare via la patina di stanco e si srotola come la parola)
Si vuole congiunto allo stesso ceppo del sanscrito NU-NA-M. Che in alto tedesco diventa nu, in greco diventa ny e in latino, sorpresa: nunc. ORA.
E' per questo che nuova è una parola che non invecchia. Contiene un'istruzione di tempo: ora, adesso.

Non è nuovo ciò che era prima, non può esserlo. E' nuovo ciò che è ora.
Non è nuovo ciò che arriva dal futuro o dall'immaginazione.
Il nuovo è inventato solo ora. E è molto pratico, il nuovo.
Perciò ora che non ci sei, non sei nuova. Appartieni ai giorni non nuovi, che non sono i miei.
Ma ogni volta che tornerai sarai nuova.


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