lunedì 6 ottobre 2014

stanca












































quando mia madre era stanca non lo diceva a nessuno. Non era di quelle che va in giro a dire quanto sono stanca. Probabilmente non se ne accorgeva finchè non si addormentava e quindi non se ne accorgeva fino al risveglio e a quel punto era riposata e non aveva quindi motivo di accorgersi nè di comunicare uno stato di stanchezza. 

Per me era molto emozionante guardarla dormire. Se si addormentava davanti alla televisione - qualche volta con le braccia conserte -  la stavo a guardare, aveva un'aria così tranquilla da non sembrare davvero stanca, neanche quando dormiva. Da sempre, da allora, stare vicino alle persone che dormono mi riempie di emozione, le veglio, le proteggo, tutto si fa molto misterioso ma senza oscurità, come se diventassi la mamma di chi dorme. 
Io invece - che sono nata stanca - ho passato buona parte del mio tempo a nominare i modi del mio essere stanca e ho faticato a trovare il comune denominatore della stanchezza fino a quando ne ho trovato l'etimo. Sono stata stanca per eccesso di movimento e stanca per deficit da movimento. Sono stata stanca per essere stata troppo sola e stanca per essere stata con troppe persone. Mi sono stancata per aver atteso e per non aver avuto tempo di attesa. C'è la stanchezza - colossale, dichiarata - di una giornata che non voglio cominciare e la stanchezza - repressa, negletta - di una giornata che non voglio finire. Ho provato la stanchezza di troppe cose da apprendere e la stanchezza di non trovare stimoli che mi dessero senso. Mi sono stancata a cercare l'attenzione di una persona e a subirne troppa. ho sentito la stanchezza di tutta una vita in un pomeriggio. E comincio a sentire ora la lieve stanchezza di un pisolino pomeridiano che forse ho mancato alla materna. 
Tutto questo ha a che vedere con la parola che nasconde una specie di inganno di passi, una lieve sostituzione. deriva infatti dal latino STAGNARE, far rimanere fermo, stagnante. Che a sua volta deriva da STAGNUM, acqua ferma. Con STANCA è avvenuto il fenomeno della dislocazione della nasale, come se la n si fosse stancata di farsi spiaccicare dalla g e avesse preso il sopravvento e la g per il dispiace d'essere stata sopraffatta fosse diventata una c. Si presenta anche in francese questo ballettao dove stagno diventa étang. 
Acque ferme quindi. Ogni volta che qualcosa comincia a ripetersi e a non cambiare, a calcificare lo stesso stato, diventa stancante, spossa. Non è quindi la fatica ma la ripetizione della fatica, la noia, l'assenza di cambiamento, di ritmo che mi stanca. Ora per esempio che sto cercando una chiusa a questa voce, qualcosa che possa ravvivare il senso di quello che dico, ora mi sento stanca perchè forse sto ripetendo lo stesso brusio che mi ha condotto qui. ma c'è quella speranza, quella tensione che mi suggerisce che può esistere qualcosa, che si può ancora incuriosirsi dei piccoli tragitti della mente che seguo senza fatica, trovando nuova energia. la stanchezza è quindi acqua che stagna. il riposo è quindi acqua che scorre.  


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