Ah che palle. Oggi mi sono sentita chiedere se sono disponibile per un lavoro. Mi è venuto da piangere. E ho anche risposto male alla persona che pure non ha nessuna colpa. E' l'espressione che non sopporto. Disponibile, da disporre, cioè sincopato dal latino DISPONERE, composto della fottuta particella DIS-che indica separazione, distribuzione, e PONERE, porre.
Porre a suo proprio luogo, con un certo ordine, secondo un dato disegno o un fine voluto. Quindi DISPONIBILE che si può disporre, da poterne disporre.
Sono sempre stata considerata una disponibile e questa è una cosa che mi dà profondamente sui nervi. Prima no. Prima l'associazione istantanea era un viso sorridente, una pancia aperta, un gesto di apertura delle braccia. Invece disponibile non è un gesto, è un'attesa flessibile. E' aspettare di essere richiamati per un lavoro e quindi doversi tenere DISPONIBILI nel frattempo.
Prima di essere presi, caricati, spostati, di nuovo fatti sedere, di nuovo interrogati, di nuovo spremuti.
Più di ogni lusso, ogni casa, ogni viaggio, ogni vestito o trucco, vorrei il lusso di non dover essere disponibile.
Disponibile mi fa sentire come una puttana.
Come certe persone sono sensibili al nichel o al rame, io sono sensibile alle parole. Scatto come un toro che vede rosso o Sgarbi in televisione con il ciuffo. E domani dovrò anche chiedere scusa per la risposta aggressiva.
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